

Moderatore: Cruscanti
Concordo ed è principalmente per questo motivo che non approvo il DIPI del Canepàri. Registra tutte le pronunce immaginabili, ma alla fine non è questo, come diceva Lei, il motivo per cui consulto un dizionario. Come se non bastasse, se pronuncio cognàc faccio sfoggio di cultura?! E poi pronunce come /ˈfriuli/ sono tollerate?! Quindi "meno consigliabili", ma trovano pur sempre il loro posto nel dizionario...Marco1971 ha scritto:Ma non sembra anche a lei che la gente consulti il dizionario per sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato, piuttosto che per avere uno specchio fedele della realtà linguistica che già conosce?
Sottoscrivo in pieno tutto!sandrokkio ha scritto:Giuro che resto allibito di fronte al vostro registro linguistico... perché parlate in questo modo? Vi annuncio che l'italiano è cambiato tantissimo negli ultimi 100 anni, mentre voi sembrate non esserne a conoscenza e anzi rimanere aggrappati ad esso con tutte le vostre forze... tenetevi al passo coi tempi!! Il vostro linguaggio è a tratti non solo incomprensibile, ma addirittura "sbagliato"!! Forme come "son io" non esistono nell'italiano standard corrente, almeno non in quello del 2010.
Per quanto riguarda la discussione degli accenti, la questione è che non è la norma a determinare l'uso, bensì l'uso a determinare la norma!! Non esistono forme "sbagliate" in una lingua e forme "giuste", ma forse usate e non usate.
Se tutta la popolazione italiana dice "sàlubre" e solo 100 persone "salùbre" come si può dire che sia corretta la seconda versione?
La lingua evolve, si trasforma, è un organismo vivo... come una persona! E tentare di cristallizzarla, imbrigliarla, è come cercare di cristallizzare una persona, e i rapporti tra questa e gli altri.
Un altro esempio: la differenza tra "le ho dato" e "gli ho dato" va scomparendo nell'italiano... sempre più persone dicono "gli ho dato (a Maria)" e "gli ho dato (a Luigi)". Un orrore? Forse...ma è la naturale evoluzione linguistica dell'italiano (per analogia).
Vi faccio notare che altre lingue romanze non hanno questa distinzione (lo spagnolo, per esempio --> "le ho dicho", ma anche il portoghese).
La lingua va assecondata nelle sue evoluzioni, non ostacolata!!
Chi le dice che non lo facciamo già?Imbuter2000 ha scritto:Diversamente, perché non parlate o scrivete ancora come i riferimenti linguistici di qualche secolo fa?
Come sarebbe «doppiamente»? Vecchiezza è un vocabolo di registro sostenuto, meno comune rispetto a vecchiaia, ma certamente non «scorretto». Per seguir l’uso, dovremmo restringere il nostro vocabolario come un maglione infeltrito?Imbuter2000 ha scritto:Ci sarà un momento storico in cui "vecchieza" è diventato (doppiamente) scorretto.
Mi perdoni, ma questo non mi sembra un buon argomento. Se in una lingua esistono delle regole, occorre rispettarle. Rincorrere l’arbitrio dei parlanti che sbagliano, quand’anche fossero una massa, non mi pare un criterio accettabile.Imbuter2000 ha scritto:State pure a sostenere che si direbbe "devío" e non "dèvio" ma fino a un secolo fa il verbo "deviare" non era neppure rubricato nel vocabolario, dove era rubricato invece "disviare"/"desviare"
Dovremmo tornare a dire "disviare" o "desviare"?
Grazie del benvenuto, so di essere entrato a gamba tesa ma è perché l'argomento mi interessa particolarmente e riportando il mio pensiero "crudo" senza eufemismi miravo subito al confronto critico...Ferdinand Bardamu ha scritto:Le do il benvenuto, ma… perché quest’entrata a gamba tesa? Le rispondo brevemente.
