Sui nomi degli elementi chimici

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Polveracchio
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Sui nomi degli elementi chimici

Intervento di Polveracchio »

La creazione dell’elemento numero 117, avvenimento che risale a meno d’un mese fa, m’ha fatto ricordare un vecchio problema che sin dalla scuola secondaria ho sempre avuto coi nomi degli elementi, specialmente con quelli recenti, che vengono battezzati in onore di qualche scienziato famoso.
Indipendentemente dall’etimologia, credo che un oggetto come un elemento possa e debba disporre anche di un nome in italiano. Riporto una lista con tre voci per riga: la prima è il nome in inglese (lingua della IUPAC o UICPA); la seconda, il nome attualmente usato in italiano; la terza, la mia proposta.

• Krypton; cripto (o kripto o kripton); critto.
• Xenon; xeno o (xenon); seno.
• Einstenium (da Einstein); einstenio; eistenio.
• Rutherfordium (da Rutherford); rutherfordio; ruterfordio.
• Bohrium (da Bohr); bohrio; borio.
• Hassium (da Assia); hassio; assio.
• Darmstadtium (da Darmstadt); darmstadtio; darmastazio.
• Roentgenium (da Röntgen); roentgenio; roenghenio.
• Ununpentium (nome provvisiorio dell’elemento 115); ununpentio; unumpentio.

Riporto anche qualche felice caso d’italianizzazione completa: neo (neon), argo (argon), rado (radon), torio (thorium, da Thor), olmio (holmium, da Stoccolma, benché l’ossido di olmio venga spesso chiamato holmia e non olmia).

Nessuno s’è mai dato pena a sviscerare la questione, e molti elementi hanno già dei nomi italianizzati anche se in disuso, come nichelio (nichel) e berchelio (berkelio). Altri hanno nomi semiadattati, come il cripto; riconosco però che a non volerli accettare si dovrebbero respingere anche molibdeno, cadmio, tecnezio, afnio, dubnio, meitnerio e tungsteno, sostituendoli credo con moliddeno, cammio, tennezio, annio (?), dunnio, meinnerio e tunghestenio (?) (cosa che io, come chimico, sono disposto a fare, iniziando coll’inserirli nelle tavole periodiche che stampo per i miei allievi).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sono d’accordo con tutte le sue proposte d’italianizzazione, ma ho alcune riserve, che qui sotto espongo.

Seno per xeno può funzionare, a patto che si pronunci sèno con ‘e’ aperta, ovviamente, per non confonderlo col séno femminile.

Einsteinium: siccome bisogna tener conto della pronuncia, che è, se non erro, /ain'Stainjum/, proporrei allora astànio.

Per Rutherfordium preferirei una ‘d’, visto che il ‘th’ è sonoro e non sordo, quindi ruderfòrdio.

Roentgenium lo farei italianissimo in reghènio.

Se non vogliamo la variante antica tungisteno, allora perché non tusteno?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Polveracchio
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Intervento di Polveracchio »

Accolgo in pieno le sue riserve!

Seno, era infatti inteso dovesse leggersi colla “e” aperta.
Sull’einstenio ero in dubbio tra il preservare la grafia, che ne giustifica il simbolo (Es), o la pronuncia del nome originale; è un nome che in quattordici anni di attività legate alla chimica non ho mai sentito pronunciare da alcuno, e che nella mia mente ho sempre letto /ei'stɛnjo/. Non mancano comunque i simboli apparentemente estranei al nome: Cu (rame), K (potassio), Sb (antimonio), Hg (mercurio). Astànio mi pare veramente eccellente: ben s’amalgama con lantanio, germanio e titanio. Condivido anche le scelte di ruderfordio (anche se a questo punto si potrebbe considerare raderfordio) e di reghènio: io stesso non avrei ardito tanto!
Il tungisteno mette in luce (battutaccia…) il mio poco aver letto i testi antichi di chimica (quasi di alchimia, commento adesso, sfogliandoli!): ci avrei scommesso, che mi avrebbe insegnato qualcosa anche della mia disciplina!
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Gentile Polveracchio, mi gira la testa: un professore di chimica che sente la necessità di forme italiane! Mi par di sognare!

Ha ragione, volendo fare l’adattamento completo sarebbe proprio raderfordio.

Se solo tutti gli scienziati avessero questa preoccupazione...

