«Sinistra radicale»

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Moderatore: Cruscanti

CarloB
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Intervento di CarloB »

bubu7 ha scritto:Gli appartenenti alla sinistra radicale e coloro che continuerebbero le idee del radicalismo (gli appartenenti al Partito radicale) fanno riferimento ad accezioni diverse del termine.
Certo. Ma la seconda era un'accezione consolidata e chiara e la prima un'accezione nuova, d'importazione e fomite di incertezza.
Inoltre il fatto che a radicale si contrapponga moderato non è senza significato e tutt'altro che pacifico. Moderato è aggettivo che soprattutto a sinistra non piace troppo. Nessun elettore di Veltroni si definisce in prima battuta di sinistra moderata: si definisce di sinistra senz'aggettivi o di centrosinistra. Moderato presso una parte dell'elettorato tradizionale di sinistra aveva un significato non positivo. E' Casini, non Veltroni, l'uomo politico che in campagna elettorale (e non solo) ha fatto frequente ed esplicito appello ai moderati.
Per questo vedo come un successo dell'estrema l'aver impunemente adottato l'etichetta di sinistra radicale imponendola come la denominazione corrente e accettata. E' un successo politico, prima che linguistico. (Mi riferisco alla sinistra radicale perché pesa politicamente di più. La stessa considerazione faccio a proposito della destra radicale).
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Federico
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Intervento di Federico »

bartolo ha scritto:ora l'"estrema" indica l'"extraparlamentarismo" tout court, quello magari che smargina nel grigio scuro dell'insorgenza illegale
Ora? Mi risulta che fosse cosí già nell'Ottocento, ai tempi della sinistra storica, quando i socialisti erano considerati sovversivi, anche se il biennio rosso era lontano.
CarloB
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Intervento di CarloB »

Beh, per la verità l'Estrema comprendeva a fine Ottocento radicali, repubblicani e socialisti assieme: tutti quelli che, pur dissentendo tra di loro, si collocavano alla sinistra della Sinistra (liberale) storica. Solo in seguito, con Giolitti, i radicali e anche i repubblicani finirono col diventare governativi ....
Per quanto riguarda l'extraparlamentarismo, questo vocabolo mi riporta alla giovinezza, negli anni '70, quando per l'appunto si distingueva tra la sinistra parlamentare e quella extraparlamentare: che in qualche caso era tale perché provava a entrare in Parlamento ma non ci riusciva per scarsezza di voti (Manifesto, Democrazia proletaria, Nuova sinistra unita: qualcuno li ricorda?), e in qualche caso lo era perché sdegnava il provarci.
Non ricordo però che all'epoca si parlasse di sinistra radicale (radicali erano i seguaci di Pannella e basta) e nemmeno, per la verità, di estrema: le categorie erano altre.
Ma questo forse evoca qualcosa solo ai miei coetanei della piazza, non so quanto numerosi. :?
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Ci riuscirono quelli di Lotta Continua, nel 1975, che costituirono liste comuni con il Pd'UP e con altre realtà "extraparlamentari". Presero poco più di mezzo milione di voti. Mi pare che qualcuno raggiunse gli Scranni. Quella di Lc fu una vera e propria "svolta".
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Federico
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Intervento di Federico »

CarloB ha scritto:Beh, per la verità l'Estrema comprendeva a fine Ottocento radicali, repubblicani e socialisti assieme: tutti quelli che, pur dissentendo tra di loro, si collocavano alla sinistra della Sinistra (liberale) storica. Solo in seguito, con Giolitti, i radicali e anche i repubblicani finirono col diventare governativi ....
E a quel punto, si parlava ancora di Estrema?
CarloB
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Intervento di CarloB »

Direi di no, perché l'estrema sinistra effettiva a quel punto era solo il Partito Socialista, che però, a quel che ricordo dagli antichi studi universitari, era chiamato semplicemente con il suo nome. Estrema implicava l'idea di assemblaggio di più partiti o gruppi. Naturalmente è possibile che gli avversari politici continuassero a connotare di estremismo, ad esempio, i repubblicani. Ma Giolitti la sapeva più lunga :lol:
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