Un articolo di Matilde Paoli.
A mio avviso non è chiaro quale termine sia da ritenere "più corretto".
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi) «Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Matilde Paoli ha scritto:...possiamo dire che sedia/poltrona a sdraio, sdraio femminile invariabile e sdraia o sdraio maschile numerabile, si collocano in una progressione dal registro formale, a quello di media formalità, fino a quello decisamente familiare.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Nelle conclusioni l'autrice indica:
- sedia/poltrona a sdraio per un registro formale
- sdraio, femminile invariabile, per un medio registro
- sdraia o lo sdraio/i, numerabili, per un registro "decisamente familiare", con connotazioni regionali.
Quindi interpreto come "più corretto" sedia a sdraio o la sdraio/le sdraio.
P.S.: Ops, sono arrivata tardi, mentre scrivevo il mio messaggio le ha già risposto Marco!
Questo è ciò che ho capito io leggendo l'ultimo paragrafo:
sedia/poltrona a sdraio = registro formale; sdraio femminile invariabile = media formalità; sdraia o sdraio maschile numerabile = decisamente familiare.
P.S. Mi scuso, ma non mi ero accorto che eravamo addirittura in tre a rispondere.
P.P.S. Gentile Marco, decida lei se cancellare o meno questo il mio messaggio.
Ultima modifica di Luca86 in data sab, 30 lug 2011 14:27, modificato 1 volta in totale.
Luca86 ha scritto:P.P.S. Gentile Marco, decida lei se cancellare o meno questo il mio messaggio.
O meno?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi) «Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Fausto Raso ha scritto:Al gentile Luca86 è sfuggito questo filone.
Premesso che scrivendo in un registro formale userei senza dubbio o no, questo è un piccolo vezzo, facilmente rettificabile, volendo; ma non credo ve ne sia bisogno.
Detto questo, cito l'antico e saggio proverbio: «sbagliando s'impara». «O no»?
Ultima modifica di Luca86 in data sab, 30 lug 2011 14:31, modificato 1 volta in totale.
Luca86 ha scritto:Detto questo, cito l'antico e saggio detto: «sbagliando s'impara». «O no»?
Certamente! Ed è molto gratificante, per me, che esistano giovani come lei!
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.