Se anche lei mettesse queste italianizzazioni nei suoi materiali didattici, pensa che la comunità scientifica finirebbe con l’adottarle? (Mera domanda.)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Decimo
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Re: Sui nomi degli elementi chimici

Intervento di Decimo »

Anzitutto la ringrazio per l’ottimo contributo. La difesa della piú genuina fonotassi italiana è fatto encomiabile, ma ne prendo realisticamente le distanze. Bisogna riconoscere che la mancata assimilazione di gruppi consonantici «estranei», nel preciso caso di grecismi e latinismi (ma non solo) in àmbito tecnico, è una tendenza ormai normale dell’italiano contemporaneo —in passato le oscillazioni erano piú frequenti, come ad esempio in «ottalmia/oftalmia», caso affrontato dal Migliorini— e, a mio modesto avviso, una forma d’arricchimento.
(Vorrei infatti non dimenticassimo che, nel momento in cui i primi cultismi entrarono nell’uso, anche nessi consonantici come -bl- [e.g. in «problema»] o il piú «recente» -tl- [e.g. in «atleta»] non erano fonotatticamente puri).

Detto ciò, sono anch’io convinto della necessità di spingere verso la soluzione italiana, che oggi però si distingue solo per l’adattamento del morfema desinenziale. È ancor meno il caso di ricercare alternative (piú valide?) se la parola italiana è già nell’uso: si accettino —e s’impieghino!— senz’alcuna riserva cripto e xeno (con tanto di xenografema) in luogo delle varianti decisamente non italiane, ovvero kripton e xenon, gentilmente poste tra parentesi da Polveracchio.

Ringrazio Marco per aver corretto il refuso *«einstenio» in «einsteinio», e lo rassicuro anch’io della pronuncia di «sèno», poiché, come lui ben sa, non è dato che un recupero dòtto rizotonico abbia vocale accentata chiusa.

Veniamo ora ai nomi degli elementi «battezzati in onore» degli scienziati che alla fisica nucleare hanno dato il piú grande contributo. Si tratta di riconoscimenti espliciti, che non è possibile (né corretto) «nascondere» —se non addirittura «violentare»— in adattamenti tanto invasivi. (Ben altro discorso per hassio, sulla cui semplificazione grafica in assio sono piú che d’accordo.)
Ricordo inoltre che, prima di proporre gli adattamenti, è sempre bene passare dal DiPI, che riporta come dizioni (mi si perdoni la rozzezza delle trascrizioni, ma è voluta, per mostrare qual è l’adattamento «naturale»): «ainstàinio»; «raterfòrdio», con varianti accettabili «-der-» e «ru-»; e per Röntgen «rènghen» (da integrare quindi in un italianissimo «renghènio»).

(Nulla da eccepire sull’assimilazione grafica in unumpentio, l’unica soluzione foneticamente realistica, e non avendo il nome alcunché di celebrativo.)

Sono rimasti i nomi italianizzati caduti in disuso e i nomi «semiadattati»:
• il nichel —consoliamoci— ha una terminazione consonantica accettabile, mentre per berkelio si veda sopra;
• per i «semiadattati» tornano sempre utili le considerazioni del Canepàri (MaPI, § 5.1.1) e un buon confronto con le voci del DiPI, in cui sono riportate le assimilazioni tollerate (e.g. /tun'stEno/ per «tungsteno»).
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
Avatara utente
Decimo
Interventi: 434
Iscritto in data: ven, 18 ago 2006 13:45
Località: Modica

Re: Sui nomi degli elementi chimici

Intervento di Decimo »

…e magari verificare che siano registrate: tunstèno (oltre al già citato «tungistèno»), tunstato e túnstico sono nel Battaglia.

{Piccolo fuori tema per i piú curiosi: di «tecnezio» lo stesso dizionario riporta le varianti obsolete tecnèto —ch’è direttamente dal greco τεχνητός («artificiale»)— e tecnèsio.}
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
Avatara utente
Lorenzo Federici
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Re: Sui nomi degli elementi chimici

Intervento di Lorenzo Federici »

Del nihonium si parlò soltanto qui. L'adattamento più naturale è nionio /niɔ̍njo/, ma nipponio /nippɔ̍njo/ mi sembra preferibile, visto il rimando al Giappone che già abbiamo coll'aggettivo nipponico.

Già che ci sono faccio notare che il seaborgium mi suona bene in tre modi: saborgio /sabɔ̍rʤo/, siaborgio /sjabɔ̍rʤo/ e siborghio /sibɔ̍rgjo/. Seaborgio con ea ha praticamente la stessa struttura di mea culpa in quanto a sillabe ma mi sembra pesante come nome, farei la stessa assimilazione che c'è stata nel suddetto (o supproposto?) astanio da einste(i)nio.

Per il meitnerium proporrei mainerio, mannerio o, se si vuole preservare il nesso /tn/, matnerio.

Per tutti i vari -on dei gasi nobili (in spagnolo -ón, nonostante -o sarebbe stato più corretto chiaramente), si potrebbe usare il nostro -óne e avere oganessone e simili. L'elio comunque non si chiamerebbe elione e avremmo cose come senóne per sèno, ma sull'elemento n. 38 se ne sentono di tutt'i colori da anni e anni quindi non penso che sia un problema.
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