Povero giglio!
Moderatore: Cruscanti
Povero giglio!
Costernante. Altra parola non trovo per descrivere la lingua di questo documento, da cui traggo le seguenti frasi, suggerendo in verde come si sarebbe potuto dire italianamente.
L’intervento di restyling si è reso necessario per individuare una forma univoca ed esclusiva del giglio... -> L’intervento di rimodellamento...
...si è posta fin da subito il quesito essenziale e ha individuato il primo fondamentale step: la definizione di quel simbolo araldico... -> ...la prima fondamentale tappa...
...ogni giglio con scudo corrispondente a quella dettagliata dicitura, astraendo dunque da un preciso lay out. -> ...astraendo da una precisa disposizione.
Il blu dello scudo viene rappresentato dal raster di linee orizzontali e l’oro dal bianco punteggiato di nero. -> ...dalla trama di linee orizzontali...
...alcuni dei quali addirittura seguono criteri di brand image... -> ...criteri d’immagine di marca...
FIRENZE è composto da un lettering che trae origine dal carattere tipografico disegnato da Claude Garamond... -> ...da una combinazione di lettere... (Qui si potrebbe coniare, sul modello del francese lettrage, il tecnicismo letteraggio.)
...per riprodurre la firma del Comune su flyer, pieghevoli, ecc. -> ...su volantini, pieghevoli, ecc.
Art director... -> Direttore artistico
Graphic design... -> Realizzazione grafica
Mi sembra che, nelle frasi qui sopra riprodotte, non vi fosse nessuna necessità di usare termini inglesi. Oppure?
Ma la cosa che ancor piú mi costerna è – e passiamo agli strati profondi della lingua, i fatti di sintassi, essendo quelli di lessico considerati strati superficiali – l’impiego sempre maggiore di parole come inerente, attinente, ecc. senza l’obbligatoria preposizione ‘a’ (nel documento inerente ricorre tre volte orbo di preposizione):
...tutta la questione inerente l’origine del simbolo...; ...inerente tutta la casistica dell’immagine coordinata...; ...in un manuale d’uso inerente i materiali interni... -> ...inerente all’origine...; ...inerente a tutta la casistica...; ...inerente ai materiali...
Povero giglio...
Allarmismo ingiustificato? A voi la parola.
L’intervento di restyling si è reso necessario per individuare una forma univoca ed esclusiva del giglio... -> L’intervento di rimodellamento...
...si è posta fin da subito il quesito essenziale e ha individuato il primo fondamentale step: la definizione di quel simbolo araldico... -> ...la prima fondamentale tappa...
...ogni giglio con scudo corrispondente a quella dettagliata dicitura, astraendo dunque da un preciso lay out. -> ...astraendo da una precisa disposizione.
Il blu dello scudo viene rappresentato dal raster di linee orizzontali e l’oro dal bianco punteggiato di nero. -> ...dalla trama di linee orizzontali...
...alcuni dei quali addirittura seguono criteri di brand image... -> ...criteri d’immagine di marca...
FIRENZE è composto da un lettering che trae origine dal carattere tipografico disegnato da Claude Garamond... -> ...da una combinazione di lettere... (Qui si potrebbe coniare, sul modello del francese lettrage, il tecnicismo letteraggio.)
...per riprodurre la firma del Comune su flyer, pieghevoli, ecc. -> ...su volantini, pieghevoli, ecc.
Art director... -> Direttore artistico
Graphic design... -> Realizzazione grafica
Mi sembra che, nelle frasi qui sopra riprodotte, non vi fosse nessuna necessità di usare termini inglesi. Oppure?
Ma la cosa che ancor piú mi costerna è – e passiamo agli strati profondi della lingua, i fatti di sintassi, essendo quelli di lessico considerati strati superficiali – l’impiego sempre maggiore di parole come inerente, attinente, ecc. senza l’obbligatoria preposizione ‘a’ (nel documento inerente ricorre tre volte orbo di preposizione):
...tutta la questione inerente l’origine del simbolo...; ...inerente tutta la casistica dell’immagine coordinata...; ...in un manuale d’uso inerente i materiali interni... -> ...inerente all’origine...; ...inerente a tutta la casistica...; ...inerente ai materiali...
Povero giglio...
Allarmismo ingiustificato? A voi la parola.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Questo testo, come molti altri redatti dalle "menti superiori" di quella fucina di ignoranza e banalità chiamata inglesemente (tanto per cambiare) marketing, "brilla" non soltanto per l'insipienza dell'uso di forestierismi inutili, come lei, Marco, ha sottolineato, ma anche per la sciatteria dello stile.
