«Surfare»
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«Surfare»
Nella sezione Domande ricorrenti del sito della Crusca si può leggere una risposta di Raffaella Setti sul verbo surfare. Vi si legge – citazione tratta dal Gergo telematico di Maurizio Codogno – che surfare è «sinonimo di navigare, usato però generalmente col significato di un’azione più leggera: insomma, se hai bisogno di cercare informazioni navighi, altrimenti surfi semplicemente».
Non discuto la difendibile, ma non del tutto convincente pertinenza della distinzione (in inglese to surf non ha per definizione questa sfumatura). Vorrei invece tornare sul problema dei «mezzi adattamenti»: surfare, in italiano, si pronuncia /ser'fare/; non ci sarebbe dunque alcun motivo (se non per quei soliti fatti psicolinguistici di prestigio, e via glissando, che l’uso massiccio spazzerebbe via in breve tempo) di non scrivere serfare, che annulla il fastidioso divario tra pronuncia e grafia. Ricordo che Ornella Castellani Pollidori suggeriva di scrivere cauboi.
Non discuto la difendibile, ma non del tutto convincente pertinenza della distinzione (in inglese to surf non ha per definizione questa sfumatura). Vorrei invece tornare sul problema dei «mezzi adattamenti»: surfare, in italiano, si pronuncia /ser'fare/; non ci sarebbe dunque alcun motivo (se non per quei soliti fatti psicolinguistici di prestigio, e via glissando, che l’uso massiccio spazzerebbe via in breve tempo) di non scrivere serfare, che annulla il fastidioso divario tra pronuncia e grafia. Ricordo che Ornella Castellani Pollidori suggeriva di scrivere cauboi.
Sono d'accordissimo con lei e per la lista credo sia una valida proposta "serfare".
Gli adattamenti sono un modo normalissimo per aggirare il problema delle parole nuove in determinati casi.
Temo, purtroppo, che sia proprio l'incongruenza pronuncia/grafia (che non piace a lei e a me) ad essere l'attrattiva per la maggioranza dei parlanti: è un modo per essere più vicini al modello dominante (l'inglese).
Gli adattamenti sono un modo normalissimo per aggirare il problema delle parole nuove in determinati casi.
Temo, purtroppo, che sia proprio l'incongruenza pronuncia/grafia (che non piace a lei e a me) ad essere l'attrattiva per la maggioranza dei parlanti: è un modo per essere più vicini al modello dominante (l'inglese).
C’è però un inconveniente: la pronuncia /sur'fare/, piú che alla navigazione (in acqua o in rete che sia), fa pensare a un composto con sur- (surgelare, surriscaldare, ecc.), prefisso indicante intensificazione, eccesso. Forse in portoghese può andare (non so se tal lingua abbia lo stesso prefisso, e ce lo dirà certamente Brazilian dude), ma in italiano, secondo me, starebbe maluccio.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Come controesempio posso citare surrogare (da sub- e rogare), dove il prefisso indica esattamente l'opposto di sur-, che è dal francese sur e a sua volta da supra.Marco1971 ha scritto:C’è però un inconveniente: la pronuncia /sur'fare/, piú che alla navigazione (in acqua o in rete che sia), fa pensare a un composto con sur- (surgelare, surriscaldare, ecc.), prefisso indicante intensificazione, eccesso.
Questo non cambia d’una virgola il fatto che /sur'fare/ possa essere avvertito come una variante di strafare. Il verbo surrogare, invece, che continua il latino subrogare, è un caso normale di assimilazione, né alcuno (che non sia filologo), adoprandolo, ne conosce e avverte ancora la composizione, camuffata, appunto, dall’assorbimento del nesso -br-.
Grazie a Brazilian dude per la risposta sul portoghese.
Grazie a Brazilian dude per la risposta sul portoghese.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ma appunto, si usa da tempo questo verbo, pronunciato /ser'fare/: chi mai si metterebbe a dire /sur'fare/?
