"Al di là" e "aldilà"
Moderatore: Cruscanti
- Black Mamba
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- Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41
"Al di là" e "aldilà"
Leggendo la recensione di una neonata rivista digitale, sono rimasta piuttosto perplessa davanti a questa affermazione:
‘[...] una testata letteraria con la tripla A: agile, avida, aldilà di ciò che trovate in edicola’.
Credevo che la polirematica al di là fosse sinonimo di oltre (e, in funzione sostantivale, di oltretomba), mentre il sostantivo aldilà, nella forma univerbata, indicasse esclusivamente l'oltretomba, l’aldilà per l’appunto.
Non immaginavo quindi fosse contemplato (ammesso che lo sia) anche l’uso avverbiale della forma univerbata.
In caso contrario devo ritenere che l’autore della rivista, sull’onda dell’entusiasmo, la consideri tanto straordinaria da poterla definire una “cosa dell'altro mondo”!
‘[...] una testata letteraria con la tripla A: agile, avida, aldilà di ciò che trovate in edicola’.
Credevo che la polirematica al di là fosse sinonimo di oltre (e, in funzione sostantivale, di oltretomba), mentre il sostantivo aldilà, nella forma univerbata, indicasse esclusivamente l'oltretomba, l’aldilà per l’appunto.
Non immaginavo quindi fosse contemplato (ammesso che lo sia) anche l’uso avverbiale della forma univerbata.
In caso contrario devo ritenere che l’autore della rivista, sull’onda dell’entusiasmo, la consideri tanto straordinaria da poterla definire una “cosa dell'altro mondo”!
Hoc unum scio, me nihil scire.
Messo in chiaro che aldilà univerbato indica solo il supposto regno ultraterreno, l’unica grafia per ora ammessa è staccata (per quanto riguarda la locuzione preposizionale). E naturalmente non posso esimermi dal ricordare che si tratta d’un francesismo (au-delà de), mentre avevamo e abbiamo di là da (che ben resiste nella locuzione di là da venire).
Se non si vuole essere pressappochisti, la distinzione è questa. Poi, ovviamente, ognuno fa come vuole...
...di là da quella...
Se non si vuole essere pressappochisti, la distinzione è questa. Poi, ovviamente, ognuno fa come vuole...
...di là da quella...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Black Mamba
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Se ho capito bene, qui lei si sta riferendo alla locuzione preposizionale. Mi piacerebbe sapere (non ho sottomano i sacri testi ) da dove ha desunto l'informazione che si tratta di un francesismo.Marco1971 ha scritto: E naturalmente non posso esimermi dal ricordare che si tratta d’un francesismo (au-delà de), mentre avevamo e abbiamo di là da (che ben resiste nella locuzione di là da venire).
Aggiungo, per completezza, che la locuzione al di là è stata usata da scrittori attenti alla buona lingua come Manzoni e Leopardi.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Ho solo detto che è un francesismo (cioè in origine, ricalcato su au-delà de); non ne condanno affatto l’uso. Ho voluto ricordare che in italiano esiste di là da perché non cada nel dimenticatoio.
Una ricerca nella LIZ[a] rivela che la forma tradizionale è di là da (prima occorrenza, se non ho letto male, in Marco Polo: «...di là dal fiume...», e la Commedia dantesca ne abbonda). Al di là di sembra essere entrato in italiano nel Settecento: il primo esempio che ho trovato è in Goldoni: «...al di là del fiume...» (non mento, è proprio lo stesso esempio, con ‘fiume’ ). Siamo in pieno Secolo dei Lumi (Siècle des Lumières), in piena gallomania europea, e cosí non istupisce la comparsa di questa locuzione...
Una ricerca nella LIZ[a] rivela che la forma tradizionale è di là da (prima occorrenza, se non ho letto male, in Marco Polo: «...di là dal fiume...», e la Commedia dantesca ne abbonda). Al di là di sembra essere entrato in italiano nel Settecento: il primo esempio che ho trovato è in Goldoni: «...al di là del fiume...» (non mento, è proprio lo stesso esempio, con ‘fiume’ ). Siamo in pieno Secolo dei Lumi (Siècle des Lumières), in piena gallomania europea, e cosí non istupisce la comparsa di questa locuzione...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Certo, certo... la mia non era un'obiezione. Mi chiedevo se la sua era solo una ragionevole (e condivisibile) deduzione oppure se aveva tratto un'informazione puntuale da qualche testo.Marco1971 ha scritto:Ho solo detto che è un francesismo (cioè in origine, ricalcato su au-delà de); non ne condanno affatto l’uso. Ho voluto ricordare che in italiano esiste di là da perché non cada nel dimenticatoio.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Mi pare di rammentare d’averlo letto da qualche parte... Ma il Gabrielli dice solo «non piace ai puristi».
Il GRADIT dovrà retrodatare la locuzione: come ho detto, c’è già in Goldoni e il dizionario la data al 1908...
Il GRADIT dovrà retrodatare la locuzione: come ho detto, c’è già in Goldoni e il dizionario la data al 1908...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Anch’io ringrazio Federico e il buon Teo il quale, col suo intervento, ci ricorda che un’occhiata alla grammatica del Serianni non fa mai male.
Per comodità, riporto nuovamente le indicazioni del Castelvecchi (VIII.24) (ogni tanto è doveroso sottolineare che la grammatica del Serianni è un’opera eseguita a due mani in cui gli autori si sono suddivisi la compilazione dei capitoli [il capitolo in questione è, appunto, di Alberto Castelvecchi]): “al di là di è un costrutto […] recente, di origine francese («au delà de»)”.
Il Gabrielli è uno dei pochi autori che lo ricorda esplicitamente nei suoi dizionari.
Nel suo Dizionario linguistico moderno (IV ed.) s. v. di là da dice di al di là: “…è la traduzione del francese au delà de”.
Nel Gabrielli bivolume, s. v. là conferma, a proposito della locuzione: “…sa troppo di francese”.
Per comodità, riporto nuovamente le indicazioni del Castelvecchi (VIII.24) (ogni tanto è doveroso sottolineare che la grammatica del Serianni è un’opera eseguita a due mani in cui gli autori si sono suddivisi la compilazione dei capitoli [il capitolo in questione è, appunto, di Alberto Castelvecchi]): “al di là di è un costrutto […] recente, di origine francese («au delà de»)”.
Le devo dare un’amichevole tiratina d’orecchi (anzi, due).Marco1971 ha scritto:Mi pare di rammentare d’averlo letto da qualche parte... Ma il Gabrielli dice solo «non piace ai puristi».
Il Gabrielli è uno dei pochi autori che lo ricorda esplicitamente nei suoi dizionari.
Nel suo Dizionario linguistico moderno (IV ed.) s. v. di là da dice di al di là: “…è la traduzione del francese au delà de”.
Nel Gabrielli bivolume, s. v. là conferma, a proposito della locuzione: “…sa troppo di francese”.
La data riportata dal Gradit si riferisce esclusivamente all’attestazione della locuzione come variante di aldilà ‘oltretomba’: l’attestazione in Goldoni non è quindi significativa.Marco1971 ha scritto:Il GRADIT dovrà retrodatare la locuzione: come ho detto, c’è già in Goldoni e il dizionario la data al 1908...
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
È vero, ha ragione! Grazie della rettifica.bubu7 ha scritto:La data riportata dal Gradit si riferisce esclusivamente all’attestazione della locuzione come variante di aldilà ‘oltretomba’: l’attestazione in Goldoni non è quindi significativa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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