L'espressione più assurda del vostro dialetto

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rossosolodisera
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Intervento di rossosolodisera »

Ivan92 ha scritto:L'unità lessicale "sa" che, dalle mie parti, ha una triplice accezione:

1: Sì, certo, ovvio

2: Con

3: Questa

:
Ce n'è una quarta: "sai" traducibile come "ti figuri?", "ti immagini?".

Un esempio: se c'è una bella gatta si potrebbe dire "sa' quant'era graziosa da piccola!". Spesso dalle sue parti si usa scherzosamente la locuzione "sa' la madre?!" (ovvero: "Te la figuri la madre?!", "ti immagini come si sente ora la madre?!") quando una persona si rende protagonista di un fatto facendo parlare di sé.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Questa quarta accezione di sa è in verità una nebulosa indistinta. Non sono sicuro se sia traducibile con "sai". Potrebbe anche esser sinonimo di "chissà" (es: chissà la madre cosa penserebbe se sapesse ecc..) ed è sicuramente più rara da sentire rispetto alle altre tre, soprattutto tra i giovani. Di sicuro gli anziani l'adoperano. Ma sinceramente non so quale sia la traduzione corretta. Per dovere di cronaca lei, ad ogni modo, ha fatto benissimo a menzionarla. Io me ne ero dimenticato. :)

Dalle sue parti sa che significato ha?
rossosolodisera
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Intervento di rossosolodisera »

Ivan92 ha scritto:Potrebbe anche esser sinonimo di "chissà" (es: chissà la madre cosa penserebbe se sapesse ecc..)
Bella intuizione, che però se ci pensa è stretta parente della mia: "chissà" vuol dire "chi sa".
Ivan92 ha scritto: Per dovere di cronaca lei, ad ogni modo, ha fatto benissimo a menzionarla. Io me ne ero dimenticato. :)
C'è da dire che nella mia vita ho conosciuto solo due persone di Castello, e non ho parlato con altri.
Ivan 92 ha scritto:Dalle sue parti sa che significato ha?
Benché non ci viva più dentro da più di vent'anni (a parte il dormirci qualche volta) me lo ricordo bene il dialetto o vernacolo che sia:
quelli che ha detto lei esclusa la preposizione con (accezione non usata e tuttavia conosciuta , visto che a tanti càpita di avere amicizie e conoscenze nel pesarese) , e in più, ovviamente, quella che ho aggiunto io. Un'altra locuzione quasi idiomatica con il sa in tale accezione è : " c'era don Mario ? Sa che ××alle ...!?!" (Ho messo gli astrrischi come nei tabulati telefonici per coprire mezzo numero).
ippogrifo ha scritto:Ogni riferimento è - per sua natura - relativo e non assoluto. Se sposto l'origine - lo zero - sulla retta dei numeri, quello che - prima - era il punto contrassegnato da "7" può diventare "3" o "-24" o "π (pi greco = 3,1416 . . .)". Così, non può che essere lo stesso anche per i gradi di parentela. Anche se sono semplicemente rappresentati solo da numeri naturali . . . Tutto dipende solo da dove s'inizia a contare . . .
Ho ricevuto messaggi simili al suo anche in privato, e le dirò che la tesi del relativismo fila, ma mi lascia ancora qualche dubbio: il suo discorso è un po' come il concetto di lontananza, o di meridione (per uno svedese sono terrone anche io, diceva un mio amico veronese) o di occidente ( gli U.S.A. da un punto di vista socioeconomico fanno parte dell' occidente, ma chi vive nelle filippine negli U.S.A. ci va andando ad est.). Io invece ragiono in modo più assoluto (un po' come quando parlo di sponde destra e sinistra, che le considero voltando le spalle alla sorgente). Semmai una tesi più forte a suo favore potrebbe essere la differenza tra parente e cugino: come parente il figlio di suo cugino è di quinto grado, ma come cugino lo si può considerare di secondo grado. Per essere convinto del mio torto o della mia ragione chiedo a tutti un po' di tempo: vorrei scrivere allo stesso editore Treccani e se ci riesco alla Crusca. Adesso torniamo al tema del filone.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

rossosolodisera ha scritto:quelli che ha detto lei esclusa la preposizione con (accezione non usata e tuttavia conosciuta , visto che a tanti càpita di avere amicizie e conoscenze nel pesarese)
Non sapevo che nel pesarese si dicesse sa. E men che meno avrei mai pensato che potesse avere questa accezione. Insomma, anche a Pesaro sa significa con?
ippogrifo
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ASSOLUTO/RELATIVO? "THAT IS THE QUESTION"

