La usò, naturalmente, quel cultore della lingua che fu D’Annunzio (tre occorrenze nelle sue opere presenti nella LIZ[a]) – ricordo che, sempre seguendo il gusto dell’estetica che gli era proprio, adoperò anche i bellissimi zènito e azzimutto.Il Tommaseo-Bellini ha scritto:AREMME, e AREM e AREME (in un trad. vivente). [T.] S. m. Luogo dove il Sultano e i Turchi più ricchi tengono le loro donne. In Nahum profeta è una voce ebr. di suono sim. denotante il Palazzo e il Recinto per donne. Dalla radice Ar, Costruzione alta in gen. arab. e turc. [T.] Donna destinata all’aremme. – Le voluttà, Le noje, I raggiri dell’aremme.
2. Le donne rinchiuse. [T.] Il novello Sultano scioglie l’aremme; non ritiene che le madri dei principi. Poi lo rifà
Plur. [T.] Aremmi, e un trad. vivente: Aremi.
3. D’altri che di Turchi, dicesi fam., ha l’aremme, di Chi ha a’ suoi piaceri più donne, anco che non le tenga insieme, e non pensi a mantenerle.
Che faceva egli sul tappeto d’aremme ove la voluttà pareva regolata dal flauto di Amar? (Forse che sí, forse che no)
E gioisco e patisco di lei più misteriosamente che s’ella fosse nel mio letto ignuda o sopra i miei cuscini d’aremme seminuda. (Pagine del Libro segreto)
...ne li atrii de l’Arèmme mormoravano
sommesse le fontane,
de l’Atar-gul fuggivano per l’aria
via le fragranze arcane... (Primo vere)
In Rovani troviamo la forma aremi:
E come amava l’arte, così prediligeva la beltà femminile, nella stima della quale poteva sostenere la discussione con un intero corpo d’artisti accademici; e la giudicava anche di sotto alle dubbie apparenze del colpo d’occhio d’un trafficante di schiave, commissionario d’aremi; o come un mercante di puledre, estimatore infallibile d’incollature e terga e fianchi e popliti e garretti. (Cento anni)
Certo, lo so, oggi la filologia è di tutti, dal direttore di banca all’operatore ecologico, e si preferisce hàrem. Solo che, se si facesse vera filologia, allora bisognerebbe dire harèm.