Buongiorno a tutti,
la parola «self-storage» designa un servizio – importato, manco a dirlo, dagli Stati Uniti – che consiste nell'affitto di locali per il deposito di merci in eccedenza all'interno di grandi edifici. È rivolto sia ai negozi che ai privati cittadini alle prese con autorimesse e sgabuzzini ingombri di scatoloni.
Qualcuno in Italia, cercando di proporre questo servizio anche qui, ha definito il «self-storage» come albergo delle merci.
«Deposito in affitto» sembra un po' lungo. Attendo le vostre proposte e vi ringrazio in anticipo.
«Self-storage»
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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Ecco la definizione del GRADIT (ho omesso le trascrizioni fonetiche, che sono errate):
self-storage s.m.inv. ES ingl. [2001 in “La Repubblica”; ingl. self-storage propr. “deposito personale”, pl. self-storages] spazio in affitto da utilizzare come magazzino personale dove tenere mobili, abiti, libri, ecc.
E allora perché non deposito/magazzino personale?
self-storage s.m.inv. ES ingl. [2001 in “La Repubblica”; ingl. self-storage propr. “deposito personale”, pl. self-storages] spazio in affitto da utilizzare come magazzino personale dove tenere mobili, abiti, libri, ecc.
E allora perché non deposito/magazzino personale?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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