Intervento di ippogrifo »

1) “Relativismo”?
E’ un termine “filosofico”. Avevo - semplicemente - cercato di esemplificare il concetto di “sistemi di riferimento” in senso oggettivamente scientifico. :wink:

2) “Ragionamento assoluto”?
In realtà, nessuno di noi fa ragionamenti veramente “assoluti” - l’etimo della parola implica il significato di “slegato/sconnesso” -. Anche perché siamo fortemente collegati al nostro linguaggio e al nostro contesto culturale - educazione, scolarizzazione, socializzazione et c. - .
Insomma, alle “costruzioni sociali” nell’ambito delle quali viviamo e che “interagiscono” significativamente coi nostri aspetti cognitivi e colle nostre rappresentazioni mentali.
Nell’esempio proposto e relativo all’orientamento, sono presenti - più o meno consapevolmente a seconda della persona - tre rappresentazioni mentali: l’allineamento dorso/ventrale, quello sinistra/destra e il collegamento - in questo caso, esattamente “ortogonale” - tra i due allineamenti riferiti. Non proprio “assolutezza del ragionamento”!. :wink: Per altro, mi rendo conto - e apprezzo - che, nell’intervento, il termine “assoluto” viene usato con un po’ d’ironia. :wink: Nessuno di noi effettua davvero processi cognitivi “assoluti”. Anche per il solo fatto di aver avuto una madre - “umana” - e di trascorrere la nostra esistenza in una ben determinata compagine sociale. I cosiddetti “bambini selvaggi” - recuperati alla vita “civile” dalle selve - non riuscirono mai a parlare - in alcuni casi, solo poche parole - né fornirono mai evidenze di un tipo di ragionamento comparabile con quello dei bambini “tipici”. Quindi, ogni tipo di ragionamento proviene da una “relazione”.

3) “A mio favore?”
Ovviamente, non c’è nulla di personale da parte mia e - lo do per scontato - nemmeno da parte di altri nei miei confronti. :wink: Inoltre, se avessi esposto una mia tesi personale, l’avrei esplicitato. Mi sono solo permesso di riferire quella che è la situazione italiana relativamente alle due metriche di calcolo dei gradi di parentela citate. In altre culture possono esisterne altre e anche in numero diverso.

4) Differenza tra parenti e cugini?
Nessuna. La “cuginanza” :wink: è - a pienissimo titolo - un vincolo di parentela. Esiste, nel Codice italiano, distinzione tra parenti e affini. Ma i cugini sono - a tutti gli effetti - parenti e non affini. E così anche nel linguaggio comune. Non va affatto ritenuto discordante che il Codice proponga una propria metrica in merito alla valutazione dei gradi di parentela. Ogni settore professionale dispone di metodiche specifiche e di termini “specialistici”, ma ciò non implica che non siano pienamente “legittimi” quelli della lingua che noi parliamo quotidianamente. E’ - ad es. - assolutamente normale che una signora ottantacinquenne di scarsa cultura ricoverata esprima i propri sintomi con termini diversi da quelli consolidati nella semeiotica medica. E così - più o meno - fa chiunque non sia - contemporaneamente - paziente e medico.

5) Non è questione di ragione o torto.
Non siamo assolutamente tenuti a essere “manichei”. Si tratta - assai più semplicemente - di due metriche parallele che convivono e la cui “transcodifica” risulta per tutti immediata. Il concetto di “biscuginanza” :wink: , ad es., fa parte - a pieno titolo - della nostra cultura e della nostra lingua. E’ perfettamente consolidato nel linguaggio dei colti e dei meno colti e convive colla metrica - diversa - dell’attuale codice e col linguaggio "professionale" di avvocati e giudici. Che - al di fuori del ruolo professionale e, ad es., della valutazione dei gradi di parentela ai fini della ripartizione ereditaria - parlano tranquillissimamente di "biscuginanza" :wink: come tutti noi. Così come conviveva colle diverse metriche di codici particolari che precedettero quelli dell’Italia unita, quando la legislazione si differenziava a seconda degli stati sovrani preunitari.

L’editore Treccani o la Crusca non potrebbero far altro che confermare quanto costituisce la realtà dell’uso del linguaggio italiano attuale e di alcune sue articolazioni specifiche o professionali.

