«Italiano come lingua ufficiale: la Crusca ci riprova»
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«Italiano come lingua ufficiale: la Crusca ci riprova»
Vi segnalo un’intervista a Francesco Sabatini pubblicata oggi sul Corriere della Sera con il titolo «Italiano come lingua ufficiale: adesso la Crusca ci riprova». Eccovi il collegamento.
Sottolineo in particolare questo passo:
Stati grandi come la Francia o piccoli come la Slovenia hanno nella loro Carta fondamentale la definizione di lingua ufficiale. Da noi, invece, esitò al tempo della Costituente chi temeva di favorire il nazionalismo: il risultato è che l’italiano è stato abbandonato in una specie di terra di nessuno.
Mi chiedo poi: perché si propone d’inserire «L’italiano è la lingua della Repubblica» nell’articolo nono («La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.»)? Mi pare che sia piú coerente premettere la frase all’articolo sesto, cioè «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». Che ne pensate?
Sottolineo in particolare questo passo:
Stati grandi come la Francia o piccoli come la Slovenia hanno nella loro Carta fondamentale la definizione di lingua ufficiale. Da noi, invece, esitò al tempo della Costituente chi temeva di favorire il nazionalismo: il risultato è che l’italiano è stato abbandonato in una specie di terra di nessuno.
Mi chiedo poi: perché si propone d’inserire «L’italiano è la lingua della Repubblica» nell’articolo nono («La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.»)? Mi pare che sia piú coerente premettere la frase all’articolo sesto, cioè «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». Che ne pensate?
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"Mi pare che sia piú coerente premettere la frase all’articolo sesto, cioè «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». Che ne pensate?"
Premettere o inserire? Tutto sommato, potrebbe rientrare fra le minoranze linguistiche da tutelare perché in via d'estinzione...
Sicuramente, nell'articolo citato la dichiarazione dell'italiano come lingua ufficiale sarebbe la naturale premessa, da cui poi far discendere che, detto ciò, non si vuole comunque sopprimere gli altri idiomi.
C'è qualcosa di freudiano nel pensare la "lingua ufficiale" come qualcosa di affine a paesaggio, patrimonio storico e artistico, tutte cose "del passato", soggette a perdersi se non si opera una solida tutela.
Ben diverso comunque da una categorica affermazione di principio, come giustamente lei propone.
Premettere o inserire? Tutto sommato, potrebbe rientrare fra le minoranze linguistiche da tutelare perché in via d'estinzione...
Sicuramente, nell'articolo citato la dichiarazione dell'italiano come lingua ufficiale sarebbe la naturale premessa, da cui poi far discendere che, detto ciò, non si vuole comunque sopprimere gli altri idiomi.
C'è qualcosa di freudiano nel pensare la "lingua ufficiale" come qualcosa di affine a paesaggio, patrimonio storico e artistico, tutte cose "del passato", soggette a perdersi se non si opera una solida tutela.
Ben diverso comunque da una categorica affermazione di principio, come giustamente lei propone.
- Ferdinand Bardamu
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È precisamente quel che pensavo anch’io. Considerare l’italiano come Pompei significa farne un pezzo da museo; se poi vediamo come è messa Pompei...domna charola ha scritto:C'è qualcosa di freudiano nel pensare la "lingua ufficiale" come qualcosa di affine a paesaggio, patrimonio storico e artistico, tutte cose "del passato", soggette a perdersi se non si opera una solida tutela.
Ben diverso comunque da una categorica affermazione di principio, come giustamente lei propone.
- Animo Grato
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Mi ha fatto ridere il passaggio in cui si ipotizza l'ostilità all'ufficializzazione dell'italiano da parte di coloro che "temono [...] che sia la premessa per l'esclusione dalla cittadinanza degli immigrati". "Immigrati"? Io direi piuttosto che a venire spogliati della cittadinanza sarebbero proprio molti italiani! Battute a parte, il punto è sempre lo stesso: che italiano? Non posso non vedere una certa ironia nel fatto che questa proposta venga dall'Accademia della Crusca, ormai restia (come si è spesso deplorato in questo foro) a prendere una posizione netta sull'evoluzione - o involuzione - dell'idioma nazionale. E se non lo fa ora che i suoi verdetti sarebbero semplici consigli, figuriamoci quanta maggiore prudenza la paralizzerebbe una volta che le sue deliberazioni divenissero costituzionalmente vincolanti... Col risultato che nel generale lassismo - questo sì un tratto nazionale di cui è davvero superflua la tutela nella Carta - sarebbe avallato qualsiasi scempio, in nome della "democrazia".
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
Non mi convince l'idea d'inserire nella Costituzione l'italiano come «lingua nazionale». Mi sembra più opportuna la pubblicazione di una grammatica e di un lessico ufficiale da usare negli atti pubblici, nonché una risistemazione della Crusca, proclamandola «ente ufficiale per la tutela dell'italiano» (sullo stile dell'Académie française) affinché torni a difendere l'idioma come faceva in passato.
- Ferdinand Bardamu
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Indubbiamente. Se l’inserimento nella Costituzione si risolverà in una bella quanto inutile affermazione di principio (come accade per altri articoli, peraltro), allora tanto vale rimanere come si è ora. A mio modo di vedere, il riconoscimento costituzionale dovrebbe essere il primo passo per arrivare alle proposte di cui parla lei.Carnby ha scritto:Non mi convince l'idea d'inserire nella Costituzione l'italiano come «lingua nazionale». Mi sembra più opportuna la pubblicazione di una grammatica e di un lessico ufficiale da usare negli atti pubblici, nonché una risistemazione della Crusca, proclamandola «ente ufficiale per la tutela dell'italiano» (sullo stile dell'Académie française) affinché torni a difendere l'idioma come faceva in passato.
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Il problema è che a molti sembra sensato che uno chieda la cittadinanza di un paese senza neanche preoccuparsi di apprenderne la lingua, questa è l'Italia di oggi!Animo Grato ha scritto:Mi ha fatto ridere il passaggio in cui si ipotizza l'ostilità all'ufficializzazione dell'italiano da parte di coloro che "temono [...] che sia la premessa per l'esclusione dalla cittadinanza degli immigrati". "Immigrati"? Io direi piuttosto che a venire spogliati della cittadinanza sarebbero proprio molti italiani! Battute a parte, il punto è sempre lo stesso: che italiano? Non posso non vedere una certa ironia nel fatto che questa proposta venga dall'Accademia della Crusca, ormai restia (come si è spesso deplorato in questo foro) a prendere una posizione netta sull'evoluzione - o involuzione - dell'idioma nazionale. E se non lo fa ora che i suoi verdetti sarebbero semplici consigli, figuriamoci quanta maggiore prudenza la paralizzerebbe una volta che le sue deliberazioni divenissero costituzionalmente vincolanti... Col risultato che nel generale lassismo - questo sì un tratto nazionale di cui è davvero superflua la tutela nella Carta - sarebbe avallato qualsiasi scempio, in nome della "democrazia".
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