Ausiliare dei verbi meteorologici
Moderatore: Cruscanti
Benché gli esempi scarseggino, l’ausiliare avere coi verbi atmosferici non è cosí recente, e se i mèdia hanno certamente contribuito a rafforzarne l’impiego, quest’uso si riscontra fin dal Cinquecento. Ecco le citazioni.
...dandomi da mangiar di quel che avevano, ancor che fusse poco, perché dicevano che erano tre anni che non vi aveva piovuto... (Ramusio [1485-1557], Relazione di fra Marco da Nizza)
Tra tanto oggi gran mercé a Barra: che se lui non fusse, potrei giurare, che più di sette mesi sono, che non me ci ha piovuto. Ieri feci dir la messa di sant’Elia contra la siccità... (Bruno [1548-1600], Il candelaio)
Ieri avemmo gran pioggia e grandine, e questa mattina ancora ha piovuto, sicché il caldo è più soffribile. (Leopardi [1798-1837], Lettere)
Il giorno dopo, il cielo era interamente grigio; e, durante le ultime ore della notte, aveva piovuto. Il mare era verdastro verso la riva; e violaceo verso l’orizzonte. E io non vidi Virginia. (Tozzi [1883-1920], L’amore)
Oggi ha piovuto. Poi s’è fatto quasi sereno. Le signore che villeggiano nel mio podere si sono divertite a spazzare il piazzale. (Tozzi, Altre novelle)
Si noti che Leopardi adopra avere nelle Lettere, spesso di registro meno aulico rispetto ai suoi scritti propriamente artistici.
...dandomi da mangiar di quel che avevano, ancor che fusse poco, perché dicevano che erano tre anni che non vi aveva piovuto... (Ramusio [1485-1557], Relazione di fra Marco da Nizza)
Tra tanto oggi gran mercé a Barra: che se lui non fusse, potrei giurare, che più di sette mesi sono, che non me ci ha piovuto. Ieri feci dir la messa di sant’Elia contra la siccità... (Bruno [1548-1600], Il candelaio)
Ieri avemmo gran pioggia e grandine, e questa mattina ancora ha piovuto, sicché il caldo è più soffribile. (Leopardi [1798-1837], Lettere)
Il giorno dopo, il cielo era interamente grigio; e, durante le ultime ore della notte, aveva piovuto. Il mare era verdastro verso la riva; e violaceo verso l’orizzonte. E io non vidi Virginia. (Tozzi [1883-1920], L’amore)
Oggi ha piovuto. Poi s’è fatto quasi sereno. Le signore che villeggiano nel mio podere si sono divertite a spazzare il piazzale. (Tozzi, Altre novelle)
Si noti che Leopardi adopra avere nelle Lettere, spesso di registro meno aulico rispetto ai suoi scritti propriamente artistici.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Riporto quel che dice il DISC in rete alla voce "diluviare". Fa un esempio di durata del fenomeno atmosferico con "avere":
diluviare[di-lu-vià-re] v. (dilùvio ecc.)
• v.impers. (aus. essere o avere) [non.sogg-v] Piovere a scroscio, a dirotto: ha diluviato tutto il giorno
• v.intr. (aus. essere o avere) [sogg-v] fig. Succedersi in abbondanza SIN scrosciare
• sec. XIV
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
E il Gabrielli bivolume fa un esempio con preferenza per essere:
Tutto ieri è (o ha) diluviato.
Se le regole grammaticali fossero il prodotto di grammatici privi di conoscenza dei testi letterari, saremmo messi molto male; ma ardisco sperare che chi compila una grammatica non sia un neofito e sappia come procedere (in realtà c’è molta scopiazzatura, ma questo è un altro discorso).
Tutto ieri è (o ha) diluviato.
Se le regole grammaticali fossero il prodotto di grammatici privi di conoscenza dei testi letterari, saremmo messi molto male; ma ardisco sperare che chi compila una grammatica non sia un neofito e sappia come procedere (in realtà c’è molta scopiazzatura, ma questo è un altro discorso).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
È possibile che vi sia una concorrenza di cause. Oltre alla generale espansione dell’ausiliare vi può essere un’inconscia preferenza per avere quando l’azione è continuata. Certo, stiamo parlando di preferenze non di regole.Marco1971 ha scritto: Ma qui si parla di preferenza personale, non di regola. Io ho l’impressione che la gente questa distinzione non l’avverta, e che il prevalere di avere sia da ricercare nella generale espansione di quest’ausiliare ai danni di essere.
In conclusione dobbiamo riconoscere che l’esistenza di questa sfumatura di significato è stata sostenuta da importanti linguisti ed è riportata chiaramente da un importante vocabolario.
Al di là delle preferenze personali la nostra condanna non può che uscirne ridimensionata.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Sinché non sarà condotto uno studio serio che dimostri l’effettiva preponderanza di avere per sottolineare l’aspetto durativo, saremo costretti a ritenere impressionistica l’indicazione del Treccani (limitata a piovere, ripeto) e delle altre opere che la menzionano.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
A mio parere non si può liquidare come impressionistica un’indicazione riportata da una Grammatica di Bruno Migliorini (non possiamo dubitare della sensibilità linguistica dell’autore; in quanto agli studi seri, questi potrebbero essere pretesi anche sull’affermazione contraria
).
Anche il Rohlfs vi accenna nella sua Grammatica storica (1966; vol. III, p. 122):

