«Sdarsi»

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CarloB
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«Sdarsi»

Intervento di CarloB »

Lola Ponce, co-vincitrice del Festival di Sanremo, secondo il cronista del "Quotidiano Nazionale-Resto del Carlino" si sdava, languida e sensuale. Cito a memoria e non ho visto, quindi non posso giudicare.
Ma sdarsi nei vocabolari in linea ha significati opposti: rinunciare a fare o smettere di fare, oppure impegnarsi a/nel. Il Garzanti in linea qualifica la prima accezione di regionale toscana e la seconda di non comune. Ma, a pensarci bene, è proprio quest'ultima che mi sembra più frequente. Sdarsi mi pare sia inteso come sinonimo di abbandonarsi, concedersi.
E allora?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Il Battaglia dà anche il senso di «lasciarsi andare a un comportamento biasimevole o volgare», con quest’esempio di Arbasino:

Teneva tra le sue checche leoni e leopardi addomesticati da bravissimi domatori, e li faceva arrivare di colpo già alle prime portate, e nessuno sapeva che fossero ammaestrati e si sdavano in terrori ridicoli.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
CarloB
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Ma è davvero regionale toscano? Forse del parlare colto? Nel vernacolo del contado fiorentino non m'è mai accaduto di sentirlo. Unus testis nullus testis, però....
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, Carlo, si usa prevalentemente nel senso di «perdersi d’animo, perdere interesse, scoraggiarsi».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Per completezza, ecco quel che ne dice Luciano Satta nel suo Parlando e scrivendo (Firenze, Sansoni, 1988, p. 228):
Sdare È un verbo toscano che non ha trovato buona accoglienza, anche se è accolto dai vocabolari. Gli scrittori, i toscani compresi, temono che non sia capito bene. L’uso prevalente è quello della forma intransitiva pronominale, in parole povere un falso riflessivo: mi sdo (o mi sdò; ma non c’è ragione di accentare), ti sdai, si sdà. Vale perdere interesse o applicazione, e anche scoraggiarsi: «Ho cominciato quel lavoro, ma poco dopo mi sono sdato». Talvolta, nel parlato, è usato come transitivo nel senso di deprimere, far cascare le braccia: «È un brav’uomo, ma mi sdà subito».
E poi, verbo toscano quanto si vuole, noi ricordiamo di averlo trovato soltanto, tra gli scrittori di oggi, nel lombardo Arbasino: «Tutta la sua disinvoltura, dal momento che lui comincia a andar giú pesante, si sdà in una paura femminile tradizionale di fronte a un attacco d’urto?». Qui il verbo acquista varie sfumature e coloriture, intorno a ridimensionarsi, ridursi, umiliarsi, aduggiarsi.
Forse non piace, di questo verbo, la troppo facile confezione con il prefisso sottrattivo s- (sottrattivo, ossia che in questo caso ha il valore di smettere di e simili). Ma verbi cosí fatti non mancano davvero e hanno qualche efficacia. Qui non si vuole raccomandare l’impiego di sdare, sdarsi, beninteso; ma solo affermare la sua naturalezza di struttura e di contenuto semantico. È vero che non ci siamo abituati; e di certo pochi sanno di altri verbi, che esistono a dispetto dei vocabolari che li tacciono (e in parecchi casi fanno bene a tacerli). Nei proverbi del Giusti, per esempio, si può trovare uno sgodere: «Chi ha goduto, sgoda». Ma è obbligatorio anche citare quel noto sgannare di Dante, per liberare dall’inganno, dall’apparenza.
L’articolo continua e si citano altri verbi: sdoppiar[si] (nelle corse automobilistiche, ecc.), sgommare (con s- intensiva), disudire e persino disessere! :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
CarloB
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Intervento di CarloB »

Molte grazie, caro Marco. Si impara sempre. Ma stando così le cose l'espressione che ho trovato nel "Carlino" risulta poco chiara.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

CarloB ha scritto:Molte grazie, caro Marco. Si impara sempre. Ma stando così le cose l'espressione che ho trovato nel "Carlino" risulta poco chiara.
Prego. :) A me sembra calzante la definizione che ho riportato del Battaglia nell’esempio del Carlino... :roll:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
CarloB
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Intervento di CarloB »

Sì, però l'articolo era elogiativo nei confronti della cantante e descriveva la seduttività della sua interpretazione. Per questo mi pareva che sdarsi potesse voler dire abbandonarsi, lasciarsi andare: ma con un effetto, appunto, seduttivo mal conciliabile con la volgarità. Bah, sfumature.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Allora è l’accezione 4 del GRADIT, e 2 del Devoto-Oli (da cui cito):

sdarsi² 2. Impegnarsi a fondo, mettercela tutta: ottimo lavoro, questa volta ti sei proprio sdato!

E sdarsi significa anche:

3. Profondersi, sciogliersi, effondersi (con la prep. in): s. in complimenti.

Verbo polisemicissimo! :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
CarloB
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Intervento di CarloB »

Bersaglio centrato. Propenderei leggermente per l'ultima accezione.
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