«Nato morto»
Moderatore: Cruscanti
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- Iscritto in data: dom, 27 gen 2013 8:59
«Nato morto»
vorrei sapere se questa locuzione può essere definita come antitesi oppure come ossimoro, inoltre vorrei sapere come vengono considerate nella lingua italiana espressioni simili come "nato stanco, stanco morto, ecc)
grazie
grazie
Quando l’opposizione concettuale risulta espressa in un sintagma (di solito nome e aggettivo), si tratta di ossímoro.
Il tipo innamorato cotto, ubriaco fradicio, ecc. è considerato una forma di superlativo assoluto.
Benvenuto!
P.S. Una frase comincia con una maiuscola e finisce con un punto (o altro segno di punteggiatura).
Il tipo innamorato cotto, ubriaco fradicio, ecc. è considerato una forma di superlativo assoluto.
Benvenuto!

P.S. Una frase comincia con una maiuscola e finisce con un punto (o altro segno di punteggiatura).

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Interventi: 82
- Iscritto in data: dom, 27 gen 2013 8:59
La ringrazio.
Le chiedo ulteriori delucidazioni riguardo all'ossimoro.
Oltre al caso del nome - aggettivo, si può definire ossimoro anche:
"i vinti hanno vinto" oppure "dovrai esserci senza esserci"?
Anche la frase "siamo nati per morire" deve considerarsi un ossimoro?
Aspetto una sua cortese risposta.
Le sono grato inoltre per le "pedanti" correzioni. Sono un neofita del forum e mi accorgo solo ora che siete molto attenti alla forma.
Sono uso frequentare normali forum dove si concede largo spazio ad improprietà linguistiche. Chiedo venia per tutti gli eventuali errori che potrò commettere in futuro.
Le chiedo ulteriori delucidazioni riguardo all'ossimoro.
Oltre al caso del nome - aggettivo, si può definire ossimoro anche:
"i vinti hanno vinto" oppure "dovrai esserci senza esserci"?
Anche la frase "siamo nati per morire" deve considerarsi un ossimoro?
Aspetto una sua cortese risposta.
Le sono grato inoltre per le "pedanti" correzioni. Sono un neofita del forum e mi accorgo solo ora che siete molto attenti alla forma.
Sono uso frequentare normali forum dove si concede largo spazio ad improprietà linguistiche. Chiedo venia per tutti gli eventuali errori che potrò commettere in futuro.
Sembrerebbe di sí. Bice Mortara Garavelli, nel suo manuale intitolato Le figure retoriche (Milano, Bompiani, 1993, p. 68) contempla le seguenti strutture sintattiche per l’ossimoro:
(a) Soggetto/predicato: La loro vita è morte d’immortali...
(b) Nome/attributo o altra specificazione: insensato senso, disperate speranze...
(c) Verbo/avverbio o altro modificatore: spio senza spiare, guado senza guadare...
(a) Soggetto/predicato: La loro vita è morte d’immortali...
(b) Nome/attributo o altra specificazione: insensato senso, disperate speranze...
(c) Verbo/avverbio o altro modificatore: spio senza spiare, guado senza guadare...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: dom, 27 dic 2020 2:50
Re: «Nato morto»
Mi scuso se apro di nuovo il filone, ma vorrei capire meglio quale sia effettivamente la differenza fra l'ossimoro e l'antitesi. Scusi per l'insistenza.
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- Iscritto in data: ven, 30 lug 2021 11:21
Re: «Nato morto»
Direi che l'ossimoro accosta concetti logicamente incompatibili (ad es. ghiaccio bollente), mentre l'antitesi consiste nell'abbinamento di concetti opposti ma che possono coesistere, come nei versi leopardiani riportati nel volume Il parlar figurato di Bice Mortara Garavelli «[...] quando ancor lungo / ha la speme e breve ha la memoria il corso» (Alla luna, v. 13-14).
Re: «Nato morto»
La differenza è che l’ossímoro è una struttura legata (dolce violenza, silenzio assordante, oscura luce, ecc.). In genere, si tratta di un sostantivo e di un aggettivo. L’antítesi riguarda un’opposizione concettuale strutturalmente slegata, con parole che si trovano in coordinazione (la vita e la morte, il freddo e il caldo) o anche non in prossimità diretta, come nell’esempio leopardiano riportato da Graffiacane qui sopra.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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