«Àlacre » o «alàcre »

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

Moderatore: Cruscanti

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Decimo
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Intervento di Decimo »

...abbiamo delle divergenze circa la posizione della sillaba forte: a) in alcuni nomi sdruccioli che possono divenir piani. Es. pàlpebra e palpèbra, ìntegro e intégro, àlacre e alàcre, geòmetra e geomètra. Si noti che tutte queste voci hanno l'ultima sillaba cominciante per «occlusiva + r».
Un momento: geomètra, intrégro, palpèbra in italiano contemporaneo? A me non risulta: sono tutt’e tre varianti antiche (che il DOP esemplifica —ancora una volta— solo in poesia; geomètra va probabilmente considerato caso a parte, rispondendo ad accentazione greca). Il DiPI le fa precedere tutt’e tre dalla freccia doppia «↕», a rilevare forme «‹auliche›, cioè rappresentative perlopiú della lingua poetica o arcaica».
...tale tendenza [...] va forse spiegata, almeno originariamente, come un fatto «ipercorrettistico», sviluppatosi per reagire alla tendenza a porre l'accento sulla penultima anche in parole trisillabe dotte dove tale pronuncia sarebbe erronea.
Ecco il punto: D’Achille parla d’una «tendenza a porre l’accento sulla penultima sillaba» non ristretta al tipo occlusiva + l, r (altrimenti non avrebbero senso le ritrazioni ottocentesche [piú o meno canonizzate], da èsile a collàboro, a vàluto). A ogni modo, se l’autore fornisce esempi della tendenza originaria alla pronuncia piana, la prego di riportarceli, caro Bubu. :)
bubu7 ha scritto:…affermazioni categoriche sconfinano spesso nel ridicolo.
Io ritengo che senza esempi si possa solo strologare; il suo —di conseguenza— mi sembra un approccio non scientifico.
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Decimo ha scritto: Un momento: geomètra, intrégro, palpèbra in italiano contemporaneo? A me non risulta...
Neanche a me. Il mio intervento parlava di una ripresa moderna, con contemporanea...
Decimo ha scritto: Ecco il punto...
Guardi che la citazione riguardava la mia ipotesi di ipercorrettismo per la ritrazione di accento di edile...
Decimo ha scritto:... il suo —di conseguenza— mi sembra un approccio non scientifico.
Mi dispiace che abbia quest'impressione ma pazienza! cercherò di farmene una ragione... :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Decimo ha scritto:
...abbiamo delle divergenze circa la posizione della sillaba forte: a) in alcuni nomi sdruccioli che possono divenir piani. Es. pàlpebra e palpèbra, ìntegro e intégro, àlacre e alàcre, geòmetra e geomètra. Si noti che tutte queste voci hanno l'ultima sillaba cominciante per «occlusiva + r».
Un momento: geomètra, intrégro, palpèbra in italiano contemporaneo? A me non risulta: sono tutt’e tre varianti antiche (che il DOP esemplifica —ancora una volta— solo in poesia; geomètra va probabilmente considerato caso a parte, rispondendo ad accentazione greca). Il DiPI le fa precedere tutt’e tre dalla freccia doppia «↕», a rilevare forme «‹auliche›, cioè rappresentative perlopiú della lingua poetica o arcaica».
L'accentazione intégro/palpébra si ritrova nel ligure intrégu/parpéla.
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Decimo
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Intervento di Decimo »

bubu7 ha scritto:Il mio intervento parlava di una ripresa moderna…
Mi scusi, che cosa intende lei con moderno ǂ contemporaneo? Il testo da lei citato è del ’65, non dell’Ottocento. Le chiedo inoltre d’illustrarci —se proprio non vuole scomodarsi a ricopiare— il contesto in cui s’inserisce l’affermazione del Camilli: dove e quando «abbiamo delle divergenze circa la posizione della sillaba forte» nei nomi sdruccioli «che possono divenir piani»?
bubu7 ha scritto:Guardi che la citazione riguardava la mia ipotesi di ipercorrettismo per la ritrazione di accento di edile...
Eppure —a meno che lei non si decida a esser piú preciso nei prossimi interventi e a svelarci la coerenza nascosta della sua analisi—, il Camilli parla chiaro: «tutte» le «voci» sdrucciole di dizione incerta «hanno l’ultima sillaba cominciante per ‹occlusiva + r›». Sicché, a quale tendenza s’opporrebbe l’ipercorrettismo che ritrae l’accento in edile? Lei si è inoltre sottratto alla richiesta esplicita di riportare gli esempi addotti da Paolo D’Achille per sostenere la medesima tesi.
bubu7 ha scritto:Mi dispiace che abbia quest'impressione ma pazienza! cercherò di farmene una ragione... :)
Caro Bubu, non è un’impressione banalmente soggettiva (checché lasci intendere il mio giudizio monco della prima parte); e non ha neppure bisogno di «far[s]ene una ragione», poiché le ho già scritto —spero con sufficiente chiarezza— per quale motivo il suo approccio mi sembra non scientifico: lei parla di tendenze non esemplificate (né forse esemplificabili), e dunque, con ogni probabilità, storicamente insussistenti.
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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Intervento di bubu7 »

Decimo ha scritto: Caro Bubu, non è un’impressione banalmente soggettiva (checché lasci intendere il mio giudizio monco della prima parte); e non ha neppure bisogno di «far[s]ene una ragione»...
Caro Decimo, mi scuso se posso aver dato la sensazione di considerare la sua impressione banalmente soggettiva: sono sicuro che si tratta sì di un'impressione soggettiva ma, con tutta evidenza, seriamente motivata. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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Intervento di Decimo »

A conclusione delle mie posizioni, considererei i seguenti fattori: valuterei, anzitutto, l’immissione di cultismi sdruccioli nell’Ottocento (e nei decenni che immediatamente lo precedono) come possibile causa del prestigio della dizione parossitona, e, in secondo luogo, l’incidenza dell’analogia nelle prime ritrazioni (e.g., «èsile» dagli aggettivi in `-ile; «collàboro» —poniamo, come il DOP— da corròboro; e cosí via).

Tali agenti, combinati, avrebbero poi innescato l’effetto a catena, che —come interessante conseguenza, di là dalla mera metatesi tonica nelle parole di dubbia accentazione— ha forse prodotto un rapporto analogico a quattro termini del tipo «sostantivo : verbo = accentazione piana : accentazione sdrucciola» (e.g., mendíco/[io] méndico, valúta/[io] vàluto, vapóre/[io] evàporo, idèa/[io] ídeo, ecc.), il quale avrebbe bloccato la piú immediata analogia tra nome e verbo corradicali.

Questa ipotesi va chiaramente comprovata da un buon numero di dati, e —meglio— prima che verificata, falsificata. A voi l’onore di cominciare. :)
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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Intervento di Decimo »

Decimo ha scritto:[N]ella lingua «corrente» … la pronuncia piana [di alacre] è dovuta semplicemente all’attrazione di acre.
O ancor piú semplicemente all’attrazione dei restanti [invero pochi] vocaboli in -cre, tutti piani.
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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