«Dream team»

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Marco1971
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«Dream team»

Intervento di Marco1971 »

Prendo lo spunto dall’osservazione di Freelancer per dar posto qui a una discussione su dream team.

Lasciamo stare che team ha ormai quasi del tutto soppiantato squadra (chi mai usa piú questo polverume?), e concentriamoci sulla fortuna della parola composta inglese. Rispetto al calco perfetto e ineccepibile squadra di sogno, dream team ha dalla sua la quasi perfetta rima (in realtà assonanza e allitterazione), che la rende orecchiabile e, diciamo, facilmente memorizzabile e ripetibile.

Sarebbe forse doveroso, prima di spingerci oltre, considerare una definizione autorevole dell’espressione inglese. Ecco quella dell’Oxford Advanced:

dream team the best possible combination of people for a particular competition or activity

Per chi non legge l’inglese, la definizione è: la miglior combinazione possibile di persone per particolari gare o attività.

Tenendo conto dunque e del significato e dell’effetto fonico, avrei due proposte da fare:

1) Squadrissima, che segue il modello dei non pochi sostantivi formati col suffisso del superlativo normalmente riservato a aggettivi e avverbi (campionissimo, partitissima, occasionissima, mercatissimo, augurissimi, salutissimi, ecc.).

2) Squadra delle squadre, che ricalca, sempre in senso superlativo, il cantico dei cantici, la madre delle madri, e altre che al momento non mi sovvengono, tutte di biblico sapore.

Non so cosa ne pensiate.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Personalmente, preferirei squadrissima, sia perché sfrutta brillantemente un suffisso che ormai è applicato con successo anche ai sostantivi, sia perché rende bene l'idea della grandezza e dell'abilità di questa squadra. Il tutto nello spazio d'una sola parola e senza seguire pedissequamente la struttura della parola di partenza.
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Re: «Dream team»

Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Non so cosa ne pensiate.
Chissà se Arrigo Castellani sarebbe felice di vedere applicate le sue proposte rivoluzionarie (-issimo a una radice verbale per dare vendissimo) per casi ostici come best-seller, a casi banali come dream team per i quali si presenta istintivo il calco "pedissequo". Ma non si è discusso in queste stanze all'infinito sulla desiderabilità dei calchi "istintivi" per cercare di soppiantare sul nascere il consolidarsi dei forestierismi? Non c'è stata una lunghissima discussione sull'accettabilità e adeguatezza di grattacielo per skyscraper, senza doversi scervellare per dare alternative che diluiscono l'efficacia dell'intervento, diciamo così, correttivo/sostitutivo?

Non per difendere squadra di sogno, per carità, sono sicuro di non averlo inventato io; ma solo per dire che le energie linguistiche/onomaturgiche andrebbero riservate a casi più irraddrizzabili di un semplicissimo dream team.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Lei non ha inventato squadra di sogno, come io non inventato né squadrissimasquadra delle squadre, che sono tutte forme rinvenibili in rete. Non vedo dunque 1) cosa c’entri Arrigo Castellani e 2) cosa ci sia di male nell’esaminare l’effetto prodotto da diverse soluzioni sinonimiche.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Re: «Dream team»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Freelancer ha scritto:casi banali come dream team per i quali si presenta istintivo il calco "pedissequo".
Poiché mi sembra di rinvenire in questo passaggio una lieve nota polemica (indiretta, certamente) nei miei confronti, preciso, di passata, che quell'aggettivo non si riferiva a lei, Freelancer, in quanto fautore del calco, ma al calco in sé, che incontra il mio gusto meno della prima soluzione proposta da Marco. Qualora usassi la terminologia specifica della linguistica in maniera impropria, gradirei la correzione piuttosto che un virgolettato un po' sprezzante.

Se ho male interpretato il suo intervento, accetti le mie scuse.
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Intervento di Freelancer »

Nessun bisogno di scuse, caro Ferdinand Bardamu. Il riferimento era sì a quanto detto da lei, ma senza alcun intento sprezzante, glielo assicuro. Volevo bensì sottolineare che non sembra esserci alcunché di inadeguato in un calco pedissequo, dato che in questo sito si è spesso sostenuta l'opportunità di seguire pedissequamente le strutture della lingua di partenza - e Marco lo sa bene perché è stato fautore di tanti calchi analoghi; per dirne una, cerchi la discussione concernente backflash / *retrolampo.

