Dubbio su doppio condizionale
Moderatore: Cruscanti
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Dubbio su doppio condizionale
Salve vorrei sapere se questo periodo con doppio condizionale vi sembra corretto... Grazie!
"Ma questo è capitato di rado, giacché la vecchia era quasi sempre vicino la soglia della porta, pronta ad adocchiarmi appena mi fossi sporto dal rettangolo dell’ingresso; talora pareva feralmente allignata alla sua poltrona – siccome fosse una sua propaggine – sprofondata in essa, talché vedendola io me la figuravo come un arbusto umano che in luogo di quelle caviglie gonfie, sfodererebbe viluppi di radici e propaggini che l’attaccherebbero al piancito…"
"Ma questo è capitato di rado, giacché la vecchia era quasi sempre vicino la soglia della porta, pronta ad adocchiarmi appena mi fossi sporto dal rettangolo dell’ingresso; talora pareva feralmente allignata alla sua poltrona – siccome fosse una sua propaggine – sprofondata in essa, talché vedendola io me la figuravo come un arbusto umano che in luogo di quelle caviglie gonfie, sfodererebbe viluppi di radici e propaggini che l’attaccherebbero al piancito…"
- Souchou-sama
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- Iscritto in data: ven, 22 giu 2012 23:01
- Località: Persico Dosimo
Uhm, non dovrebbe esser al passato? Dato ch’è retto da mi figuravo… Anzi, devo dire che mi suona un po’ strana in ogni caso, quella frase.
Mi rimetto ai piú esperti.
Comunque, personalmente, modificherei qualcosina:

Comunque, personalmente, modificherei qualcosina:
Inoltre, la ripetizione che ho sottolineato è proprio inevitabile?Ma questo è capitato di rado, giacché la vecchia era quasi sempre vicino alla soglia della porta, pronta a adocchiarmi appena mi fossi sporto dal rettangolo dell’ingresso. Talora pareva feralmente allignata alla sua poltrona – siccome fosse una sua propaggine –, sprofondata in essa, talché vedendola io me la figuravo come un arbusto umano che, in luogo di quelle caviglie gonfie, sfodererebbe viluppi di radici e propaggini che l’attaccherebbero al piantito…
Concordo con Souchou-sama sulle correzioni apportate. Per quanto riguarda il condizionale, in questo tipo di frase (me la figuravo come) ci si aspetterebbe piuttosto un congiuntivo imperfetto (che sfoderasse viluppi di radici e propaggini che l’attaccassero...).
Benvenuto!
Benvenuto!

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Mi scusi ma io preferisco evitare la successione delle 3 'a', quindi l'ad eufonico a mio parere ci sta tutto: "pronta ad adocchiarmi". Sbaglio?Souchou-sama ha scritto:Comunque, personalmente, modificherei qualcosina:
Ma questo è capitato di rado, giacché la vecchia era quasi sempre vicino alla soglia della porta, pronta a adocchiarmi appena mi fossi sporto dal rettangolo dell’ingresso.
A proposito: mi ricordo che su qualche grammatica (di quelle scolastiche) è scritto che la -d eufonica di 'ed', 'ad' e 'od' va evitata se precede parole che iniziano con 'i' o con 'u'.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Della ‘d’ eufonica (o disfonica, secondo i punti di vista) s’è discorso molto in queste stanze (non so piú dove, ma basta fare una ricerca). Personalmente, ad adocchiare mi fa accapponare la pelle, mentre pronta a adocchiare, con un bel legato, fila liscio.Zabob ha scritto:Mi scusi ma io preferisco evitare la successione delle 3 'a', quindi l'ad eufonico a mio parere ci sta tutto: "pronta ad adocchiarmi". Sbaglio?

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Tornando all’oggetto del filone, un esempio di Moravia, tornatomi in mente:
Anche se talvolta gli sembrava che le cose che doveva imparare non gli si presentassero distribuite ordinatamente nell’avvenire, secondo i giorni e i mesi dell’anno scolastico, ma tutte raccolte davanti a lui, in una massa ritta e invalicabile, simile ad una montagna le cui lisce pareti non offrissero alcun appiglio per aggrapparsi e sormontarla. (La disubbidienza)
Anche se talvolta gli sembrava che le cose che doveva imparare non gli si presentassero distribuite ordinatamente nell’avvenire, secondo i giorni e i mesi dell’anno scolastico, ma tutte raccolte davanti a lui, in una massa ritta e invalicabile, simile ad una montagna le cui lisce pareti non offrissero alcun appiglio per aggrapparsi e sormontarla. (La disubbidienza)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Noto quel suo "personalmente": ergo, errore non è. Presumo che siano quelle due 'd' di ad adocchiare a darle fastidio: forse "pronta ad avere", "pronta ad accogliere", "pronta ad assimilare" le suonerebbero meno cacofoniche (o "disfoniche", se preferisce)?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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