«Rootkit»

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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Che dite di occultatore?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Il contesto o la definizione, svp... :wink:
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Incarcato ha scritto:…la definizione, svp... :wink:
Questa.

Direi che occultatore rende bene il significato con cui il termine è oggi piú comunemente impiegato.
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

Sebbene, come Bruno Migliorini ci ha spiegato, da ogni verbo della prima coniugazione si possa sempre creare senza problema alcuno il nome dell'agente, ho la sensazione (non suffragata da nessuna indagine ancora) che a seconda del tipo di verbo, della storia del suo uso ecc., si senta l'agente più adatto a descrivere una persona o una cosa. O entrambi, certo. Ma c'è un criterio?
Si pensi, ad esempio, ad acceleratore ed evidenziatore, non penseremmo mai di associarli a una persona, direi. O al contrario, a diffamatore.
Analogamente, mi viene immediato associare occultatore (come sostantivo) a una persona, ma non a un oggetto. (In rete ci sono esempi di occultatore come aggettivo, in ambito scientifico.)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Riporto solo l’ultima frase, visto che lei possiede la GGIC (vol. III, 6.2, p. 494) e può leggere il resto:
Concludiamo che -tore è un unico suffisso con il tratto [umano] non specificato.
A ogni modo il passaggio dall’animato al non animato o viceversa mi sembra piuttosto agevole (ricordiamo che dall’aggettivo latino femminile pictrix [natura pictrix] si fece poi la pittrice). L’importante è l’azione compiuta; che la compia un essere umano o un oggetto è assai secondario, credo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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