:wink:
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:...cerchi la discussione concernente backflash / *retrolampo.
Forse la ricerca sarà piú fruttuosa con flashback. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

E invece la discussione è reperibile anche cercando backflash (ritorno di fiamma) perché avevo già fatto confusione una volta :wink:, probabilmente avevo in mente il romanzo così intitolato di Richard Stark, uno dei miei scrittori preferiti di giallistica.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Comunque, a proposito di retrolampo, ho scoperto che è stato adoperato nel filme Fascisti su Marte:

Il flash back è italianizzato in «retrolampo».

Non so a questo punto quanto si possa giustificare l’asteriscazione. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Marco1971 »

Il DPD è, al riguardo, come sempre esemplare:

flashback. Voz inglesa (pron. [fláshbak]) que significa, en una película o en un texto literario, ‘paso a una escena o episodio cronológicamente anterior al que se está narrando’. Por tratarse de un extranjerismo crudo, debe escribirse con resalte tipográfico. También es posible sustituirlo por expresiones españolas equivalentes, como escena o secuencia retrospectiva, salto atrás y, en retórica, analepsis: «De ahí el choque narrativo y estilístico que suponen las secuencias retrospectivas del parricidio y la desfloración incestuosa» (Triunfo [Esp.] 2.7.77); «García Márquez utilizará la técnica del “salto atrás” para narrarnos parte del pasado de algunos de los secuestrados» (Abc [Esp.] 17.5.96); «En todo este engranaje que ha de servir para contar la historia juegan un papel fundamental las constantes analepsis (“flash-backs”) que permiten al autor rememorar la adolescencia de la protagonista» (Abc [Esp.] 30.8.96).

Salto indietro non è neanche male nella sua semplicità. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di chiara »

Perchè "di sogno" e non "da sogno"? Come "da favola" o "da urlo"?
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Intervento di Freelancer »

Sono tutti moduli cristallizati:

- fig. meraviglioso, fantastico: un viaggio, una casa di s.

- gerg. Simbolo di assoluta eccezionalità: è una f.; una bellezza da f. (quasi 'mitica, leggendaria')

- Da u., sensazionale, entusiasmante

(Dal Devoto-Oli)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Questa lessicalizzazione di di sogno (che appare nel Devoto-Oli e nel Dardano, non negli altri da me consultati) sembra avere poco riscontro nella tradizione letteraria – stando all’archivio corposo della BIZ[a] – (al di fuori di ‘che pertiene al sogno’), e infatti sembra piú logico da sogno, che non esprime il pertenere ma il tendere verso. Una scorsa veloce al Corriere della Sera in linea permette di vedere questa preponderanza della preposizione ‘da’ in da sogno, che vale appunto ‘favoloso’. Perché i dizionari tacciono? Perché sono in altre faccende affaccendati: alla ricerca di anglicismi che faranno vendere il loro prodotto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

A me sembra che la situazione sia fluida: una rapida occhiata con viaggio, casa e squadra (senza avere fatto verifiche approfondite) mostra che le due lessicalizzazioni con di e da sono più o meno in concorrenza. Forse l'uso si attesterà sull'una o sull'altra o forse rimarranno entrambe comuni. Non è questo spesso il caso con le preposizioni?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Il punto è questo, caro Roberto: il Devoto-Oli (e qualche altro dizionario, ho menzionato il Dardano; ma niente polirematica ‘di sogno’ nel GRADIT e niente nel Battaglia nelle locuzioni, il che conferma che nella tradizione letteraria non pare aver corso) ha di sogno, cosí, ma se non se ne trova riscontro autorevole e, inoltre, appare poco convincente, non so che pensare.

Veniamo alle attestazioni (sul Corriere, Repubblica e Google Libri).

Viaggio da sogno: (CS) 63; (R) 189; (GL) 29
Viaggio di sogno: (CS) 3; (R) 4; (GL) 75
Casa da sogno: (CS) 99; (R) 18.000; (GL) 85
Casa di sogno: (CS) 1; (R) 0; (GL) 91
Donna da sogno: (CS) 5; (R) 2; (GL) 20
Donna di sogno: (CS) 1; (R) 2; (GL) 50

Vediamo un certo equilibrio, in effetti, tranne per casa da sogno, che in Repubblica primeggia.

La mia preferenza personale, istintiva e grammaticale, va tuttavia al ‘da’...
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