Marco1971 ha scritto:Se due termini, originariamente distinti per significato, s’adoperano indifferentemente, non è lecito parlare di appiattimento espressivo o, se preferisce, semantico?
Certo, i due termini si adoperano oggi indifferentemente in alcuni contesti e in alcuni registri. Risulta inoltre in espansione il campo semantico di
utilizzare.
È un segno della vitalità di una lingua che vi siano modifiche dei campi semantici dei termini (con inevitabili sovrapposizioni). Alla fine si può arrivare alla sostituzione di un termine con l'altro che può finire nei termini disusati. È difficile immaginare una sostituzione istantanea di un termine con un altro...
Sempre su
utilizzare (preferisco focalizzare l'attenzione sul verbo piuttosto che sul derivato a suffisso zero...) possiamo aggiungere un'altra indicazione che ne motivi l'espansione: vediamo che il termine è costruito col suffisso –
izzare, suffisso oggi molto produttivo e che ha un'
aria europea che avrebbe incontrato i favori del Leopardi. Gaetano Berruto, in
Sociolinguistica dell'italiano contemporaneo (1987), lo definisce suffisso
internazionalizzante.
Sempre su
utilizzare, che fa storcere il naso ad
alcuni puristi, riporto la voce del
Vocabolario di parole e modi errati dell'Ugolini (dalla mia IV ediz. del 1880):
UTILIZZARE: il Tommaseo l'ha in uggia, fino a chiamarla inutile e barbara; ma è nella Crusca. Il Viani poi la conforta con un esempio del Magalotti, ed il Fanfani nel suo dizionario con uno del Minucci.