D'accordo sulla correzione del mio "diversamente" in "altrimenti". Deformazione giuridica...Ferdinand Bardamu ha scritto:Chi le dice che non lo facciamo già?Imbuter2000 ha scritto:Diversamente, perché non parlate o scrivete ancora come i riferimenti linguistici di qualche secolo fa?A parte gli scherzi, Marco ha risposto benissimo piú sopra:
L’evoluzione non si può imbrigliare, questo è verissimo, ma non è neanche salúbre incoraggiare il tralignamento, voltando le spalle a un passato che molto spesso non si conosce o di cui non si ha coscienza.
Aggiungo che, se qualcuno qui si diverte a adoperare un registro elevato, non significa che non sia capace di capire la differenza tra registro colloquiale e formale. Parlar bene non vuol dire parlare come un libro stampato, come forse può pensare.
La prego di scusarmi, poi, se le faccio notare che diversamente nell’accezione di ‹altrimenti› ha un vago sapore burocratico: meglio, per l’appunto, altrimenti o la locuzione in caso contrario e sim.
Ok, approvo anche il "vecchiezza" ma del "vecchieza" che pensi?Ferdinand Bardamu ha scritto:Come sarebbe «doppiamente»? Vecchiezza è un vocabolo di registro sostenuto, meno comune rispetto a vecchiaia, ma certamente non «scorretto».Imbuter2000 ha scritto:Ci sarà un momento storico in cui "vecchieza" è diventato (doppiamente) scorretto.
Perchè "maglione infeltrito"? seguir l'uso secondo me non è nel senso di escludere dal vocabolario le parole poco usate ma semmai di escludere le diverse poco usate versioni di una parola quantunque (tanto o poco) usata.Ferdinand Bardamu ha scritto:Per seguir l’uso, dovremmo restringere il nostro vocabolario come un maglione infeltrito?
Quindi tu persisti ad usare "vecchieza", "giovineza", "addunque", "dello 'ngegno", "facultà", "vizii", "istorie", "incendii", "et", "cagione", "gittato", "divotissime", "nol", "a' tuoi studii", ecc.? o magari, tranne che su questo forum, usi ancora il latino? diversam ehmm altrimenti, per quale motivo non lo fai più?Ferdinand Bardamu ha scritto:Mi perdoni, ma questo non mi sembra un buon argomento. Se in una lingua esistono delle regole, occorre rispettarle. Rincorrere l’arbitrio dei parlanti che sbagliano, quand’anche fossero una massa, non mi pare un criterio accettabile.Imbuter2000 ha scritto:State pure a sostenere che si direbbe "devío" e non "dèvio" ma fino a un secolo fa il verbo "deviare" non era neppure rubricato nel vocabolario, dove era rubricato invece "disviare"/"desviare"
Dovremmo tornare a dire "disviare" o "desviare"?
Tutto sommato, ha fatto bene. Un po’ di pepe ogni tanto non guasta.Imbuter2000 ha scritto:Grazie del benvenuto, so di essere entrato a gamba tesa ma è perché l'argomento mi interessa particolarmente e riportando il mio pensiero "crudo" senza eufemismi miravo subito al confronto critico...
Dunque, in quest’elenco c’è un po’ di tutto. Ci sono alcune varianti dovute all’incertezza degli scriventi dell’italiano delle origini di fronte a suoni assenti in latino (l’occlu-costrittiva, dentale, non sonora [ʦ], cioè la z di pazzo); c’è un raddoppiamento fonosintattico che poi s’è perso (addunque: in origine a + dunque); ci sono aferesi che riportano nello scritto una peculiarità della pronuncia toscana (dello ’ngegno, a’ tuoi studii); ancora: ossequi al latino (et, istorie, facultà) e grafie cadute in disuso (vizii, incendii).Imbuter2000 ha scritto:Ok, approvo anche il "vecchiezza" ma del "vecchieza" che pensi?
dovremmo tornare ad usare "vecchieza", "giovineza", "addunque", "dello 'ngegno", "facultà", "vizii", "istorie", "incendii", "et", "cagione", "gittato", "divotissime", "nol", "a' tuoi studii", ecc.?
