[xTSC] «Meritare» per «convenire»
Moderatore: Dialettanti
[xTSC] «Meritare» per «convenire»
Talvolta nella bassa Toscana (ma l'ho sentito dire anche da fiorentini e senesi), si usa il verbo meritare al posto del più comune convenire, in frasi del tipo:
Il ristorante sarà affollato domani sera. Ci merita prenotare.
Per fare prima, ti merita passare di là.
Sapete se questo uso di meritare è locale, oppure ci sono attestazioni autorevoli a cui posso ricorrere quando mi ritrovo davanti a non-toscani con l'aria stranita?
Il ristorante sarà affollato domani sera. Ci merita prenotare.
Per fare prima, ti merita passare di là.
Sapete se questo uso di meritare è locale, oppure ci sono attestazioni autorevoli a cui posso ricorrere quando mi ritrovo davanti a non-toscani con l'aria stranita?
Per quanto ne so io, è prettamente toscano (ed è anche, come dice, del fiorentino). Ricordo d’averlo usato senza pensarci con una mia amica lombarda (Ti merita scendere qui [prima di mettere la macchina nella mia autorimessa]). E scese senza commenti.
Guarderò domani se trovo attestazioni letterarie a cui potrebbe rimandare gli straniti.
Guarderò domani se trovo attestazioni letterarie a cui potrebbe rimandare gli straniti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Non ho trovato esempi letterari di meritare per ‘convenire’. O ho cercato male, o si tratta d’uno slittamento semantico alquanto recente (novecentesco?).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Da noi, il verbo in questione, usato col significato di "convenire" è di uso comunissimo e lo usavano già i miei nonni, nati intorno al 1880.
Si usa anche per rispondere in senso negativo: - Domani si potrebbe andare tutti ad Anchiano alla sagra del baccalà...
- Sì, merita...
Quel "merita" sta esattamente per il contrario del suo significato originale come si usa spesso in Toscana: intende dire che a quella sagra c'è confusione, non c'è posto per le macchine, c'è da fare la coda e quindi non è sicuramente conveniente andarci.
È un "merita" , insomma, che si usa spesso anche in senso ironico, magari al posto di "figùrati".
Cordialità.
Si usa anche per rispondere in senso negativo: - Domani si potrebbe andare tutti ad Anchiano alla sagra del baccalà...
- Sì, merita...
Quel "merita" sta esattamente per il contrario del suo significato originale come si usa spesso in Toscana: intende dire che a quella sagra c'è confusione, non c'è posto per le macchine, c'è da fare la coda e quindi non è sicuramente conveniente andarci.
È un "merita" , insomma, che si usa spesso anche in senso ironico, magari al posto di "figùrati".
Cordialità.
...un pellegrino dagli occhi grifagni
il qual sorride a non so che Gentucca.
il qual sorride a non so che Gentucca.
Ho trovato qualcosa qui:
http://dizionari.corriere.it/dizionario ... pena.shtml
e non fa nemmeno accenno ai regionalismi.
Buona giornata a tutti.
http://dizionari.corriere.it/dizionario ... pena.shtml
e non fa nemmeno accenno ai regionalismi.
Buona giornata a tutti.
...un pellegrino dagli occhi grifagni
il qual sorride a non so che Gentucca.
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- Ferdinand Bardamu
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Re: [xTSC] «Meritare» per «convenire»
Un esempio di meritare in tal senso, adoperato nella lingua toscana rustica, si ode qui, al secondo 40, quando Pacciani dice: «Se uno l’avesse a un piede, merita tagliarselo per mandarla via d’intorno».
Re: [xTSC] «Meritare» per «convenire»
Il Pacciani era l'individuo che era, ma risultava - sotto l'aspetto linguistico - indubbiamente interessante come rappresentante delle varianti fiorentine rustiche che normalmente non compaiono nei "media" e si vanno, oggettivamente, perdendo. Anche perché - assai probabilmente - "ci marciava" mediante la costruzione (non del tutto inconsapevole) del proprio personaggio, più o meno accettabile.
Tuttavia, per ora almeno, l'impiego menzionato di merita, cioè ['mɛ:ɾiϑʌ], si riscontra a Firenze in tutti i parlanti (indipendentemente da differenze sociali o d'età) e posso dire d'ascoltarlo quotidianamente.
Intendo dire che, nella coscienza linguistica locale, non implica aspetto discriminativo tra "rustico" e "urbano" a differenza di altre numerose - e diffuse - caratteristiche della lingua parlata. Come, ad es., la scelta dei soggetti clitici. Se a Pontassieve, nel Mugello, ad es., un'espressione quale "gli è vero" può ancora essere percepita come "normale"/"accettabile", la stessa frase, ormai rarissima a Firenze (se non proveniente da un anziano a suo tempo inurbatosi o da un ultranovantenne cittadino), viene "normalmente" pronunciata - in fiorentino urbano - esclusivamente come "l'è vero" ecc. I contrasti sarebbero innumerevoli…
P.S. Ma, ormai, fuori città, i tratti più evidenti di rusticitas non vengono assunti dai giovani e tendono a essere evitati il più possibile anche da parte delle generazioni anziane.
Tuttavia, per ora almeno, l'impiego menzionato di merita, cioè ['mɛ:ɾiϑʌ], si riscontra a Firenze in tutti i parlanti (indipendentemente da differenze sociali o d'età) e posso dire d'ascoltarlo quotidianamente.
Intendo dire che, nella coscienza linguistica locale, non implica aspetto discriminativo tra "rustico" e "urbano" a differenza di altre numerose - e diffuse - caratteristiche della lingua parlata. Come, ad es., la scelta dei soggetti clitici. Se a Pontassieve, nel Mugello, ad es., un'espressione quale "gli è vero" può ancora essere percepita come "normale"/"accettabile", la stessa frase, ormai rarissima a Firenze (se non proveniente da un anziano a suo tempo inurbatosi o da un ultranovantenne cittadino), viene "normalmente" pronunciata - in fiorentino urbano - esclusivamente come "l'è vero" ecc. I contrasti sarebbero innumerevoli…
P.S. Ma, ormai, fuori città, i tratti più evidenti di rusticitas non vengono assunti dai giovani e tendono a essere evitati il più possibile anche da parte delle generazioni anziane.
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