Anche il Rohlfs vi accenna nella sua Grammatica storica (1966; vol. III, p. 122):
Per quanto mi riguarda, pur abbracciando il punto di vista della sostanziale indifferenza dei due ausiliari nell’uso moderno (ma si veda infra una distinzione riportata nel linguaggio della grammatica generativa), non mi sento di sottovalutare la posizione di linguisti così autorevoli.Coi verbi impersonali esprimenti fenomeni meteorologici l'uso toscano oscilla tra essere e avere, con prevalenza del primo. Si dice è piovuto, è grandinato, è nevicato se si pensa all’azione in sé, mentre se s’accentua la durata dell’azione si dice ha piovuto tutta la notte, ha nevicato due ore.
Citazione tratta da G. Salvi, L. Vanelli Grammatica essenziale di riferimento della lingua italiana, 1992 Le Monnier (p. 129).Con i verbi meteorologici la variante inaccusativa sottolinea il risultato:
(5) È piovuto molto
quella non inaccusativa l’evento:
(6) Ha piovuto per tre giorni
Ma esiste una tendenza ad usare avere anche in ess. come (5).
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Non ho mai messo in dubbio la sensibilità linguistica di Bruno Migliorini; quel che dico è che si esprime con cautela: «può dar luogo a sfumature», non «dà luogo a sfumature». Inoltre rimane l’incongruenza del Treccani, che distingue, come ho detto già due volte, solo per il verbo piovere e non per gli altri verbi meteorologici. Come si spiega questo fatto?
Nella grammatica di Massimo Birattari (Italiano, corso di sopravvivenza, Milano, Ponte alle Grazie, 2000, p. 171) scopro un’altra fantasia:
Since when? 
Ho cercato invano nella GGIC… Ma continuo, non si sa mai…
Nella grammatica di Massimo Birattari (Italiano, corso di sopravvivenza, Milano, Ponte alle Grazie, 2000, p. 171) scopro un’altra fantasia:
E fin qui nulla da dire, tutto giusto. La stranezza appare in quel che segue immediatamente, tra parentesi:Un classico caso di incertezza fra essere e avere con i verbi intransitivi è quello dei verbi impersonali «meteorologici»: piove, nevica, grandina, diluvia, pioviggina. Si dice è nevicato o ha nevicato? Sono corrette entrambe le forme. Alcuni sostengono che l’ausiliare essere è piú indicato quando si vuole indicare un’azione momentanea, e avere, invece, se l’azione si prolunga nel tempo (è la stessa distinzione che abbiamo visto in correre, dove però è obbligatoria): «Finalmente è nevicato» e «Stamattina ha nevicato per tre ore». C’è del vero in questa (sottile) distinzione, ma soprattutto bisogna considerare che nell’italiano contemporaneo si preferisce sempre piú avere. Dunque, siccome si dice e si scrive sempre piú spesso ha piovuto o ha nevicato, la scelta di essere (è piovuto, è nevicato) conferisce di per sé una certa raffinatezza all’espressione.
(Anche alcuni verbi meteorologici vogliono solo avere: per esempio tuonare e lampeggiare, che fanno solo ha tuonato e ha lampeggiato.)


Ho cercato invano nella GGIC… Ma continuo, non si sa mai…

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Condivido completamente codesta cautela. Quello che mi fa piacere è l’aver scoperto insieme a lei che, almeno un grande linguista, non consideri la distinzione completamente campata in aria.Marco1971 ha scritto: Non ho mai messo in dubbio la sensibilità linguistica di Bruno Migliorini; quel che dico è che si esprime con cautela: «può dar luogo a sfumature», non «dà luogo a sfumature».

È normale che vi siano delle imperfezioni in opere di questa mole (non parlerei di incongruenze). In questo caso, la presenza di una nota ha molto più valore della sua assenza in verbi analoghi. Nel caso specifico di grandinare, la normale durata limitata di questa forma meteorica impedisce di attribuire alla variabilità dell’ausiliare qualsiasi diversa sfumatura di significato.Marco1971 ha scritto:Inoltre rimane l’incongruenza del Treccani, che distingue, come ho detto già due volte, solo per il verbo piovere e non per gli altri verbi meteorologici. Come si spiega questo fatto?
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
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