Mi verrebbe in mente (chiave) forzacilindro per l’oggetto, e forzatura per l’azione... Non so se possano andar bene.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Secondo me, sí, va benissimo anche grimaldello e da esso si trae facilmente grimaldellatura per l’azione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Mi sembra che, fondata sull’accezione 1b di forzare («Aprire o cercare di aprire con la forza, usando una chiave falsa o non adatta o altro arnese, scassinare: f. una serratura, una cassaforte» [Treccani]), la mia proposta di forzacilindro sia calzante.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.