Ma le varianti grafiche delle origini – vecchieza, gratia, ecc. – non sono registrate nei vocabolari, tranne sparute eccezioni (es. facultà), che spesso implicano anche una pronuncia differente. Quindi su questo stia pur tranquillo.Imbuter2000 ha scritto:seguir l'uso secondo me non è nel senso di escludere dal vocabolario le parole poco usate ma semmai di escludere le diverse poco usate versioni di una parola quantunque (tanto o poco) usata.
Qui però sono in disaccordo. La maggior brevità non è un buon criterio d’inclusione d’una parola. Esempio banale: sopratutto ha una lettera in meno di soprattutto, ma è sbagliato, perché la regola vuole che la consonante che segue immediatamente la preposizione sopra raddoppi.Imbuter2000 ha scritto:E scrivo "semmai" perché preferirei che il vocabolario le riportasse comunque, quando giustificate da qualche effettivo vantaggio come ad es. la miglior pronunciabilità o la maggior brevità, annotandone però il minor uso.
Attenzione a non confondere questioni di natura diacronica (le differenze ortografiche tra italiano del Trecento e italiano moderno) con questioni eminentemente sincroniche, come la pronuncia corretta di una parola. Il fatto che io dica salúbre e non sàlubre non significa ch’io debba per forza adottare o accettare grafie arcaizzanti e latineggianti.Imbuter2000 ha scritto:Quindi tu persisti ad usare "vecchieza", "giovineza", "addunque", "dello 'ngegno", "facultà", "vizii", "istorie", "incendii", "et", "cagione", "gittato", "divotissime", "nol", "a' tuoi studii", ecc.? o magari, tranne che su questo forum, usi ancora il latino? diversam ehmm altrimenti, per quale motivo non lo fai più?
Resto convinto che la maggior brevità sia - e a ragione - uno dei fattori che concorrono a favore del cambiamento di un termine nel tempo, insieme però ad altri fattori anche contrari come la similanza con altri termini analoghi o checchessia che in questo termine ("soprattutto" o "sopratutto") evidentemente prevalgono... ma in altri termini no.Ferdinand Bardamu ha scritto:Qui però sono in disaccordo. La maggior brevità non è un buon criterio d’inclusione d’una parola. Esempio banale: sopratutto ha una lettera in meno di soprattutto, ma è sbagliato, perché la regola vuole che la consonante che segue immediatamente la preposizione sopra raddoppi.
Ha perfettamente ragione, bisogna sempre adattarsi all'interlocutore, nel parlato soprattutto. Nello scritto formale, invece, è consigliabile seguire le regole universalmente accettate.Imbuter2000 ha scritto:Continuo dunque a pensare che quando la stragrande maggioranza del target della mia discussione ritiene corretto "sàlubre" invece di "salùbre", sia più conveniente dire "sàlubre", a meno di aver l'intenzione di sembrare ignoranti, ridicoli o ironici (es. http://www.youtube.com/watch?v=Riws5gs-aBc).
Se le regole del linguaggio corrente non cambiassero, dovremmo continuare ad usare il latino... anzi il linguaggio dei Neanderthal!
Lei sembra trattare le questioni della lingua con l'accetta, caro Imbuter2000.Imbuter2000 ha scritto:Se le regole del linguaggio corrente non cambiassero, dovremmo continuare ad usare il latino... anzi il linguaggio dei Neanderthal!
In questo caso particolare, potrebbe trattarsi di una componente psicologica, dovuta proprio al significato del verbo. Il raddoppiamento e la pronuncia intensa di -l- renderebbero 'meglio' l'idea di accelerare.domna charola ha scritto:Ad esempio, qualcuno mi spiega perché "accelerare" sta guadagnando una "l", che lo rende pure più difficile da pronunziare, tanto che capita persino di vederselo correggere in testi scritti, divenendo così *accellerare?
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