«Libreria»

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Dario Brancato
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Intervento di Dario Brancato »

Here we go again! Ecco un'altra "perla" del Corriere della Sera, che, riferendosi a un articolo del Telegraph sui libri indispensabili, con "libreria" (invece di "biblioteca") traduce l'inglese "library". Sono andato sul sito del quotidiano inglese per assicurarmi che non si parlasse di scaffali o altro, ma l'articolo non lascia spazio a dubbi: si tratta proprio di biblioteche. Vero è che in italiano "libreria" vale anche 'edificio o stanza di un’abitazione privata in cui sono raccolti i libri, biblioteca' (cito dal De Mauro), ma il termine è desueto. Che ne pensate?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Qui si tratta dell’accezione 2: «mobile a ripiani in cui si tengono i libri».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Dario Brancato
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Marco1971 ha scritto:Qui si tratta dell’accezione 2: «mobile a ripiani in cui si tengono i libri».
Secondo me l'articolo si riferisce alla biblioteca intesa come collezione di libri. Non le pare, Marco, che "libreria" sia un termine improprio o quantomeno una maldestra traduzione di "library"? Sarà forse che il mio orecchio, a furia di evitare i calchi semantici, sia diventato troppo suscettibile? :lol:
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Cosa avete messo su quello scaffale della libreria che mostrereste con orgoglio al vostro professore di italiano delle superiori, se vi piombasse in salotto?
Qui siamo nell’accezione 2. E si può dire benissimo, per metonimia, A casa ho una libreria fornitissima. Non so, però, se quest’uso sia di derivazione inglese. Ammetto di preferire comunque biblioteca nel senso dell’insieme dei libri posseduti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Vedo nel Treccani (ora di nuovo funzionante):
librerìa (ant. e region. librarìa) s. f. [der. di libro]. – 1. In genere, raccolta, deposito di libri. Il nome è stato esteso talvolta a indicare edifici destinati a conservare raccolte di libri, come, per es., la L. di San Marco, a Venezia. 2. Nelle case private, stanza adibita a conservare i libri (detta più com. biblioteca); anche, e più spesso, mobile a scaffali, talvolta fornito di vetri apribili o scorrevoli, destinato a contenere libri: una l. di legno, di metallo; una l. antica, moderna, a muro.
Il calco riguarderebbe il senso informatico:
5. Col sign. di biblioteca, e per calco dell’ingl. library, il termine è usato in informatica nelle espressioni l. di programmi, l. di sottoprogrammi, per indicare una raccolta di programmi o sottoprogrammi di cui dispone un centro di elaborazione dati (contenuti in supporti di vario genere, per lo più su nastri o dischi magnetici o in memorie ad accesso diretto, e in passato su schede o bande perforate) per uso dei diversi utenti, talora realizzati dagli utenti stessi; analogam., programmi di libreria, routine di libreria. Poco com., in questo sign., il termine più corretto biblioteca.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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