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Toponomastica e antroponimia
Inviato: mar, 13 mar 2007 16:38
di methao_donor
Spero sia la sezione giusta dove inserire questo filone.
Ebbene, il mio dubbio è presto detto.
Come vi comportate nell'usare i nomi stranieri di luoghi o persone?
Mi pare di osservare un'inversione di tendenza, che ha portato al sovrapporsi di due usi diversi. Mentre un tempo si adattavano questi nomi, oggi (e non solo in Italia, mi pare) si tende a conservare la forma originale.
Cosí abbiamo, ad esempio: Londra, Parigi, Praga, Germania; Gesù, Riccardo Cuor di leone (o Cuordileone?), Alessandro Mango ecc.
Mentre, per termini entrati nel gergo comune recentemente, si usa la forma originaria. Quindi a nessuno verrebbe in mente Giorgio Cespuglio (o Giorgio Bush). Allo stesso modo, s'inizia a conservare il nome originale delle varie personalità del passato. Ergo abbiamo Friedrich Nietzsche o Wolfgang Amadeus Mozart (rammento di aver letto, in testi più datati, Federico Nietzsche e Volfgango Mozart).
Cosa ne pensate in proposito? Ad esempio, meglio New York o Nuova York? (O altro).
La questione mi lascia un poco perplesso, e mi tocca da vicino pure per motivi strettamente personali. In quanto scrittore fantasy ho una gran mole di nomi (luoghi e persone, appunto) con cui non so esattamente come comportarmi.
Inviato: mar, 13 mar 2007 19:54
di Marco1971
Penso che coi nomi di persona e di luogo non ci sia nulla da fare: bisognava farlo subito e non aspettare diversi secoli. E per i nomi di persona è anche comprensibile rispettare la forma originaria; ma i toponimi, almeno quelli di Stati e di città importanti, si sarebbero dovuti adattare fin dall’inizio.
Inviato: mer, 14 mar 2007 20:01
di Federico
Personalmente credo che dei nomi stranieri si debba usare la traduzione qualora questa abbia una certa storia, perciò sicuramente Cartesio, Francesco Bacone, la regina Elisabetta e via dicendo.
Le traduzioni che siano passate attraverso il latino quando questo era lingua franca europea sono a mio parere inattaccabili; non si può dire altrettanto di Alberto Einstein e Leone Trotsky (e qui però si apre il capitolo probabilmente ancor piú spinoso della traslitterazione), che pure si trovano, ad esempio nei nomi delle vie; è sicuramente inaccettabile la traduzione forzata non solo del nome ma anche del cognome, come nel fascista (questo sí) Luigi Braccioforte.
Inviato: ven, 11 lug 2008 7:52
di Federico
Ne avevamo parlato già
qui (ampiamente), e l'argomento è poi riemerso
qui.
Non capisco una cosa: quasi nessuno ormai dice o scrive
Nuova York, ma
Nuova Delhi sembra riscuotere maggior apprezzamento. Questa differenza di trattamento è giustificata?
Inviato: ven, 11 lug 2008 11:49
di CarloB
Non capisco una cosa: quasi nessuno ormai dice o scrive Nuova York, ma Nuova Delhi sembra riscuotere maggior apprezzamento. Questa differenza di trattamento è giustificata?
Forse perché si percepisce che
Delhi è toponimo in lingua hindu (?) e il
New appiccicato dagli inglesi è ritenuto impunemente traducibile. Mentre
New York fu denominata così dagli inglesi negli anni '60 del Seicento, e tradurre il
New sembra una forzatura, la creazione di un ibrido mezzo inglese e mezzo italiano.
Da un punto di vista logico non ha molto senso, ma non sempre gli usi linguistici sono logici, mi pare.
Inviato: ven, 11 lug 2008 17:32
di Marco1971
Infatti, questi ibridi mi fanno accapponare la pelle: o si lascia la forma originale tutt’intera (New York), o s’adatta tutta in Nuova Iorca (cfr l’aggettivo e nome nuovaiorchese).
Inviato: ven, 11 lug 2008 19:13
di Decimo
Marco1971 ha scritto:(cfr l’aggettivo e nome nuovaiorchese).
E sul modello di
neozelandese (da Nuova Zelanda) potremmo fare
neoiorchese, che avrebbe il vantaggio di non allontanarsi troppo dall'attuale forma ibrida
newyorkese.
Inviato: sab, 12 lug 2008 16:42
di Carnby
Marco1971 ha scritto:Infatti, questi ibridi mi fanno accapponare la pelle: o si lascia la forma originale tutt’intera (New York), o s’adatta tutta in Nuova Iorca (cfr l’aggettivo e nome nuovaiorchese).
Nuova Eboraco?

Inviato: sab, 12 lug 2008 20:21
di Marco1971
Carnby ha scritto:Nuova Eboraco?

Il nostro Carnby naturalmente scherza.
Eboracum era il nome latino della città inglese di
York*, nome di tale opacità nel mondo d’oggi che ne diventa improponibile. E comunque s’è visto che i nomi propri sono ormai immodificabili, se non per anglomorfizzazione: presto
Roma diverrà
Rome e
Firenze si trasformerà in
Florence.

Scherzo anch’io? Sí e no...
*Capologuogo dello
Iorcascia.

