«Habitat»

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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Va bene, lo so, prima di essere un anglicismo è un latinismo. Le parole latine, però, hanno con l’italiano un rapporto particolare, e si sono trasformate (non insisto, tutti sanno, ecc.).

Lo propongo qui: un àbita, degli àbita. (Abitato lo escludo, avendo esso un significato troppo comune.)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Io sui latinismi sono di parte, com'è noto. Però aggiungo che, essendo un termine tecnico usato anche in altre lingue (se non m'inganno), si potrebbe verificare il caso — penso puramente di scuola — che mettondolo alla porta entri dalla finestra. Io lo lascerei invariato.
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Federico
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Intervento di Federico »

Nel suo uso tecnico non dà fastidio; piuttosto bisogna evitare l'uso estensivo, quando basta semplicemente ambiente.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Incarcato ha scritto:Io lo lascerei invariato.
Riporto per l’ennesima volta questo brano del Migliorini (dicono che repetita iuvant ;)):
Concludiamo. L’influenza del latino sull’italiano è stata incalcolabilmente grande e indiscutibilmente benefica: il lessico ne è stato molto arricchito, senza che sia stata fatta se non per eccezione violenza al sistema morfologico e fonologico dell’italiano. Certo anche in avvenire (se la demagogia dei politicanti non arriverà a scrollarne le basi) l’influenza del latino continuerà ad agire, e sempre con nuovi benefìci. A una condizione tuttavia: che nell’accogliere i latinismi si segua il metodo nostro e non il metodo altrui. Le altre lingue europee, più alterate che l’italiano o strutturalmente diverse, quando hanno cominciato ad assumere termini latini li hanno presi sotto la forma originaria; e attraverso alcune lingue speciali parecchi di questi latinismi europei tendono a filtrare in italiano. Trascurando di assimilarli si può credere di rendere omaggio alla latinità, o di unirci a un omaggio europeo reso all’antica madre; ma per lo più non si fa che scrollare la struttura normale della lingua per una discutibile affettazione antiquaria.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Intervento di Federico »

Il metodo nostro prevede prima di tutto l'uso delle parole italiane esistenti.
Se il Garzanti scrive
s. m. invar. (biol.) l'insieme delle condizioni ambientali che permettono la vita e lo sviluppo di determinate specie vegetali e animali | (estens.) il complesso delle condizioni ambientali, delle strutture e dei servizi che caratterizzano un'area di insediamento umano | (fig.) ambiente congeniale all'indole, alle abitudini di qualcuno,
nell'uso estensivo e ancor piú in quello figurato è molto meglio ambiente; se si vuole si può usare la stessa parola anche per la prima accezione, mi pare:
Treccani in linea ha scritto:ambiènte s. m. [dal lat. ambiens -entis, part. pres. di ambire “andare intorno, circondare”, in origine usato come agg. riferito all'aria o ad altro fluido]. – 1. a. Spazio che circonda una cosa o una persona e in cui questa si muove o vive [...] 2. fig. Complesso di condizioni sociali, culturali e morali nel quale una persona si trova e sviluppa la propria personalità, o in cui, più genericam., si trova a vivere [...]
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

No, caro Federico, con «il metodo nostro» Migliorini qui si riferisce al (normale) adattamento dei latinismi (referendo e non referendum, ecc.).

Certo che ambiente va bene, ma lo dica ai biologi. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:No, caro Federico, con «il metodo nostro» Migliorini qui si riferisce al (normale) adattamento dei latinismi (referendo e non referendum, ecc.).
Infatti è una mia opinione, che non intendevo attribuire a Migliorini (o quantomeno non a quel passo).
Marco1971 ha scritto:Certo che ambiente va bene, ma lo dica ai biologi. ;)
Forse lo preferirebbero ad àbita; ma entrambi non hanno nessuna possibilità, quindi non importa quale dei due preferirebbero.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Mi vuole far credere che ambiente (dal latino ambientem) sia parola italiana e abita (dal latino habitat) invece no? :roll:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Mi vuole far credere che ambiente (dal latino ambientem) sia parola italiana e abita (dal latino habitat) invece no? :roll:
Semplicemente, non credo che questo sia il criterio piú importante; come ormai avrà capito preferisco sempre le risemantizzazioni e il "riciclo" delle parole già esistenti, perché mi sembra la via piú efficace, quando è possibile.
Se davvero si pensasse di tentare di convincere i biologi a sostituire habitat, penso che ambiente sarebbe una proposta migliore di abita; anch'io lo uso nel significato tecnico, e sono sempre sicuro di farmi capire e di non sorprendere troppo nessuno.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, ho capito che auspica il congelamento del lessico, a numero chiuso, per cosí dire. Personalmente, non ritengo che sia una filosofia feconda, ma è solo il mio punto di vista.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Sí, ho capito che auspica il congelamento del lessico, a numero chiuso, per cosí dire.
La risemantizzazione non mi sembra un congelamento; a ogni modo in questi anni dovrebbe aver visto che sostengo anche le nuove coniazioni; forse dandolo per scontato sono stato troppo brusco nel proporre ambiente e la mia concezione di metodo nostro, ma mi sembra inutile ribadire ogni volta le proprie posizioni.
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