Per me è un verbo da radiare da tutti i dizionari (insieme con migliaia d’altri forestierismi). Vedo che il DPD spagnolo, costatando l’uso sudamericano di tabla e tablista, raccomanda di «extender el uso de estas equivalencias españolas a todo el ámbito hispánico». Sarei anch’io a favore d’un tavola e tavolista in italiano.
Per me è un verbo da radiare da tutti i dizionari (insieme con migliaia d’altri forestierismi). Vedo che il DPD spagnolo, costatando l’uso sudamericano di tabla e tablista, raccomanda di «extender el uso de estas equivalencias españolas a todo el ámbito hispánico». Sarei anch’io a favore d’un tavola e tavolista in italiano.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Guardate: tavolista è registrato (non che importi) in GRADIT e Battaglia: «Chi pratica lo sport della tavola a vela a livello agonistico o come passatempo».
Ovviamente ci si riferisce a ciò che va sotto lo strano nome di windsurf (o, italianamente, velopattino). Acquapattino o ondapattino non mi parrebbero impossibili...
Riguardo alla differenza tra navigare e surfare (in rete), francamente mi sembra un’arzigogolatura da linguisti che vogliono giustificare tutto: si naviga e basta, sia per informazioni, sia a caso.
Ovviamente ci si riferisce a ciò che va sotto lo strano nome di windsurf (o, italianamente, velopattino). Acquapattino o ondapattino non mi parrebbero impossibili...
Riguardo alla differenza tra navigare e surfare (in rete), francamente mi sembra un’arzigogolatura da linguisti che vogliono giustificare tutto: si naviga e basta, sia per informazioni, sia a caso.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Non conoscevo queste parole. Surfeador/surfista e surfear si usano molto in spagnolo.Marco1971 ha scritto:Vedo che il DPD spagnolo, costatando l’uso sudamericano di tabla e tablista, raccomanda di «extender el uso de estas equivalencias españolas a todo el ámbito hispánico».
Anch'io ho solo sentito navegar in questo senso in portoghese. Surfar mai. Ma non dico che non sia possibile.Marco1971 ha scritto:Riguardo alla differenza tra navigare e surfare (in rete), francamente mi sembra un’arzigogolatura da linguisti che vogliono giustificare tutto: si naviga e basta, sia per informazioni, sia a caso.
Mi sembra alquanto improbabile.Marco1971 ha scritto:Questo non cambia d’una virgola il fatto che /sur'fare/ possa essere avvertito come una variante di strafare.
Per l'uso informatico credo anch'io che non ce ne sia bisogno (ma volendo posso chiedere maggiori ragguagli all'ottimo Maurizio Codogno, che non è un linguista ma un matematico e si può dire un fondatore dell'internet italiano); non ho capito invece che cosa propone per l'altra accezione. Attualmente abbiamo per surf: acquaplano, tavola [da onda].
L'acquaplano sembra essere qualcosa di un po' differente dal surf:Federico ha scritto:Attualmente abbiamo per surf: acquaplano, tavola [da onda].
http://www.cicloone.it/acquapla.html
«Surf»
Fernando Picchi nel Grande Dizionario di Inglese della Hoepli propone un poco giustificabile «tavola da salto» (nel «surf»
i salti non sono certo la manovra principale!), https://dizionari.repubblica.it/Italian ... avola.html: giusto quindi parlare di «coraggio» come ha fatto Infarinato...
Però al momento è presente nella lista, assieme a «tavola da onda», che oltre che essere usata dagli appassionati (ma non dalla Federazione competente) quantomeno non consente confusioni con lo «skateboard» come la «tavola da salto». Su «tavola da salto» userei il corsivo del neologismo insomma.
surf (s.): tavola [da onda], tavola da salto
i salti non sono certo la manovra principale!), https://dizionari.repubblica.it/Italian ... avola.html: giusto quindi parlare di «coraggio» come ha fatto Infarinato...
Però al momento è presente nella lista, assieme a «tavola da onda», che oltre che essere usata dagli appassionati (ma non dalla Federazione competente) quantomeno non consente confusioni con lo «skateboard» come la «tavola da salto». Su «tavola da salto» userei il corsivo del neologismo insomma.
surf (s.): tavola [da onda], tavola da salto
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