«Sto avendo», forse, ma «sto essendo»?

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

«Sto avendo», forse, ma «sto essendo»?

Intervento di Marco1971 »

Arrigo Castellani, in La Crusca risponde (Firenze, Le Lettere, 1995, p. 38) ha scritto:

Sta dormendo: a me viene piú spontaneo Dorme, e cosí per Sta pranzando direi piuttosto È a tavola. Ciò non toglie che stare + gerundio sia ben radicato e abbastanza antico nella nostra lingua. Se ne hanno attestazioni (di tipo uguale a quello moderno) già nella Vita del Cellini: stava passeggiando 10.2, In mentre che io stavo ragionando 33.6, istavo considerando 74.7-8, e stava continuamente guardando il duca con un malissimo occhio 153.36-37 (testo critico a cura d’Orazio Bacci, Firenze, Sansoni, 1901). Il primo lessicografo a registrarlo è Lorenzo Franciosini, fiorentino, nel suo Vocabolario italiano, e spagnolo, Roma, Ruffinelli, 1620 («star guardando», tradotto in ispagnolo come «estar mirando», p. 593a, «star ragionando o discorrendo a taula doppo hauer mangiato [estar sobre messa]» p. 592b. Ne consacra l’uso la terza Crusca (1691): «STARE. Co’ gerundi de’ verbi: Esprime l’azione segnificata dal verbo, di cui si trasse il gerundio, come Star leggendo, Star mangiando: signif. Leggere, mangiare» p. 1609a. Si tratta, credo, d’un ispanismo, non essendone noti esempi italiani anteriori al Cinquecento (intendo esempi realmente validi, ché il «La notti e la die sta plorando, / li soi grandezi remembrando» dell’Elegia giudeo-italiana, in cui sta conserva la sua individualità, è cosa diversa), e adoperandosi d’altra parte in ispagnolo il costrutto estar + gerundio con senso durativo fin dai primordi della lingua (Cantar de Mio Cid). Il centro d’irradiazione sembra essere stato il Mezzogiorno d’Italia (cfr. Rohlfs, Grammatica storica, §§ 720 e 740). E anche a Roma si dev’essere generalizzato prima che in Toscana. Attribuirei l’attuale tendenza a servirsene sempre di piú non tanto alla suggestione dell’inglese (che pure c’è) quanto alle correnti linguistiche meridionali e romana, e alla moderna predilezione per modelli unici e semplificati (l’aspetto durativo sia sempre e soltanto espresso mediante stare + gerundio). È magari inevitabile che sia cosí. Debbo dire però che l’ossimorico stare andando continua a farmi un certo effetto.

Ho notato la tendenza attuale a estendere questo costrutto a verbi con esso abitualmente non adoperati, come avere: Sto avendo difficoltà, ecc. (che a me richiama immancabilmente I’m having problems/difficulties). Nella LIZ[a] ne ho trovato un solo esempio, presso Pirandello (Liolà, atto 2):

E se tu aspetti che piòvano fichi! Lo vorresti sul serio da Dio? Poi dici che bestemmio! Vai, vai a domandare a Tuzza, da chi lo sta avendo lei, il figlio.

E passi pure Sto avendo. Ma che mi dite di Sto essendo (554 ricorrenze gugoliane nelle pagine in italiano)?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
bartolo
Interventi: 279
Iscritto in data: gio, 29 set 2005 17:04

Re: «Sto avendo», forse, ma «sto essendo»?

Intervento di bartolo »

Marco1971 ha scritto:Ma che mi dite di Sto essendo (554 ricorrenze gugoliane nelle pagine in italiano)?
Il comprensibilmente infastidito Castellani che parla di ossimoro per "stare andando", quale figura retorica dedicherebbe alla forma in oggetto? Forse «il tautologico "stare essendo"»?
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5212
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Re: «Sto avendo», forse, ma «sto essendo»?

Intervento di Infarinato »

bartolo ha scritto:Il comprensibilmente infastidito Castellani che parla di ossimoro per "stare andando", quale figura retorica dedicherebbe alla forma in oggetto? Forse «il tautologico "stare essendo"»?
E che dire di «sto stando»? :lol:
Avatara utente
bartolo
Interventi: 279
Iscritto in data: gio, 29 set 2005 17:04

Re: «Sto avendo», forse, ma «sto essendo»?

