Assolvere

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Fausto Raso
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Assolvere

Intervento di Fausto Raso »

Il verbo assolvere è attestato come transitivo in tutti i vocabolari in mio possesso e in quelli in rete. L'unico che ammette l' "intransitività" è il De Mauro in linea che, addirittura, lo reputa di ALTO USO...

Comincio a dubitare...
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Il De Mauro, nell’accezione 4, dice «anche v.intr.: a. a un compito, a un pagamento». Ma considera il verbo assolvere generalmente transitivo. È comunque bene seguire la tradizione e assolvere un compito e un pagamento.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Gianluca
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Intervento di Gianluca »

In proposito, il mio libro di grammatica dice:

... Anche nell'uso delle preposizioni in dipendenza da verbi, il parlare quotidiano ha imposto costrutti spesso sconsigliabili; eccone alcuni esempi:
a) indugiare nel rispondere (costrutto consigliabile: indugiare a rispondere);
b) assolvere a un compito ( costrutto consigliabile: assolvere un compito);
c) trattenersi da qualcuno (costrutto consigliabile: trattenersi presso qualcuno);
d)derogare dalle norme (costrutto consigliabile: derogare alle norme);
e) persistere a negare (costrutto consigliabile: persistere nel negare).
Gianluca
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Intervento di Gianluca »

...noto però che anche «Lo Zingarelli 2009. Vocabolario della lingua italiana» considera ‘assolvere’ un verbo intransitivo.
B v. intr. (aus. avere) Adempiere: a. a un compito; tanto prestanti ... da poter a. a un incarico del genere (GADDA).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Noi difendiamo l’uso consigliabile. Gli sconsigliati si regolino a proprio beneplacito. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Gianluca ha scritto:In proposito, il mio libro di grammatica dice:

... Anche nell'uso delle preposizioni in dipendenza da verbi, il parlare quotidiano ha imposto costrutti spesso sconsigliabili; eccone alcuni esempi:
a) indugiare nel rispondere (costrutto consigliabile: indugiare a rispondere);
b) assolvere a un compito (costrutto consigliabile: assolvere un compito);
c) trattenersi da qualcuno (costrutto consigliabile: trattenersi presso qualcuno);
d) derogare dalle norme (costrutto consigliabile: derogare alle norme);
e) persistere a negare (costrutto consigliabile: persistere nel negare).
Donde trasse tai fole quella grammatica? A parte derogare da, che è inaccettabile, e assolvere a, che è sconsigliabile, le altre costruzioni sono correttissime! Non vale la mia parola? Ecco quella di ben altre autorità. ;)

Aspettatemi dunque! – esclamò l’avvocato Guglielmi, indugiando nel rimettersi il pastrano grigio da mezza stagione, e aperse la bussola, che dal caffè dava sotto il portico. (Oriani, Vortice, [1])

Ed egli s’indugiò nel considerare quei misteri della sostanza animale, intuiti vagamente. (D’Annunzio, Trionfo della morte, Libro 4, 7)

Ma il medico non gli dava retta: si tratteneva da lui pochi minuti, costernato di ben altro: del grave rischio che correva in quel momento la signora Filomena. (Pirandello, Il turno, Cap. 10)

Io non posso non ritornare a meravigliarmi, che pur il Sarsi voglia persistere a provarmi per via di testimonii quello ch’io posso ad ogn’ora veder per via d’esperienze. (Galilei, Il saggiatore, 45)

Tanto più lode ne riceveranno forse le mie ossa col tempo, poiché io con tale tristo disinganno innanzi agli occhi, ho pure sì ostinatamente persistito a far bene più assai che a far presto, non mi piegando a corteggiare mai altri che il vero. (Alfieri, Vita, Epoca 4, Cap. 19)

Non ostante l’indulgenza colla quale voi giudicate del Saggio su gli errori popolari, io sinceramente persisto a credere che il venderlo tal qual è in anima e in corpo, cioè anche per il nome, sia il migliore, e forse il solo uso che possa farsene. (Leopardi, Lettere, 757)

Non lo ripeterò mai abbastanza: non vi fidate di qualsiasi grammatica! Alcune sono buone, altre eccellenti (quella di Luca Serianni), ma molte sono fantascientifiche!
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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