Cordialmente
rossosolodisera
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Intervento di rossosolodisera »

Che le piaccia o no, Ippogrifo, sta sprecando fiumi di parole per avere per forza l'ultima, convinto che lo sfoggiare nozioni elitarie di attinenza quantomeno forzata la renda incontraddicibile, col solo risultato, in realtà, di imporre un cambio di argomento al filone. Libero di restare della sua opinione, o anzi, pardon, di essere fedele quella ufficiale e unanime di tutti i linguisti (editori e non). I termini assoluto e relativo li ha usati per primo lei. Quanto alla differenza, oggettiva, tra il linguaggio di fatto rispetto a quello teorico non è che la conferma di quello che noi qui ci battiamo per ignorare: la lingua è quella che di fatto parla la gente, solo l'uso causa infatti i solitamente lenti cambiamenti della lingua "ufficiale", tuttavia un purista non lo accetta facilmente e si prodiga a scrivere nei forum. Anzi i più accreditati scrivono pure saggi, o insegnano.
Il fatto che tanta gente, soprattutto tra gli anziani, poco scolarizzati, non sia in grado di usare i termini medici specifici, non significa che al momento sia corretta la dizione "gli analisi del sangue" o "voglia "in luogo di angioma , o "sfogo" in luogo di eczema .
Come non potremmo accettare nel nostro vocabolario i versi prodotti da un selvatico portato in città solo perché lui di piu non può fare. Oltretutto questo suo ultimo esempio deborda da quello che è gia un off - topic
Ultima modifica di rossosolodisera in data mer, 26 feb 2014 17:21, modificato 2 volte in totale.
domna charola
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Intervento di domna charola »

A ben guardare, nella fattispecie, il cugino può anche essere parente di quarto grado, ma se voglio indicare il livello di "cuginanza" sucessivo, allontanandosi, anziché moltiplicare arrivando in breve a gradi numericamente alti, potrei riassumere con il termine "cugino" un ben preciso grado di parentela, numericamente univoco, e poi utilizzare questo "multiplo" di parentela come base per calcolare successivi gradi del medesimo tipo di relazione.
Non so se mi sono spiegata, anzi, credo proprio di no... però io in casa l'ho sempre inteso come "posto che indichiamo con "cugino" il figlio della sorella/fratello del etc....., ecco Tizio è "cugino" in secondo grado", come dire "due dozzine", che è altrettanto valido del dire ventiquattro. Nel nostro caso, però è anche più veloce e univocamente determinato rispetto a "parente di quarto grado" che forse potrebbe compredere anche altre relazioni.
rossosolodisera
Interventi: 198
Iscritto in data: lun, 30 dic 2013 17:30

Re: l'espressione più assurda del vostro dialetto

Intervento di rossosolodisera »

domna charola ha scritto:Oddio, a casa mia da piccola lo sentivo usare, così come "non dice niente", che era un sinonimo. "non dice niente" lo uso anch?io, perché l'ho sempre sentito... però a questo punto mi chiedo in quali diverse aree geografiche è diffuso.
Di dove è di bello? Comunque dalle parole del suo breve intervento la locuzione che lei cita, oltre a non essere uguale alla mia, dà l'impressione (potrei sbagliarmi, ovviamente) di avere un altro significato: se riferito a frasi del tipo "questa canzone non mi dice niente", o "questo dipinto non mi dice niente" penso sia usata in tutta Italia, col significato di non suscitare emozioni, lasciare indifferente, ma non di stonare con qualcos'altro. Se ho interpretato male, mi scusi e la prego di correggermi.
cambrilenc
Interventi: 57
Iscritto in data: sab, 04 ago 2012 23:12
Info contatto:

Intervento di cambrilenc »

a proposito di con e sa: in un altro filone parlavamo sulla preposizione in cun (con), usata nell´estremo ponente ligure, a Bordighera.

