"Continuity"
Moderatore: Cruscanti
"Continuity"
Ho appena scovato un inutile anglicismo usato nei mass-media (mezzi di comunicazione):
http://it.wikipedia.org/wiki/Continuity
http://it.wikipedia.org/wiki/Continuity
Forse è la procacity della Y a far «pensare miserabilmente» la gente, come dice Ladim? E allora si scriva contynuytà! 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
-
- Interventi: 341
- Iscritto in data: gio, 14 set 2006 23:04
- Località: Finlandia
Non vedo la necessità dei capitoli: si può applicare a qualunque trama, mi pare.
Ma evidentemente mi sono espresso male: intendevo solo dire che in italiano questo termine sembra essere usato solo in ambito fumettistico, come si ammette nell'incipit della voce: e nemmeno da tutti, perché dalla cronologia si vede che l'autore è un esperto di fumetti, ma un altro del settore in seguito si dichiara perplesso.
Ma evidentemente mi sono espresso male: intendevo solo dire che in italiano questo termine sembra essere usato solo in ambito fumettistico, come si ammette nell'incipit della voce: e nemmeno da tutti, perché dalla cronologia si vede che l'autore è un esperto di fumetti, ma un altro del settore in seguito si dichiara perplesso.
Ecco un caso, segnalatomi da Arianna, in cui s’è fatto a meno della sessissima Y: comorbidità (dal volume VIII del GRADIT):
comorbidità [1989; der. di morbidità con ¹co-, cfr. ingl. comorbidity] TS med., coesistenza, nello stesso soggetto[,] di due o piú patologie diverse: c. di asma e rinite / TS psic., comparsa simultanea di due o piú malattie, ad es. schizofrenia e abuso di farmaci o dipendenza da stupefacenti, o depressione e dipendenza da alcol, che può essere o non essere correlata a una comune eziologia.
Forse una certa «serietà» permane, in certi casi, nell’àmbito della medicina.
comorbidità [1989; der. di morbidità con ¹co-, cfr. ingl. comorbidity] TS med., coesistenza, nello stesso soggetto[,] di due o piú patologie diverse: c. di asma e rinite / TS psic., comparsa simultanea di due o piú malattie, ad es. schizofrenia e abuso di farmaci o dipendenza da stupefacenti, o depressione e dipendenza da alcol, che può essere o non essere correlata a una comune eziologia.
Forse una certa «serietà» permane, in certi casi, nell’àmbito della medicina.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
In che senso sarebbe un derivato di morbidità? In italiano morbido non significa associato alla malattia, mi sembra, perciò non sarebbe stato meglio comorbosità, o al massimo comorbità?
Per carità, niente di male negli adattamenti e nei calchi semantici, specie quando l'origine delle parole è comune, però abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno.
Per carità, niente di male negli adattamenti e nei calchi semantici, specie quando l'origine delle parole è comune, però abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno.
Infatti in questo caso è del tutto indolore, anche semanticamente, visto che risale al latino morbidus ‘ammalato, indisposto’. Non si deve certo incoraggiare questo tipo di derivati dall’inglese, ma non intaccano le strutture fondamentali, e pertanto tollero comorbidità.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Io non mi accanisco contro queste cosucce. C’è ben altro a cui pensare che alla terminologia della medicina e della psicologia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Freelancer
- Interventi: 1930
- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
- Freelancer
- Interventi: 1930
- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Ma morbido si è staccato dall'accezione semantica originaria del latino. Come è successo a digitale. Allora perché scagliarsi contro ques'ultimo nella sua riacquisita accezione semantica? Questo doppiopesismo mi risulta incomprensibile.Marco1971 ha scritto:Infatti in questo caso è del tutto indolore, anche semanticamente, visto che risale al latino morbidus ‘ammalato, indisposto’. Non si deve certo incoraggiare questo tipo di derivati dall’inglese, ma non intaccano le strutture fondamentali, e pertanto tollero comorbidità.

Digitalis significa ‘delle dimensioni di un dito’, non ‘numerico’ o ‘cifrale’, come in inglese. Occorrono precisazioni?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 2 ospiti