Purtroppo mala tempora currunt: se voci ufficiali, come i siti dei comuni e i mezzi d'informazione, indulgono all'uso di parole straniere quando il corrispettivo italiano è a portata di mano, se il "custode" del corpo linguistico, per così dire, inocula scelleratamente in quel corpo un veleno di cui è difficilissimo liberarsi, allora che speranze abbiamo di sentire sulle bocche dei ragazzini tele- e rete-dipendenti un italiano finalmente "puro"?
Purtroppo mala tempora currunt: se voci ufficiali, come i siti dei comuni e i mezzi d'informazione, indulgono all'uso di parole straniere quando il corrispettivo italiano è a portata di mano, se il "custode" del corpo linguistico, per così dire, inocula scelleratamente in quel corpo un veleno di cui è difficilissimo liberarsi, allora che speranze abbiamo di sentire sulle bocche dei ragazzini tele- e rete-dipendenti un italiano finalmente "puro"?
Nessuna speranza, purtroppo, gentile Ferdinand.
I pochi che si salveranno saranno i ragazzini che avranno avuto maestri dòtti e dal buon gusto...

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Interventi: 763
- Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37
Re: Povero giglio!
Ormai sembra che il termine step stia dilagando. Passando dal giglio a qualcosa di più "basso", nelle istruzioni del flacone per le lenti a contatto leggo: <<Step>>, <<Step>>, ecc. Ora dico: ma era così difficile scrivere <<primo>> o anche solo 1), 2), ecc.? Non mi sembra un prestito necessario, anzi. Per di più che così lo si mette sotto gli occhi di tutti.Marco1971 ha scritto:...si è posta fin da subito il quesito essenziale e ha individuato il primo fondamentale step: la definizione di quel simbolo araldico... -> ...la prima fondamentale tappa...
Re: Povero giglio!
In questo caso, potrebbe trattarsi anche di una svista nella localizzazione delle istruzioni del prodotto (se di provenienza estera). Ma se ognuno facesse bene il proprio lavoro, certe cose non succederebbero. Forse meno grave del chirurgo che dimentica pinze o cotone nello stomaco del paziente, ma pur sempre biasimevole.Andrea Russo ha scritto:Passando dal giglio a qualcosa di più "basso", nelle istruzioni del flacone per le lenti a contatto leggo: <<Step>>, <<Step>>, ecc. Ora dico: ma era così difficile scrivere <<primo>> o anche solo 1), 2), ecc.? Non mi sembra un prestito necessario, anzi.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
Non ho informazioni sufficienti per poter giudicare con certezza il caso segnalato da Andrea Russo. Forse svista (capita con i simboli noti come "placeholder", che spesso non sono visibili ai traduttori, e vengono usati per due ragioni principali: garantire la consistenza terminologica e risparmiare denaro), forse scelta di un traduttore pigro o sciatto e di un revisore altrettanto negligente, forse ancora scelta "ganza".
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
Guardi che questa sciatta negligenza nell'accettare qualsiasi forestierismo è dilagante in parecchi settori, anche in quelli che dovrebbero essere in qualche modo «culturali» come l'editoria (e step è uno di quelli più in voga e fastidiosi, forse promosso dall'omonimo esercizio o apparecchio ginnico). Non ha nulla a che fare con simboli invisibili ai traduttori: step viene usato nel linguaggio corrente o pseudospecialistico. E pensare che negli anni '90 nessuno usava, tanto per dirne una, location: nelle riviste di videogiochi si scriveva «locazione»; forse non era il miglior traducente, ma almeno si provava a tradurre o adattare.
Non lo metto in dubbio, ma questo non significa che sia sempre così. Ci possono essere diverse ragioni alla base. Lei ne ha citata una. Io ho spiegato quali possano essere le altre. Tutto qui.Carnby ha scritto:L'ho sentito con i miei orecchi, se lei ha qualche controprova da offrirmi sarò lieto di ascoltarla.
Se il cavallo è zoppo, forse è per vecchiaia. O forse si è ferito al galoppo. O forse qualcuno l'ha intenzionalmente ferito. Perché sostenere SOLO una verità, quando più d'una è possibile?
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
Re: Lettering (era: Povero giglio!)
È attestato letterizzazione sul Manuale del desktop publishing [sic] edito da Zanichelli e curato da Edigeo.Marco1971 ha scritto:FIRENZE è composto da un lettering che trae origine dal carattere tipografico disegnato da Claude Garamond... -> ...da una combinazione di lettere... (Qui si potrebbe coniare, sul modello del francese lettrage, il tecnicismo letteraggio.)
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