Intervento di bartolo »

Infarinato ha scritto:E che dire di «sto stando»? :lol:
Fantastico! La lingua come il diaframma della macchina fotografica...: l'uso di "tempi brevissimi" per fermare (sulla pellicola, sulla pagina) la fulminea velocità (dell'auto di Formula 1 in corsa, dell'attimo fuggente di un'esistenza) :lol:
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Dalla famosa rubrica del Corriere:
“Sto” e gerundio
Vorrei sapere se la forma fraseologico/aspettuale “sto” + gerundio” può essere usata con il verbo stare. Nella sostanza è possibile dire “sto stando zitto”?
Monica Felicetti

Grammaticalmente non è scorretta questa frase, stilisticamente è orrenda. E’ consigliabile perciò semplificare o aggirare l’ostacolo espressivo: “me ne sto zitto”, “sto rimanendo zitto”.
Aíta! :shock:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Mi rassicura un po’ la GGIC (vol. II, p. 132):
b) Restrizioni azionali
– Sono normalmente esclusi i verbi stativi, a meno che essi non siano impiegati in accezione non-stativa:

(5) Sta dormendo profondamente. (= verbo continuativo)
(6) *Sta possedendo un’automobile. (= stativo)
(7) Sta avendo notevole successo. (= non stativo, «sta ottenendo»)

La restrizione non sussiste in certi dialetti italiani, o in certi italiani regionali, come l’italiano parlato in Sardegna, dove si può avere: La settimana scorsa stava capendo tutto della matematica, ora non segue piú.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
bartolo
Interventi: 279
Iscritto in data: gio, 29 set 2005 17:04

Intervento di bartolo »

La settimana scorsa stava capendo tutto della matematica, ora non segue piú.
Chiedo scusa, Marco: capire in questo caso non è forse impiegato in senso non stativo? Se è così, perché si considera questa frase come una "deroga" alla regola restrittiva? Voglio dire, la proposizione in oggetto non è forse assimilabile all'altra citata, cioè «sta avendo un notevole successo»?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Come può il verbo capire essere usato in senso non-stativo? Nella frase con avere è dato il sinonimo ottenere; con quale verbo non-stativo potremmo sostituire stava capendo? :roll:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
bartolo
Interventi: 279
Iscritto in data: gio, 29 set 2005 17:04

Intervento di bartolo »

Marco1971 ha scritto:Come può il verbo capire essere usato in senso non-stativo? Nella frase con avere è dato il sinonimo ottenere; con quale verbo non-stativo potremmo sostituire stava capendo? :roll:
Capire, da capere, che è, tra l'altro, ottenere: non si può capire in fieri? Un po' scherzo, un po' no... Forse è il concetto di "statività" che non sto capendo bene...
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Il verbo capire è classificato «stativo non-permanente» dalla GGIC (vol. II, p. 30):

Esiste tuttavia una sottoclasse di verbi stativi, che chiameremo stativi «non-permanenti», che si caratterizza per la relativa precarietà della condizione da essi indicata: capire, aver tempo, esser lunedí, esser libero, aver sete, stare sulle spine, ecc. Tra le proprietà che distinguono questi ultimi verbi dagli altri stativi (detti «permanenti») c’è la compatibilità con gli avverbi temporali:

(50) Fra due giorni, non prima, avrò tempo di dedicarmi a te.
(51) Una settimana fa capivo tutto di Aldo; ora mi è diventato un mistero.

Si veda invece il diverso comportamento degli stativi permanenti:

(52) *Fra due giorni Marco proverrà da un antico casato.
(53) *Ernesto fa continuamente l’idraulico.


Il momento in cui io capisco qualcosa, come il proverbiale accendersi della lampadina, può essere fulmineo; ma da quel momento io continuo a capire, la mia comprensione di qualcosa diventa uno stato. Non a caso in inglese il verbo corrispondente to understand non ammette il Present Continuous (*I’m understanding [che diventa grammaticale se s’intende understanding come aggettivo: Sono comprensivo]).

In italiano però sembra che capire possa adoperarsi nella struttura con ‘stare’ + gerundio in certi casi, come nell’espressione Non ci sto capendo piú nulla, piú forte rispetto a Non ci capisco piú nulla. Ma generalmente mi pare che non si usi in questo costrutto (e quella frase riferita all’italiano sardo, io non la pronuncerei cosí).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
bartolo
Interventi: 279
Iscritto in data: gio, 29 set 2005 17:04

Intervento di bartolo »

Grazie, sto ruminando queste informazioni per capire bene... :D Forse comprendere potrebbe essere il sostitutivo... :?:
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:con quale verbo non-stativo potremmo sostituire stava capendo? :roll:
Non so, però quella frase l'intenderei come «stava cominciando a capire» (un po' alla volta, si avvicinava alla piena comprensione della matematica).
Che altro può significare?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Piú ci penso e piú mi convinco che star capendo s’impiega perlopiú in contesti negativi (dico in italiano soprarregionale): il già ricordato Non ci sto capendo piú nulla/niente e Ci sto capendo poco.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 9 ospiti