«Remainder»

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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sfrutto l’occasione offerta qui per aprire questo filone. Nella nostra lista abbiamo: libro di magazzino, di giacenza; seconda scelta. Come dice Infarinato, basta il solo giacenza. Altre possibilità sono rimanenza (che è anche la traduzione letterale), eccedente, invenduto e, perché no, anche fine serie (forse meglio univerbato). E per la libreria che li vende si potrebbe pensare, ad esempio, a giacenzería/rimanenzería (abbiamo cartoleria, che non ci suona punto strano perché ci siamo avvezzi).

Ma mettiamo alla prova questi traducenti inserendoli in esempi reali in cui compare remainder (tratti dalla rete):

La giacenza/rimanenza è quel libro che esce di catalogo ma viene rimesso in scaffale da un libraio buono...

È noto che in una giacenzeria/rimanenzeria si trovano i volumi non più reperibili nelle librerie del circuito del nuovo perché dichiarati fuori catalogo.


Ma forse il pazzo purista sono io... :roll:

P.S. E chi ci lavora si potrebbe chiamare giacenzaio/rimanenzaio o giacenziere/rimanenziere oppure, siccome -ista appare nobilitante, giacenzista/rimanenzista.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Intervento di Federico »

Eppure non mi sembra tanto diffuso l'uso di remainder per indicare la libreria (il Treccani infatti le chiama librerie remainder), perciò si potrebbe semplicemente dire libreria di giacenze ecc.
Seconda scelta è l'unico di questi termini che mi sia capitato di vedere (stampigliato su uno di questi libri, che era della SE, se c'entra qualcosa). E ricordare che in alcuni casi mi era stato utile perché molto acconcio.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Certo, libreria di giacenze sta bene. Ma non vede come giacenzeria sia molto piú efficace (e si presti alla coniazione di derivati), inserendosi in una lunghissima serie di negozi (calzoleria, gelateria, latteria, libreria, macelleria, oreficeria, pasticceria, profumeria, salumeria, ecc.)? Se l’immagina se dovessimo chiamare la libreria ‘negozio di libri’ e il libraio ‘venditore di libri’? La lingua perderebbe efficacia, immediatezza, precisione, nerbo e vigore se dovesse sempre ricorrere a circonlocuzioni.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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