L'emiandro

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

L'emiandro

Intervento di Fausto Raso »

Sapevate che l’uomo dai tratti marcatamente femminili si chiama “emiandro”? Il vocabolo, snobbato dai vocabolari (tutti?), è correttissimo essendo composto con le voci greche “hiemi” (mezzo, metà) e “andros” (uomo). Non si confonda, però, l’emiandro con l’eunuco, quest’ultimo è privo delle ghiandole che servono alla riproduzione.
Ultima modifica di Fausto Raso in data mar, 03 gen 2012 0:27, modificato 1 volta in totale.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Avatara utente
Sandro1991
Interventi: 251
Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07

Intervento di Sandro1991 »

Ci sarebbe, anche, la variante emiàntropo. Ma dubito che il termine, essendo appannaggio [quasi esclusivamente] del gergo medico (e, perlopiú, di quello vieto), possa essere messo in gioco nel lessico d'uso ordinario. Il fatto che si trovi solo (?) ne' dizionari medici, mi fa pensare che sia una malformazione genetica (a supporto di ciò, il fatto che il suddetto sia sinonimo di ermafrodita/o, che, detto per inciso, è, in alcuni casi, cosa naturale in alcuni animali e vegetali). Il termine emiàndro (o emiantropo) indica, dunque, la presenza contemporanea in un individuo di apparati e caratteri sessuali maschili e femminili, che produce comportamenti differenti a seconda delle specie in cui si manifesta, diffusa, soprattutto, tra gli animali (non umani). Il termine che, a parer mio, è piú adatto per descrivere un uomo dai tratti [anche] femminili è androgino, nel suo uso figurato (in medicina è anch'esso sinonimo di ermafrodita).

Cosa ne dite?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Sono d’accordo. Il GRADIT registra emiandro, che marca di basso uso e laconicamente lo definisce eunuco. Non gli appone restrizioni d’ambito come med. e simili.

Colgo l’occasione per sottolineare che la forma corretta è ermafrodito, dall’omonimo personaggio della mitologia greca.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Terminologia etc
Interventi: 32
Iscritto in data: lun, 09 mag 2011 23:41
Info contatto:

intersessualità / intersessuale

Intervento di Terminologia etc »

Credo siano più riconoscibili intersessualità e [individuo] intersessuale, termini che qualche anno fa hanno avuto una certa notorietà grazie al romanzo Middlesex di Jeffrey Eugenides e che da tempo sono inclusi nei principali vocabolari di italiano. Il Dizionario Zingarelli, ad esempio, dà questa definizione di intersessualità: “(biol.) Coesistenza in un individuo di caratteri sessuali maschili e femminili”.
Avatara utente
Fabio48
Interventi: 199
Iscritto in data: mer, 30 nov 2005 8:38
Località: Lucca

Intervento di Fabio48 »

Comunque, a mio avviso, "emiandro" è bruttissimo e suona anche piuttosto offensivo perché il significato (mezzo-uomo) si percepisce molto facilmente.

Buon anno a tutti.
...un pellegrino dagli occhi grifagni
il qual sorride a non so che Gentucca.
Avatara utente
Sandro1991
Interventi: 251
Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07

Intervento di Sandro1991 »

Personalmente, i grecismi in -andro mi suonan familiari (chi sa perché... :D) e per niente brutti, li trovo, poi, addirittura eufonici.

Che emiandro risulti offensivo, è probabile; propongo androgino (altro composto di -andro) proprio per il fatto ch'è largamente usato con accezione per niente offensiva: una bellezza androgina.
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

Marco1971 ha scritto:Colgo l’occasione per sottolineare che la forma corretta è ermafrodito, dall’omonimo personaggio della mitologia greca.
Ha ragione, cortese Marco. Però... guardi qui e qui. È inammissibile per un vocabolario! :evil: :oops:
Dimenticavo. Il GDU attesta ermafrodita, cosí lo Zingarelli, che però fa precedere il lemma da "(evit.)".
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Sí, ma il Treccani registra solo la forma corretta, sotto voce, senza menzione della forma spuria: ermafrodito. Poi le voci redatte dopo saranno dovute a redattori meno preparati...

Molte delle citazioni di Google Libri sono al femminile, come aggettivo o sostantivo, il primo, ad esempio, nel suo collegamento.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

Marco1971 ha scritto:Sí, ma il Treccani registra solo la forma corretta, sotto voce, senza menzione della forma spuria: ermafrodito. Poi le voci redatte dopo saranno dovute a redattori meno preparati...
E per quanto riguarda il GDU? E il Sabatini Coletti?
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Il GDU, perché i nostri lettori non rimangano confusi, è il GRADIT, ossia Grande Dizionario Italiano dell’Uso. Lo dice il nome: dell’uso. Si tratta di un dizionario che, ancora piú degli altri, è il Grande Fotografo e non darà mai, per principio, un’indicazione normativa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 11 ospiti