Pizza "al" oppure "a" taglio?

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

Avatara utente
LinguisticaMente
Interventi: 52
Iscritto in data: gio, 07 apr 2011 11:44

Pizza "al" oppure "a" taglio?

Intervento di LinguisticaMente »

Qual è la forma corretta tra le due? Io ho sempre detto (ma anche sentito e letto) pizza al taglio, però ricordo di aver letto (da qualche parte, in rete) che anche la seconda forma è ammissibile, se non più corretta della prima. :roll:
Ultima modifica di LinguisticaMente in data mer, 08 giu 2011 0:20, modificato 1 volta in totale.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Pensavo anch’io che fosse meglio al taglio, ma il Treccani dà solo a taglio, che dobbiamo considerare forma corretta (simile a a fette).

[...] vendere a taglio, tagliando dall’intero la parte richiesta dal cliente, per es. una stoffa, un nastro, ecc., oppure la pizza, il pesce, i cocomeri (che si vendono a fette), ecc.: pizza a t., cocomeri a t., ecc.

Il GRADIT invece, nelle polirematiche, ha solo pizza al taglio. Possiamo quindi concluderne che le due forme sono egualmente difendibili.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
zeneize
Interventi: 61
Iscritto in data: lun, 06 giu 2011 23:38
Località: Genova

Intervento di zeneize »

Senza offesa per nessuno, se la forma largamente più usata è "al taglio" direi semmai che sia la seconda ad essere "tollerabile". La lingua - discorso vecchio che non ho le competenze per affrontare - non è un pezzo da museo, ma è viva e in continua evoluzione. E soprattutto, non sono le grammatiche a dettare le regole, ma sono esse a dover sottostare all'uso. Forse mi sbaglio?
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

Mi sembra sia lo stesso caso di "vendita a/al minuto". Secondo il linguista Pietro Fanfani la forma corretta è con la preposizione semplice "a" (vendere a minuto; comprare a minuto e simili) perché «basta la preposizione senza articolo per denotare il modo come si vende».
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Io ho visto molto piú spesso scritto a taglio, e come dicevo prima, dubitavo della sua correttezza. Le due forme convivono pacificamente.

Sarei meno sicuro, se mi permette, della costruzione ??discorso vecchio che non ho le competenze per affrontare. Mi sembra che la formulazione corretta sia discorso vecchio, per affrontare il quale non ho le competenze.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Freelancer
Interventi: 1897
Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37

Intervento di Freelancer »

È un caso di che polivalente, via.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Se infatti esempi di che polivalente quali dall’ultimo giorno che l’ho visto non l’ho piú sentito oppure non telefonare proprio adesso, che la cena è pronta sono presenti non solo nell’italiano colloquiale ma anche nella varietà neo-standard e sono quindi accettabili per tradurre la lingua informale di una grande varietà di personaggi, forme come il vestito che la bambina va in giro la domenica è proprio bello, piú tipiche dell’italiano popolare, sono da usare nel tradurre le battute di dialogo dei personaggi che si collocano sui gradini piú bassi del continuum sociolinguistico. (Fonte)

Soprattutto nelle relative, il che polivalente mi sembra essere avvertito un po’ da tutti come poco sorvegliato, per non dire altro.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
zeneize
Interventi: 61
Iscritto in data: lun, 06 giu 2011 23:38
Località: Genova

Intervento di zeneize »

Marco1971 ha scritto: Sarei meno sicuro, se mi permette, della costruzione ??discorso vecchio che non ho le competenze per affrontare. Mi sembra che la formulazione corretta sia discorso vecchio, per affrontare il quale non ho le competenze.
La ringrazio del consiglio. Tuttavia non ravviso nessun errore grammaticale, "che" è semplicemente complemento oggetto... Che poi la costruzione risulti pesante, sono d'accordo con lei.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

La frase si scompone in questa maniera: (1) Il discorso è vecchio; (2) non ho le competenze per affrontarlo. Nella frase incriminata, il che dipende da avere le competenze e non da affrontare (è il complemento oggetto di affrontare, non di avere le competenze), ragion per cui non è italiano corretto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
zeneize
Interventi: 61
Iscritto in data: lun, 06 giu 2011 23:38
Località: Genova

Intervento di zeneize »

Non mi trovo d'accordo. Pur essendo distante dal suo reggente, il "che" è chiaramente il complemento oggetto (relativo a "discorso" della frase precedente) retto da "affrontare".

E' un discorso vecchio / [il discorso] (= c. ogg.) non ho le competenze ("io") sogg. sottinteso) per affrontare.

Mi rendo conto che la struttura è pesante e sintatticamente arzigogolata, ma davvero non vi trovo errore grammaticale.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Strana analisi grammaticale, ma se sono l’unico a ritenerla errata, non fa nulla. Che ne pensano gli altri?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

La ritengo un'analisi logica (non grammaticale) priva di... logica.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Bue
Interventi: 866
Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 11:20

Intervento di Bue »

Io sono d'accordo con Zeneize. La costruzione mi sembra dello stesso tipo di "sono cose che non (so /ho diritto di/ sono stato chiamato ad) affrontare", ne' mi pare particolarmente pesante.
Avatara utente
zeneize
Interventi: 61
Iscritto in data: lun, 06 giu 2011 23:38
Località: Genova

Intervento di zeneize »

Il problema, sostanzialmente, è che il reggente di "che" coincide con la subordinata implicita finale retta a sua volta da "non ho le competenze"

E' un discorso vecchio
non ho le competenze
per affrontare
che (= il discorso)

Capisco che può dare fastidio il pronome relativo in quella posizione, ma l'errore qua non esiste, che si sia puristi o meno.
Brazilian dude
Moderatore «Dialetti»
Interventi: 726
Iscritto in data: sab, 14 mag 2005 23:03

Intervento di Brazilian dude »

Io sono d'accordo con Marco e con Zeneize, ma l'opzione di Marco mi sembra più elegante.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 4 ospiti