Nomi di persona negli scritti

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Moderatore: Cruscanti

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Per aspera ad astra.
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Nomi di persona negli scritti

Intervento di Per aspera ad astra. »

Buongiorno a tutti.
Forse non è la sezione giusta, in tal caso potreste spostare il filone, per favore?
In uno scritto in cui occorre ripetere più volte il nome di una persona, senza titoli, è più corretto indicare solo il cognome o il prenome seguito dal cognome? Se non c'è una regola precisa, qual è secondo voi la forma più elegante, Mario Rossi o Rossi?
Escludo ovviamente la pur comune forma il Rossi, perché mi sembrerebbe di riferirmi ad un oggetto. :P
Saluti
perasperaadastra
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Non saprei darle una risposta precisa, ma le posso comunque riportare quello che dice Serianni (IV.25.I.):
«Cognomi di persone contemporanee non illustri, ma note soltanto agli interlocutori [...]. Diverso l'uso scritto, dove possiamo trovare l'articolo anche in narratori non toscani [...]».

Nel parlato si tratta invece d'un tratto tipicamente toscano.

In ogni modo, io opterei per (:wink:) il Rossi (o anche Rossi se preferisce, ma comunque non col nome di battesimo anteposto). Se deve esser ripetuto più volte userei anche apposizioni quali il professore (o qualunque sia il suo mestiere o la sua qualifica). Però è meglio aspettare qualcuno più esperto.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Concordo con Andrea. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

Si può, anche, denotare la persona tramite il luogo di nascita (per evitare monotonie): Lo Stagirìta (nativo di Stagìra), il Partenopeo... o perifrasi [piú o meno simpatiche] del tipo: il filosofo di Efeso (Eraclito), il «bibliotecario» di Königsberg (Kant lavorò in una biblioteca per un lungo periodo).
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

A mio modesto avviso, e per via d'una certa personale esperienza di scrittura, le descrizioni definite – cioè i «giri di parole» citati da Sandro – sarebbero da evitare, perché appesantiscono il discorso e segnalano troppo enfaticamente la ricerca d'un sinonimo.

Se non c'è il rischio di confusione con un'altra persona, suggerisco di non mettere alcun soggetto; altrimenti, io sceglierei il solo cognome (per me è meglio senza l'articolo anteposto).
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

Uhm..., non sono pienamente d'accordo, caro Ferdinand; se l'uso di perifrasi è moderato e ragionato non ci vedo nulla di pesante... beninteso, non suggerisco di far traboccare il testo di giri e giretti di parole; ho suggerito una possibilità, che, se usata con giudizio, concorre, a parer mio, a fuggire la monotonia lessicale (tutto entro i termini della cara e saggia μεσότης (mesòtes, il giusto mezzo). :)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sì, hai ragione: la mia era una frase un po' troppo categorica e frutto d'una idiosincrasia personale.

È che m'infastidisce l'uso di epiteti come, ad esempio, «il Cavaliere» o «il Professore» al posto di «Berlusconi» o «Prodi» (oppure, adesso, Monti) nella cronaca giornalistica, perché ci vedo un modo per banalizzare certi argomenti, avvicinando con nomignoli latamente affettivi gli stessi personaggi che il giornalista dovrebbe con distacco seguire (sui mali linguistici del giornalismo italiano cfr. Michele Loporcaro, Cattive notizie. La retorica senza lumi dei mass media italiani, Milano, Feltrinelli, 2006).
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

Adesso mi trovi in totale accordo. :wink: Mi permetto di stravolgere una frase di Verga: l'articolo giornalistico deve sembrare essersi fatto da sé (a sottolineare l'imparzialità che, come giustamente asserisci, è [o meglio dovrebbe essere] prerogativa del giornalista).
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Ottima rivisitazione di Verga. :) Aggiungo anche, per restare (parzialmente) in tema, che è – a mio avviso – deprecabile anche l'uso giornalistico di chiamare col nome di battesimo (o, a volte, finanche col diminutivo!) le vittime di fatti di sangue, sempre per la questione dell'imparzialità.
Per aspera ad astra.
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Intervento di Per aspera ad astra. »

Grazie a tutti!
Utilizzerò il Rossi, allora. Nel mio caso non posso usare perifrasi o fare riferimento alla professione.
Buona serata. :)
Perasperaadastra
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Segnalo che nella Prima lezione di grammatica Serianni affronta l'argomento della riformulazione alle pagine 89-90, prendendo in considerazione non solo i cognomi ma anche, per esempio, i nomi delle città (Firenze: città di Dante).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Andrea Russo ha scritto:...(Firenze: città di Dante).
E anche Città del Giglio. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea Russo
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Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Però non città di Petrarca o città di Boccaccio. :wink:
ssilvio
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Iscritto in data: ven, 26 ott 2012 19:35

Intervento di ssilvio »

Perdonatemi, non mi trovo d'accordo con alcune opinioni.

In merito alla modalità con cui riferirsi ad una persona, in uno scritto, la cosa dipende dal tipo di scritto: in un romanzo ci si può tranquillamente riferire al personaggio chiamandolo per nome; in un articolo giornalistico sarebbe più opportuno utilizzare il cognome.

Per quanto riguarda l'utilizzo dei titoli, specie nel linguaggio giornalistico, non li bandirei del tutto, solo però se gli stessi sono nel tempo diventati, di fatto, un "sinonimo" più o meno affermato, raggiungiendo quasi il livello di "soprannome".
Alcuni esempi potrebbero essere "Il Cavaliere" per Silvio Berlusconi, "l'Avvocato" per Gianni Agnelli, ecc.
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