Pizza "al" oppure "a" taglio?
Moderatore: Cruscanti
- LinguisticaMente
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Pizza "al" oppure "a" taglio?
Qual è la forma corretta tra le due? Io ho sempre detto (ma anche sentito e letto) pizza al taglio, però ricordo di aver letto (da qualche parte, in rete) che anche la seconda forma è ammissibile, se non più corretta della prima.
Ultima modifica di LinguisticaMente in data mer, 08 giu 2011 0:20, modificato 1 volta in totale.
Pensavo anch’io che fosse meglio al taglio, ma il Treccani dà solo a taglio, che dobbiamo considerare forma corretta (simile a a fette).
[...] vendere a taglio, tagliando dall’intero la parte richiesta dal cliente, per es. una stoffa, un nastro, ecc., oppure la pizza, il pesce, i cocomeri (che si vendono a fette), ecc.: pizza a t., cocomeri a t., ecc.
Il GRADIT invece, nelle polirematiche, ha solo pizza al taglio. Possiamo quindi concluderne che le due forme sono egualmente difendibili.
[...] vendere a taglio, tagliando dall’intero la parte richiesta dal cliente, per es. una stoffa, un nastro, ecc., oppure la pizza, il pesce, i cocomeri (che si vendono a fette), ecc.: pizza a t., cocomeri a t., ecc.
Il GRADIT invece, nelle polirematiche, ha solo pizza al taglio. Possiamo quindi concluderne che le due forme sono egualmente difendibili.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Senza offesa per nessuno, se la forma largamente più usata è "al taglio" direi semmai che sia la seconda ad essere "tollerabile". La lingua - discorso vecchio che non ho le competenze per affrontare - non è un pezzo da museo, ma è viva e in continua evoluzione. E soprattutto, non sono le grammatiche a dettare le regole, ma sono esse a dover sottostare all'uso. Forse mi sbaglio?
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Mi sembra sia lo stesso caso di "vendita a/al minuto". Secondo il linguista Pietro Fanfani la forma corretta è con la preposizione semplice "a" (vendere a minuto; comprare a minuto e simili) perché «basta la preposizione senza articolo per denotare il modo come si vende».
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Io ho visto molto piú spesso scritto a taglio, e come dicevo prima, dubitavo della sua correttezza. Le due forme convivono pacificamente.
Sarei meno sicuro, se mi permette, della costruzione ??discorso vecchio che non ho le competenze per affrontare. Mi sembra che la formulazione corretta sia discorso vecchio, per affrontare il quale non ho le competenze.
Sarei meno sicuro, se mi permette, della costruzione ??discorso vecchio che non ho le competenze per affrontare. Mi sembra che la formulazione corretta sia discorso vecchio, per affrontare il quale non ho le competenze.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Se infatti esempi di che polivalente quali dall’ultimo giorno che l’ho visto non l’ho piú sentito oppure non telefonare proprio adesso, che la cena è pronta sono presenti non solo nell’italiano colloquiale ma anche nella varietà neo-standard e sono quindi accettabili per tradurre la lingua informale di una grande varietà di personaggi, forme come il vestito che la bambina va in giro la domenica è proprio bello, piú tipiche dell’italiano popolare, sono da usare nel tradurre le battute di dialogo dei personaggi che si collocano sui gradini piú bassi del continuum sociolinguistico. (Fonte)
Soprattutto nelle relative, il che polivalente mi sembra essere avvertito un po’ da tutti come poco sorvegliato, per non dire altro.
Soprattutto nelle relative, il che polivalente mi sembra essere avvertito un po’ da tutti come poco sorvegliato, per non dire altro.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
La ringrazio del consiglio. Tuttavia non ravviso nessun errore grammaticale, "che" è semplicemente complemento oggetto... Che poi la costruzione risulti pesante, sono d'accordo con lei.Marco1971 ha scritto: Sarei meno sicuro, se mi permette, della costruzione ??discorso vecchio che non ho le competenze per affrontare. Mi sembra che la formulazione corretta sia discorso vecchio, per affrontare il quale non ho le competenze.
La frase si scompone in questa maniera: (1) Il discorso è vecchio; (2) non ho le competenze per affrontarlo. Nella frase incriminata, il che dipende da avere le competenze e non da affrontare (è il complemento oggetto di affrontare, non di avere le competenze), ragion per cui non è italiano corretto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Non mi trovo d'accordo. Pur essendo distante dal suo reggente, il "che" è chiaramente il complemento oggetto (relativo a "discorso" della frase precedente) retto da "affrontare".
E' un discorso vecchio / [il discorso] (= c. ogg.) non ho le competenze ("io") sogg. sottinteso) per affrontare.
Mi rendo conto che la struttura è pesante e sintatticamente arzigogolata, ma davvero non vi trovo errore grammaticale.
E' un discorso vecchio / [il discorso] (= c. ogg.) non ho le competenze ("io") sogg. sottinteso) per affrontare.
Mi rendo conto che la struttura è pesante e sintatticamente arzigogolata, ma davvero non vi trovo errore grammaticale.
Strana analisi grammaticale, ma se sono l’unico a ritenerla errata, non fa nulla. Che ne pensano gli altri?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Il problema, sostanzialmente, è che il reggente di "che" coincide con la subordinata implicita finale retta a sua volta da "non ho le competenze"
E' un discorso vecchio
non ho le competenze
per affrontare
che (= il discorso)
Capisco che può dare fastidio il pronome relativo in quella posizione, ma l'errore qua non esiste, che si sia puristi o meno.
E' un discorso vecchio
non ho le competenze
per affrontare
che (= il discorso)
Capisco che può dare fastidio il pronome relativo in quella posizione, ma l'errore qua non esiste, che si sia puristi o meno.
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