Orbene: anche sull apennino, nella zona ligure delle quattro provincie, e quindi relativamente lontano dal ponente, viene usata tale forma composta:

l'è na zona in cun e meéxime üzanse:

http://www.appennino4p.it/index.cr.html
domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: l'espressione più assurda del vostro dialetto

Intervento di domna charola »

rossosolodisera ha scritto:Di dove è di bello?
Non lo so.
Nel senso, "in casa" si parlava italiano, ma con molti termini - scopro ora - mutuati dai luoghi di origine dei parenti o anche dai luoghi in cui avevano vissuto. In alcuni casi sto ancora cercando di ricostruire l'origine di termini che consideravo "normali".
Nella fattispecie: nonna materna di Venezia, nonno di Catania, mamma di Sanremo; per parte di padre, Val Sabbia con un ascendente toscano che credo non abbia lasciato traccia. Nata a Milano, cresciuta a Sanremo con puntate a Venezia.
Personalmente mi sento veneziana, anche se quando parlo a volte mi trovano inflessioni "piemontesi" :shock: :?: :?:
rossosolodisera ha scritto:Comunque dalle parole del suo breve intervento la locuzione che lei cita, oltre a non essere uguale alla mia, dà l'impressione (potrei sbagliarmi, ovviamente) di avere un altro significato: se riferito a frasi del tipo "questa canzone non mi dice niente", o "questo dipinto non mi dice niente" penso sia usata in tutta Italia, col significato di non suscitare emozioni, lasciare indifferente, ma non di stonare con qualcos'altro. Se ho interpretato male, mi scusi e la prego di correggermi.
No, dicevo che erano quasi sinonimi. "Il formaggio sul risotto di pesce non ci dice", "quella collana su quel vestito non ci dice", cose di questo tipo. Ma sentivo anche dire "non dice niente". Ripensandoci, il primo aveva una sfumatura assoluta, mentre il secondo si riferiva di più a un gusto personale.
rossosolodisera
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Iscritto in data: lun, 30 dic 2013 17:30

Re: l'espressione più assurda del vostro dialetto

Intervento di rossosolodisera »

domna charola ha scritto: nonna materna di Venezia, nonno di Catania, mamma di Sanremo; per parte di padre, Val Sabbia con un ascendente toscano che credo non abbia lasciato traccia. Nata a Milano, cresciuta a Sanremo con puntate a Venezia.
Personalmente mi sento veneziana, anche se quando parlo a volte mi trovano inflessioni "piemontesi" :shock: :?: :?:
Però! Assimilando tante inflessioni solitamente si finisce per non averne nessuna (a me è accaduto).
domna charola ha scritto:No, dicevo che erano quasi sinonimi. "Il formaggio sul risotto di pesce non ci dice", "quella collana su quel vestito non ci dice", cose di questo tipo.
Anche al Nord: mai l'avrei detto.
rossosolodisera
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altre assurde

Intervento di rossosolodisera »

Inoltre ricordo che quando ci stavo di più, nella regione in cui sono nato, erano usate espressioni che a me non piacevano proprio:

ha preso la figlia del dottore = ha sposato la figlia del dottore
s'è messa a fa l'amore (spesso lo scrivono la more) = ha trovato il fidanzato
le due precedenti erano usate dagli anziani, magari oggi sono obsolete
va con ... = ha una relazione, o un flirt, oppure è fidanzato ufficialmente con ...
è accompagnato = convive
lassà ndà (lasciare andare) = smettere (lassà ndà a studià)
prendere il sole = abbronzarsi
fare nel senso di comprare (io devo fare l'automobile; fino a poco fa non aveva il computer, ma ora l'ha fatto)
Sta di casa a... = abita a...
sta brutto = produce un brutto effetto
n'antropo' (un altro po') = ancora (dammene n'antro po')
mbel pò (un bel po') = tanto (avverbio)
lascià stà( lalasciar stare ) = lasciare in pace
dulcis (si fa per dire) in fundo:
muntu bè = molto (avverbio (me piace muntu bè)
potrei dilungarmi ma mi fermo perché sto già inflazionando troppo l'ancorché mia discussione.
ippogrifo
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Iscritto in data: ven, 15 feb 2013 10:16

RISPETTO DELL'INTERLOCUTORE E DELLE REGOLE

Intervento di ippogrifo »

rossosolodisera ha scritto:Che le piaccia o no, Ippogrifo, sta sprecando fiumi di parole per avere per forza l'ultima, convinto che lo sfoggiare nozioni elitarie di attinenza quantomeno forzata la renda incontraddicibile, col solo risultato, in realtà, di imporre un cambio di argomento al filone.
L'osservazione sullo stile e sulla verbosità dell'interlocutore può anche starci, essere accettabile. Risulterebbe più efficace se fatta con un po' di garbo e ironia, ma non è questo il punto. E' il resto che non va bene. Chi scrive in un foro come questo partecipa per interesse e per discutere, criticare gli argomenti. Non per giudicare le persone o le loro motivazioni. Questo non va bene, non è accettabile. