Con quale criterio si scelgono le desinenze dei femminili?
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Con quale criterio si scelgono le desinenze dei femminili?
Cerco di spiegarmi meglio: perché, dei nomi che al maschile terminano in ore, i relativi femminili a volte hanno una desinenza e a volte un'altra?
Tanto per intenderci: attore/attrice; controllore/controllora; dottore/dottoressa.
Tanto per intenderci: attore/attrice; controllore/controllora; dottore/dottoressa.
Ultima modifica di rossosolodisera in data mer, 22 gen 2014 0:03, modificato 1 volta in totale.
- Ferdinand Bardamu
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Non c’è un criterio unico per tutti i femminili dei nomi d’agente: occorre spesso guardare alla storia della parola. La forma femminile regolare di dottore dovrebbe essere dottrice1, come da attore s’è fatto attrice, ché è la forma piú vicina all’etimo doctrix. Eppure si è costruito un femminile in -essa, suffisso che porta spesso un leggero valore spregiativo (oggi del tutto scomparso); e, inizialmente, dovette portare proprio questa connotazione.
Controllore è un francesismo, da contrôleur, e, in questo caso, non si può segmentare, perché la parola francese ha subíto soltanto un adattamento fonetico. Di conseguenza, si femminilizza soltanto la desinenza.
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1 Se ne trovano però alcuni esempi antichi qui.
Controllore è un francesismo, da contrôleur, e, in questo caso, non si può segmentare, perché la parola francese ha subíto soltanto un adattamento fonetico. Di conseguenza, si femminilizza soltanto la desinenza.
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1 Se ne trovano però alcuni esempi antichi qui.
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E' quello chemi stavo chiedendo anch'io, meditando su fattore, inteso come il contadino con fattoria.
E qui al femminile mi sono sorti i dubbi, potendo addirittura, secondo me, esserci significati diversi:
- fattora: mi sa di popolaresco
- fattoressa: non mi convince
- fattrice: credo sia un'altra cosa, restando in fattoria mi viene in mente la vacca o altro animale da riproduzione.

E qui al femminile mi sono sorti i dubbi, potendo addirittura, secondo me, esserci significati diversi:
- fattora: mi sa di popolaresco
- fattoressa: non mi convince
- fattrice: credo sia un'altra cosa, restando in fattoria mi viene in mente la vacca o altro animale da riproduzione.

Femminile di fattore
Propriamente il fattore è: "chi cura per conto del proprietario un'azienda agricola" (GRADIT).
Fattoressa o fattora potrebbero andare anche se non sarebbero neutri (cioè privi di sfumature...). Inoltre i due termini sono ambigui perché indicano anche la moglie del fattore.
Eviterei la donna fattore o il fattore donna.
Fattoressa o fattora potrebbero andare anche se non sarebbero neutri (cioè privi di sfumature...). Inoltre i due termini sono ambigui perché indicano anche la moglie del fattore.
Eviterei la donna fattore o il fattore donna.

La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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- Ferdinand Bardamu
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Manzoni usò fattoressa, personaggio che compare nel capitolo IX dei Promessi Sposi, allorché Lucia e Agnese si ricoverano nel convento della monaca di Monza. Qui, il commento di Sapegno e Viti spiega che questa, piú che la moglie del fattore, è «una specie di sovrintendente ai lavori materiali del convento» (I Promessi Sposi, Firenze, «Le Monnier», 19961, I ediz. 1994, p. 169, nota 111). Il Treccani in linea dà, come alternativa, anche fattora.domna charola ha scritto:E' quello chemi stavo chiedendo anch'io, meditando su fattore, inteso come il contadino con fattoria.
E qui al femminile mi sono sorti i dubbi, potendo addirittura, secondo me, esserci significati diversi:
- fattora: mi sa di popolaresco
- fattoressa: non mi convince
- fattrice: credo sia un'altra cosa, restando in fattoria mi viene in mente la vacca o altro animale da riproduzione.
L’accettabilità di suffissi non regolari, come -essa o -a a fronte dell’etimologico -trice, è legata alla natura del mestiere. Se scegliamo un’azione astratta, una professione o una carica pubblica, per esempio, vediamo che -essa e -a non sono piú possibili: es. si dirà benefattrice non *benefattora o *benefattoressa; latrice (es. di doni) non *latora o *latoressa; scrittrice non *scrittora o *scrittoressa; senatrice non *senatora o *senatoressa; e cosí via.
Questo è vero piú per i nomi di carica o di professione che per quelli di mestiere. Pastora, in sé, non ha alcuna connotazione negativa, mi sembra; forse nel significato traslato di ‹sacerdotessa›, in certe confessioni cristiane protestanti, può assumere, per noi cattolici, una sfumatura leggermente ironica.bubu7 ha scritto:Fattoressa o fattora potrebbero andare anche se non sarebbero neutri (cioè privi di sfumature...).
- Animo Grato
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Re: Femminile di fattore
Francamente, ho sempre faticato a comprendere - e digerire - questa "trasmissione di competenze per via matrimoniale". Capisco che la donna che sposa il re diventi regina, perché lì siamo in un ambito in cui gli aspetti familiari e dinastici sono il nocciolo della questione, ma in altri campi questa "estensione del titolo" mi sembra assurda. E sicuramente lo sembrerebbe anche a voi se, telefonando a un elettricista per richiedere un suo pronto intervento, vi sentiste rispondere: "No, oggi io non posso. Però le posso mandare mia moglie che, in quanto consorte, è elettricista honoris causa". Per carità, so che un caso così estremo non si verificherebbe mai e sono consapevole della paradossalità del mio esempio; sarei però curioso di sapere i limiti della liceità di questo "contagio onorifico/professionale"; in altre parole: tra la legittima regina e l'abusiva elettricista, quali i sono i casi che demarcano il confine?bubu7 ha scritto:Inoltre i due termini sono ambigui perché indicano anche la moglie del fattore.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Re: Femminile di fattore
Posso condividere la difficoltà di digestione ma la comprensione del fenomeno non mi sembra tanto difficile.Animo Grato ha scritto: Francamente, ho sempre faticato a comprendere - e digerire - questa "trasmissione di competenze per via matrimoniale"...
La storia del mondo, con le sue ingiustizie e prevaricazioni, si riflette sulla lingua.
È vero quello che dice ma quando parlavo di sfumature non intendevo necessariamente riferirmi a connotazioni negative.Ferdinand Bardamu ha scritto:Questo è vero piú per i nomi di carica o di professione che per quelli di mestiere. Pastora, in sé, non ha alcuna connotazione negativa, mi sembra; forse nel significato traslato di ‹sacerdotessa›, in certe confessioni cristiane protestanti, può assumere, per noi cattolici, una sfumatura leggermente ironica.bubu7 ha scritto:Fattoressa o fattora potrebbero andare anche se non sarebbero neutri (cioè privi di sfumature...).
Questi suffissi spesso sono accompagnati, come anche lei riporta, da una sfumatura ironica.
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- Ferdinand Bardamu
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Re: Femminile di fattore
Sí, ma capirà bene che chi è oggetto d’un epiteto ironico non considera quell’epiteto come positivo, a meno che non abbia molto senso dell’umorismo: l’ironia ha, molto spesso, lo scopo di far accettare una forma di bonaria derisione.bubu7 ha scritto:È vero quello che dice ma quando parlavo di sfumature non intendevo necessariamente riferirmi a connotazioni negative.
Questi suffissi spesso sono accompagnati, come anche lei riporta, da una sfumatura ironica.
Credo che una certa condivisione della mansione sia necessaria: la moglie del fattore è una fattoressa perché aiuta il marito nel suo lavoro. La moglie dell’elettricista, invece, no, a meno che non gli passi gli attrezzi quando lavora.Animo Grato ha scritto:... sarei però curioso di sapere i limiti della liceità di questo "contagio onorifico/professionale"; in altre parole: tra la legittima regina e l'abusiva elettricista, quali i sono i casi che demarcano il confine?

- Ferdinand Bardamu
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Io non ne sarei cosí certo: bisognerebbe chiedere a una donna che fa questo mestiere per averne conferma. Rimane il fatto che non si può prevedere l’accettabilità sociale di un suffisso come -essa con una semplice deduzione: se lei chiama una ragazza che fa l’università studentessa, o una donna che svolge la professione medica dottoressa, dubito che riceverà occhiatacce.bubu7 ha scritto:E in questo senso confermo che se ci si rivolge a una moderna manager agricola chiamandola fattoressa o fattora, l'interlocutrice non può non avvertire una sfumatura ironica.
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- Ferdinand Bardamu
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Aderire, spesso in maniera ipocrita, al politicamente corretto porta molte volte a risultati contrari a quelli sperati: si veda per esempio quel diversamente abile, ch’è diventato il modello di un gran numero di epiteti sarcastici o (auto)ironici come diversamente intelligente o diversamente alto.domna charola ha scritto:Sinceramente, se fossi alla conduzione di una fattoria e qualcuno mi si rivolgesse chiamandomi "operatrice agricola" o "dirigente agricola" mi sentirei comunque presa in giro.
Sono completamente d'accordo. Naturalmente il mio manager agricola era una provocazione.Ferdinand Bardamu ha scritto: Aderire, spesso in maniera ipocrita, al politicamente corretto porta molte volte a risultati contrari a quelli sperati: si veda per esempio quel diversamente abile, ch’è diventato il modello di un gran numero di epiteti sarcastici o (auto)ironici come diversamente intelligente o diversamente alto.

Giusto, ma questo vale anche per l'ipotesi opposta...Ferdinand Bardamu ha scritto: Rimane il fatto che non si può prevedere l’accettabilità sociale di un suffisso come -essa con una semplice deduzione...
Andrò a ricercare i luoghi nei quali i nostri padri

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ma che successo !
Non avevo attivato le notifiche per questa discussione, e avevo perfino il sospetto che fosse stato cancellata. Per scoprire, compiacendomene, che al contrario ha avuto un inaspettato successo, a giudicare dal numero di interventi.
Mi sono venuti in mente due terribili femminili (in realtà la questione mi "tormenta" da anni): gestore e precursore. Nel primo caso io preferisco ricorrere direttamente a la gerente, che ha lo stesso significato. Quanto a precursore... spero che sia errato precursrice, e non piacendomi neppure precursora adotto artificio analogo a quello del caso precedente: precorritrice, oppure precorrente (anche se c'è una sfumatura leggermente diversa).
Mi sono venuti in mente due terribili femminili (in realtà la questione mi "tormenta" da anni): gestore e precursore. Nel primo caso io preferisco ricorrere direttamente a la gerente, che ha lo stesso significato. Quanto a precursore... spero che sia errato precursrice, e non piacendomi neppure precursora adotto artificio analogo a quello del caso precedente: precorritrice, oppure precorrente (anche se c'è una sfumatura leggermente diversa).
- Animo Grato
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- Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11
Re: ma che successo !
Non solo è errato: è impossibile!rossosolodisera ha scritto:spero che sia errato precursrice

«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
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