Gli è preso

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Census
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Gli è preso

Intervento di Census »

Buongiorno.
Sapreste aiutarmi a capire se il verbo prendere usato intransitivamente come espressione di stupore nella locuzione "che mi/ti/gli/ci/vi prende" mantiene nei tempi composti l'ausiliare avere che ha negli altri casi, oppure solo in questo vuole più correttamente (?) l'ausiliare essere come detto nel Treccani:
Come intr. (aus. avere, anche essere nel sign. f):
7 b); pop., che ti prenda un accidente!; succedere: che ti prende?, che gli ha preso? (e più correttamente che gli è preso?), per esprimere stupore di fronte al comportamento strano, insolito di una persona.
Grazie.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sono ammessi entrambi gli ausiliari, ma sono col Treccani, mi sembra che ‘avere’ in questo caso suoni un po’ popolare.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Census
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Intervento di Census »

Grazie, Marco.
E, Treccani a parte, le risultano indicazioni di preferenza sull'ausiliare da usare con quest'espressione, che, mi pare di capire, è l'unica in cui sarebbe ammesso anche essere per il verbo prendere usato intransitivamente?
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sviluppo la domanda di Census: questa espressione è l'unica ad ammettere l'ausiliare essere, benché il verbo sia transitivo? E ancora: quale potrebbe essere la giustificazione di questa eccezione?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Si può dire che ci sono oscillazioni anche nelle indicazioni dei vocabolari: il DISC dà ambo gli ausiliari, il Devoto-Oli solo ‘essere’ (e cosí il GRADIT), il Garzanti solo ‘avere’. Conclusione: si può dire in tutt’e due le maniere, ma personalmente avverto come «piú corretta» la versione con ‘essere’ (questione d’orecchio :)).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Sviluppo la domanda di Census: questa espressione è l'unica ad ammettere l'ausiliare essere, benché il verbo sia transitivo?
Caro Ferdinand, qui prendere è intransitivo. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ferdinand Bardamu ha scritto:E ancora: quale potrebbe essere la giustificazione di questa eccezione?
Penso sia per analogia con che cosa gli è successo/capitato, ecc.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Census
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Intervento di Census »

Marco1971 ha scritto: Penso sia per analogia con che cosa gli è successo/capitato, ecc.
Immagino di sì. Ma proprio da qui nasce forse l'anomalia, infatti nel caso di succedere/capitare si tratta di verbi solo intransitivi con essere come ausiliare, mentre il verbo prendere è usato prevalentemente nella forma transitiva con ausiliare avere, ed è curioso che si debba ricorrere a essere solo (o quasi?) per l'espressione in oggetto.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

S’è visto che sono possibili tutti e due gli ausiliari (con una preferenza per ‘essere’), e aggiungo che l’influsso semantico sulle costruzioni è fenomeno comune nel caso di sinonimi (si veda anche il da me aborrito appropriarsi di rifatto su impadronirsi/impossessarsi di, e tanti altri).

Cercando bene, troveremmo altre anomalie di questo tipo (verbi che possono essere transitivi e intransitivi e che intransitivamente possono prendere, secondo i significati, tutti e due gli ausiliari)...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Marco1971 ha scritto:
Ferdinand Bardamu ha scritto:Sviluppo la domanda di Census: questa espressione è l'unica ad ammettere l'ausiliare essere, benché il verbo sia transitivo?
Caro Ferdinand, qui prendere è intransitivo. :)
Ho preso un abbaglio. Chiedo scusa agli altri utenti. :oops:
Census
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Intervento di Census »

Grazie per l'illuminante parere.
A questo punto mi viene da considerare che questa duplice possibilità non sia da circoscrivere all'espressione di cui sopra, ma si contempli anche in costruzioni similari che si riferiscano a un'affezione, un sentimento violento, un malanno, e simili. Cioè, di fatto, quasi sempre. Infatti nel Treccani si legge:
3i. Con riferimento ad affezioni fisiche o morali, impossessarsi improvvisamente di una persona e dominarla: lo prese il freddo, una improvvisa sensazione di gelo [...]. Con riferimento a sentimenti violenti: lo prese una gran paura, la smania, un forte sdegno, una grande irritazione

7b. Essere colpito da un malanno, o subire le conseguenze dannose di un’incuria, di un eccesso: p. il raffreddore, l’influenza; è uscito senza cappotto e si è preso una polmonite; talora rinforzato dalla particella pron. si: prendersi un’indigestione, una sbornia (e, con due diverse accezioni, prendersi una cotta: v. cotta1, n. 2). Analogam.: p. freddo, raffreddarsi; p. l’acqua, la pioggia, bagnarsi.

