Sulla sovraestensione di ‘a’ rispetto a ‘in’

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Marco1971
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Sulla sovraestensione di ‘a’ rispetto a ‘in’

Intervento di Marco1971 »

Andare a studio? La risposta di Luca Serianni.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Censurata. :wink:
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
palandar
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Intervento di palandar »

Secondo il Serianni "è regionale anche l’uso di stare in luogo di essere" nella frase sto a studio.

Ma uno dei significati fondamentali di stare non è proprio trovarsi fisicamente in un luogo?
Stare a casa, a scuola, in ufficio, in studio. Non mi paiono usi regionali.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

palandar ha scritto:Ma uno dei significati fondamentali di stare non è proprio trovarsi fisicamente in un luogo?
Stare a casa, a scuola, in ufficio, in studio. Non mi paiono usi regionali.
Per me, in queste espressioni stare significa ‘restare, rimanere’ e non ‘essere, trovarsi’.

Sto a casa perché sono malato (= rimango).
Sono a/in casa in questo momento.

Stare per essere/trovarsi è generalmente dell’uso centro-meridionale (Toscana esclusa).

Avevo scritto di questo nelle vecchie stanze del foro della Crusca.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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