Chiarimento

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

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fabiob10
Interventi: 3
Iscritto in data: sab, 27 giu 2009 18:48

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Intervento di fabiob10 »

Buongiorno a tutti, volevo esporvi una mia perplessità riguardante una frase detta al lavoro e per la quale è nata una piccola discussione.
La frase è questa: dato che lui non sa usare il pc, mi ha detto di scrivervi io.
Io sostengo che la frase sia scorretta in quanto il termine "io" non serve visto che è già presente "mi" quindi secondo me la frase corretta è: mi ha detto di scrivervi.
Una mia collega sostiene fortemente che la frase sia corretta perchè analizzandola grammaticalmente lei la traduce così: ha detto a me di scrivere io a voi per cui corretta.
Qualcuno per cortesia potrebbe toglierci ogni dubbio e dirci qual'è la forma corretta?
Grazie anticipatamente per la vostra cortesia.
Fabio
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Salve, Fabio, e benvenuto fra noi! :)

Il concetto di «correttezza» non è assoluto, e andrebbe sempre definito rispetto al contesto e al registro di lingua in cui ci troviamo a doverci esprimere.

La frase in esame è perfettamente comprensibile, ma presenta un’anomalia di logica grammaticale: un «io» sintatticamente slegato, che fa eco al «lui» della subordinata anteposta. Un enunciato di questo tipo è caratteristico della lingua parlata, e in tale contesto risulta accettabile.

Se invece si tratta di valutare la precisione grammaticale e il rispetto delle norme che regolano la lingua normale (cioè «canonica» o «classica»), allora possiamo dire che si tratta d’una sorta di anacoluto, ossia d’una rottura del previsto andamento sintattico. Una sintassi ineccepibile esigerebbe di riformulare cosí:

Dato che lui non sa usare il PC, ha chiesto a me di scrivervi.

Cosí siamo al riparo da qualsiasi critica. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

Posso permettermi di suggerire a fabiob 10, al quale do un caloroso benvenuto tra noi, di non apostrofare mai l'aggettivo "quale".
Si tratta, infatti, di un troncamento, non di un'elisione: qual è; qual vento, qual donna ecc. :wink:
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
fabiob10
Interventi: 3
Iscritto in data: sab, 27 giu 2009 18:48

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Intervento di fabiob10 »

Grazie per l'accoglienza!
Marco, posso quindi far presente alla mia collega che in forma scritta nella frase in questione, il pronome personale "io" è di troppo e non corretto?
Nella domanda, scrivo come dovrebbe essere secondo me la forma corretta ed è pressochè identica alla tua, con la differenza del "mi a detto" in forma scomposta (ha detto a me).
fabiob10
Interventi: 3
Iscritto in data: sab, 27 giu 2009 18:48

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Intervento di fabiob10 »

Grazie Fausto per l'ottimo suggerimento!! :)
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Re: Chiarimento

Intervento di Marco1971 »

fabiob10 ha scritto:Grazie per l'accoglienza!
Marco, posso quindi far presente alla mia collega che in forma scritta nella frase in questione, il pronome personale "io" è di troppo e non corretto?
Nella domanda, scrivo come dovrebbe essere secondo me la forma corretta ed è pressochè identica alla tua, con la differenza del "mi a detto" in forma scomposta (ha detto a me).
Prego. :)

Può dire alla sua collega che è una forma colloquiale, ammissibile quindi nel parlato poco sorvegliato ma non accettabile nello scritto (che non voglia imitare il parlato, come nei dialoghi di un romanzo, ecc.).

Mi pare preferibile ha chiesto a me, col pronome tonico, che fa da contrappeso al pronome forte lui. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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