«Entrambi» / «gli» e «loro»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

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rossella messina
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«Entrambi» / «gli» e «loro»

Intervento di rossella messina »

Vorrei fare due domande veloci ai Cruscanti: 1) faccio la traduttrice di copioni di telefilm e quando trovo un "both" lo traduco istantaneamente in "entrambi" perché le due parole hanno più o meno la stessa lunghezza e contengono una labiale, quindi al momento del doppiaggio il movimento della bocca corrisponde. Ma in sala doppiaggio il mio "entrambi" viene quasi sempre trasformato in "tutt'e due". Credo che "entrambi" sia considerato un termine desueto e per questo mi venga bocciato. Non lo so. Io lo uso regolarmente anche quando parlo con gli amici... che ne pensate? 2) gli / loro: in frasi tipo: "ho detto una cosa a diverse persone", è ovviamente corretto dire "ho detto loro" e non "gli ho detto". Ma quanto è ammessa nel linguaggio parlato la seconda soluzione? In altri termini, la seconda soluzione è veramente un orrore sintattico o è tollerabile?
Thanks :D
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Entrambi mi sembra adoperabile anche nel parlato, anche se di registro un po’ piú sostenuto di tutti e due.

Gli per loro è ammissibilissimo nel parlato, anzi, è la forma non marcata: sonerebbe un po’ affettato, parlando, ho detto loro (o un po’ pomposo).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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rossella messina
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Intervento di rossella messina »

Grazie per la risposta, anche se è crollata una delle mie certezze fondamentali... correggevo sempre tutti su questo punto! :idea:
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

rossella messina ha scritto:Grazie per la risposta, anche se è crollata una delle mie certezze fondamentali...
Sull’impiego di gli al posto di loro può anche leggere questa scheda dell’Accademia della Crusca. :)
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Federico
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Intervento di Federico »

Il De Mauro lo considera fondamentale; che cosa dovremmo dire allora di ambedue (comune) o amendue?
Sono perplesso: ma non si può provare a chiedere direttamente a chi glielo cassa?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Gli è che il De Mauro dà queste marche d’uso fondendo uso scritto e uso parlato. Credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che, rispetto a tutti e due, entrambi e ambedue, nel parlato, sono avvertiti come piú scelti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Daniele
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Intervento di Daniele »

Marco1971 ha scritto: Gli per loro è ammissibilissimo nel parlato, anzi, è la forma non marcata: sonerebbe un po’ affettato, parlando, ho detto loro (o un po’ pomposo).
Ehm, io sapevo che è ammissibilissimo anche nello scrivere, e mi pare che la scheda segnalata da Infarinato lo confermi…
Lei ritiene invece che nello scrivere sia meglio usare ho detto loro?
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Daniele
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Intervento di Daniele »

rossella messina ha scritto:Grazie per la risposta, anche se è crollata una delle mie certezze fondamentali... correggevo sempre tutti su questo punto! :idea:
Cara Rossella, cominci ad abituarsi… anche a me in questo foro hanno già fatto crollare più di una certezza fondamentale… :roll:
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Io ritengo che gli per loro sia o della lingua colloquiale o della lingua aulica, ma che negli scritti non letterari o poetici vada evitato.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Daniele dixit:
Cara Rossella, cominci ad abituarsi… anche a me in questo foro hanno già fatto crollare più di una certezza fondamentale…
Caro Daniele, se sono crollate è solo perché non erano ben salde... ora, alla luce delle sue nuove certezze, getti nuove fondazioni*! :wink:

*meglio di fondamenta come termine tecnico :mrgreen:
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto:Io ritengo che gli per loro sia o della lingua colloquiale o della lingua aulica, ma che negli scritti non letterari o poetici vada evitato.
Io invece consiglio di attenersi alla posizione dell'Accademia della Crusca. :)

Traggo la seguente citazione dal collegamento fornitoci da Infarinato (sottolineature mie):
Per riassumere, l’uso di gli in luogo di loro, a loro, a essi e a esse è da considerare senz’altro corretto (Ora vado dai tuoi amici e gli dico che la devono smettere di fare chiasso), tranne che, forse, nel caso di registri altamente formali (Il parroco espresse loro le sue più sentite condoglianze).
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Su questo punto io percepisco le cose come Francesco Sabatini (La Crusca risponde, Firenze, Le Lettere, 1995, pp. 17-18):
In conclusione, l’uso di gli plurale, storicamente legittimo e dominante nel parlato, non si può considerare vero errore, ma porta con sé una connotazione di colloquialità e semplicità; mentre l’uso di loro porta con sé una connotazione di ricercatezza. Non dobbiamo pretendere di unificare a tutti i costi, con un atto volontaristico, gli usi linguistici. Possono tranquillamente convivere forme alternative. Sempre che il parlante e scrivente sia consapevole della distinzione, mi sembra che una posizione ragionevole sia questa: gli è accettabile in molti testi di carattere informativo (giornalismo e settori affini) o piú liberamente creativi (narrativa, saggistica di tipo espressivo), non lo è piú nei testi di carattere formale, specialmente se tecnico-argomentativi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

...posizione di Sabatini che è anche quella di Serianni, se non m'inganno.
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, piú o meno. Cito (VII.36):
L’atono gli (gli dico = dico ad essi o ad esse) – largamente attestato in tutti i secoli di storia della nostra lingua – appartiene al registro familiare; il parlato formale e la massima parte dello scritto (tecnico-scientifico, letterario e in una certa misura anche giornalistico) preferiscono la forma loro (cfr. SERIANNI 1986: 57-58).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Penso che su questo punto potremmo incoraggiare l'evoluzione della lingua invece di adeguarci a un'inutile complicazione sintattica seppur tradizionale.
Continuo la citazione di Marco dalla Grammatica del Serianni:
Vero è che gli per il complemento di termine al plurale, oltre alla forza trainante dell'uso più spontaneo, ha dalla sua una maggiore coerenza col sistema degli altri pronomi atoni [tutti monosillabici e proclitici].
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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