Inviato: sab, 12 lug 2008 22:04
di Federico
CarloB ha scritto:Forse perché si percepisce che Delhi è toponimo in lingua hindu (?) e il New appiccicato dagli inglesi è ritenuto impunemente traducibile. Mentre New York fu denominata così dagli inglesi negli anni '60 del Seicento, e tradurre il New sembra una forzatura, la creazione di un ibrido mezzo inglese e mezzo italiano.
Da un punto di vista logico non ha molto senso, ma non sempre gli usi linguistici sono logici, mi pare.
Ha un suo senso se si considera che leggiamo
Delhi all'italiana (tanto varrebbe allora togliere quella
h, però), quando è –
credo – una traslitterazione inglese di un nome che si dovrebbe pronunciare [d̪ɪlːiː].
D'altronde a volte si incontra persino
Mexico City o
Cape Town, che non dovrebbero essere giustificati dall'uso locale (spero che usino la loro lingua), e si traducono agevolmente.
Inviato: dom, 13 lug 2008 2:21
di Marco1971
Per te intendo
ciò che osa la cicogna quando alzato
il volo dalla cuspide nebbiosa
rèmiga verso la Città del Capo. (Montale, Le Occasioni)
Inviato: dom, 13 lug 2008 11:08
di CarloB
Mexico City mi pare un'aberrazione ingiustificabile. E' come se chiamassimo
Londra Londres o
New York Nueva York.
Per
Cape Town il caso forse è un po' diverso, perché la città non fu fondata dagli indigeni, ma dagli europei, e dalla fine del Settecento fu sotto controllo inglese e venne in seguito popolata da immigranti anglofoni o divenuti tali (anche se con il tempo la popolazione nativa, credo principalmente xhosa, è diventata preponderante), quindi
Cape Town è un toponimo antico e proprio. O si traduce con
Città del Capo o si lascia com'è.
Vorrei però aggiungere (ripetendomi, temo) che come a me dà un po' fastidio vedere tradotto
Genova in
Gênes/Genua/Genoa (beh, quest'ultima traduzione in realtà non mi dispiace

) o
Venezia in
Venise/Venice/Venedig, allo stesso modo non mi preoccuperei troppo di tradurre i toponimi altrui. Dove esiste un uso consolidato teniamolo; dove si sta affermando o si è già affermato l'uso dell'originale (come per
New York o per l'appunto
Cape Town ) accettiamolo senza problemi.
Inviato: dom, 13 lug 2008 14:48
di Carnby
Marco1971 ha scritto:Penso che coi nomi di persona e di luogo non ci sia nulla da fare: bisognava farlo subito e non aspettare diversi secoli.
Da notare che i nomi dei sovrani (tranne quelli «esotici» come
Haakon) vengono sempre adattati. Ci sono strane eccezioni però, come Juan Carlos: forse «re Giancarlo» suona troppo «plebeo»?
CarloB ha scritto:Forse perché si percepisce che Delhi è toponimo in lingua hindu
Lingua
hindi semmai.
Hindu (in italiano
indù) è il sostantivo/aggettivo relativo alla religione induista.
CarloB ha scritto:Mentre New York fu denominata così dagli inglesi negli anni '60 del Seicento, e tradurre il New sembra una forzatura, la creazione di un ibrido mezzo inglese e mezzo italiano.
Infatti portoghesi e spagnoli dicono, rispettivamente,
Nova Iorque e
Nueva York. E sulla Wikipedia latina è spuntata una
Urbs Novum Eboracum... Generalmente le altre lingue non traducono.
Federico ha scritto:Ha un suo senso se si considera che leggiamo Delhi all'italiana (tanto varrebbe allora togliere quella h, però), quando è – credo – una traslitterazione inglese di un nome.
In hindi è
Dillii (la seconda
i è lunga) e in urdu
Dehli (non sono sicuro sulla lunghezza dell'ultima vocale). Riguardo al digramma
lh potrebbe trattarsi di un'antica traslitterazione inglese di «l» geminata o di una trascrizione approssimativa del nome urdu della città.
Invece
qui si sostiene un possibile incrocio di
Dillii con
Delphi.
CarloB ha scritto: Dove esiste un uso consolidato teniamolo; dove si sta affermando o si è già affermato l'uso dell'originale (come per New York o per l'appunto Cape Town ) accettiamolo senza problemi.
A me dà un po' fastidio
Göteborg, che in passato veniva spesso chimata
Gotemburgo, come fanno ancor oggi spagnoli e portoghesi (oggi si può trovare, raramente, anche
Gothenburg, all'inglese). La pronuncia italiana di
Göteborg è molto differente da quella locale, per cui sarebbe bene usare la parola italiana (tra l'altro simile alla forma inglese, che è sempre la più «cool»). Analoghe considerazioni potrebbero valere per
Bruxelles (da preferirsi
Brussel o
Brusselle) e Gent/Gand (da preferirsi
Ganda, dato che in questo caso non c'è coerenza e, a seconda dei casi, prevale la forma fiamminga o quella vallone).
Inviato: dom, 13 lug 2008 15:56
di Marco1971
Scusate, ma cos’è questa storia di Capetown? La mia Enciclopedia Universale Garzanti, alla voce Capetown, scrive:
nome inglese di –> Città del Capo.
Stiamo regredendo, cancellando i nomi italiani per sostituirli coi corrispondenti inglesi?
Inviato: dom, 13 lug 2008 17:00
di Carnby
Un po' come quando, al tempo della Prima guerra del Golfo, Madinat Al-Kuwait (o, semplicemente, Città di Kuwait) divenne Kuwait City.