16f. Venire, capitare addosso all’improvviso: gli prese un fortissimo mal di testa; mi aveva preso una febbre altissima (cfr. anche, in questa voce, il sign. 7 b); pop., che ti prenda un accidente!
Insomma è possibile dire "gli/lo prese il freddo/la paura/la smania/la febbre/un accidente".
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Census ha scritto:Insomma è possibile dire "gli/lo prese il freddo/la paura/la smania/la febbre/un accidente".
Sí, ma con sfumature: con gli mi sembra che si sottolinei la repentinità, con lo l’impossessamento. Ecco gli esempi. (Si noti anche che gli prese precede il soggetto; il soggetto di lo prese può essere anteposto o posposto.)

...sì gli prese una febbre continua, onde cadde forte malato. (Villani, Nuova cronica)

...subitamente egli infermò di diverse infermità imperò gli prese la febbre forte... (Fioretti di S. Francesco)

...e di poi, lunedí mattina, sendo esso alla scuola, gli prese la febbre, arruppesegli il sangue del naso, e ruppesegli lo stomaco e uscita di corpo. (Morelli, Ricordi)

...gli prese una doglia nel corpo appiè del fegato, a capo alla riciditura tra la coscia e ’l corpo... (ibid.)

...di poi lo scrissi al mio vecchio padre, il quale per la soverchia allegrezza gli prese uno accidente... (Cellini, Vita)

...gli prese forse una certa compassione di me e della mia giovinezza... (Alfieri, Vita)

E allora gli prese un vago terrore di cader malato e di morir per viaggio... (De Amicis, Cuore)

...e gli prese un singhiozzo così convulso, che dovettero portarlo via. (ibid.)

Io credevo che il testamento fosse scritto da anni, dall’altra volta che gli prese il capogiro... (De Roberto, I viceré)

Gli prese un nodo di tosse, e si chiuse la bocca con le coperte. (Tozzi, Giovani)

...e quivi lo prese il male dell’anguinaia a dí XVIIII di giugno... (Villani, Cronica)

...fu quasi per isvenire, e lo prese uno fiero sudore, freddo come ghiaccio. (Bandello, Novelle)

...ma allora, sotto quel cumulo d’angoscia ond’ebbe l’ultimo crollo la sua già crollata esistenza, lo prese quasi un senso patetico... (Pratesi, L’eredità)

Quando lo prese il delirio: ... (De Amicis, Cuore)

Una irritazione sorda lo prese, contro di lei, contro il marito, contro quegli oggetti. (D’Annunzio, Il Piacere)

Allora lo prese una voglia melanconica ed irresistibile di rivedere quello studio, nel quale si era così sfogliata la sua vita. (Oriani, Gelosia)

Lo prese una di quelle violenti crisi che lo facevano sbiancare e tremare. (Svevo, Senilità)

Ma in biblioteca lo prese una manía nuova... (Tozzi, Altre novelle)

Una strana ansia lo prese di veder la creaturina che in quel momento entrava nella vita, per lui. (Pirandello, Tutt’e tre)
Ultima modifica di Marco1971 in data mar, 17 mag 2011 17:08, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Census
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Intervento di Census »

Perfetto, grazie. Anche per la ragguardevole documentazione...! :D
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Prego. :) Per tornare alla preferibilità dell’ausiliare essere, essa è confermata dagli esempi rinvenuti nella BIZ[a] (Biblioteca Italiana Zanichelli, nuova versione della LIZ[a], Letteratura Italiana Zanichelli), tutti con essere.

E per il duolo grande, quale gli era preso drento il petto, lo scioco pazo non si ramentò domandare quello che più che ogni altra cosa inportava... (Fortini, Le giornate delle novelle dei novizi)

– Il signor Barone... correte... gli è preso uno sturbo... giù nel giardino... (Pirandello, Tutt’e tre)

Alla sua età, con tanta sproporzione d’anni, gli era preso il timore di lasciare la moglie sterile. (Oriani, Gelosia)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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