La versione inglese del sito della Crusca
Moderatore: Cruscanti
La versione inglese del sito della Crusca
Non bastava umiliare la versione italiana con un uso spropositato d’anglicismi innecessari: bisognava dimostrare a tutti che, inoltre, essa non sa l’inglese. Buon divertimento a chi conosce bene la lingua di Shakespeare.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: La versione inglese del sito della Crusca
A una prima ricognizione direi che si tratta di una «ri-traduzione» della pagina italiana. Ho notato Answer to doubts on Italian language, quando si dovrebbe dire about, giusto?Marco1971 ha scritto:Non bastava umiliare la versione italiana con un uso spropositato d’anglicismi innecessari: bisognava dimostrare a tutti che, inoltre, essa non sa l’inglese. Buon divertimento a chi conosce bene la lingua di Shakespeare.
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Re: La versione inglese del sito della Crusca
Caro Marco, la Crusca non c'è piú: è morta assieme al compianto professor Nencioni.Marco1971 ha scritto:Non bastava umiliare la versione italiana con un uso spropositato d’anglicismi innecessari: bisognava dimostrare a tutti che, inoltre, essa non sa l’inglese. Buon divertimento a chi conosce bene la lingua di Shakespeare.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Se qualcuno vuole segnalare alla Crusca che la versione inglese non sta bene... Io mi chiamo fuori. Tra l’altro, l’Académie française e la Real Academia Española non hanno una versione inglese dei loro rispettivi siti: infatti, se uno s’interessa, pare ovvio che studi la lingua. E alla fine, ci vuol poco per un anglofono a capire l’italiano scritto nel sito della Crusca: la versione inglese rappresenterebbe quasi un doppione. Vien da chiedersi perché l’Accademia non abbia il proprio sito solo in inglese (maccheronico).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
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Caro Marco, hai perfettamente còlto l’assurdità di questo rifacimento (ehm, scusate, ristàilinghe). Nell’aggiunta della versione inglese, c’è l’idea (incomprensibile) che cosí si possano attirare discenti stranieri; ma non ci s’accorge che l’operazione – visto anche il comportamento degli analoghi istituti di Francia e Spagna – non è dissimile da quella del Politecnico di Milano. Chi si vuole imparare l’italiano non ha certo bisogno del sostegno di quattro parole in un inglesuccio di dubbia correttezza.
C’era anche prima, solo che era work in progress. Anni e anni per questo splendido risultato (non riletto da un madrelingua – e a Firenze e dintorni, gli anglofoni madrelingua abbondano).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Scusate il fuori tema, ma ho dato un'occhiata al sito dell'Académie française ed è disarmante la differenza di stile fra i due: quello della Crusca sembra un sito commerciale o comunque più votato alla commercializzazione dei prodotti che altro, mentre quello francese ha un'impronta decisamente istituzionale.
- SinoItaliano
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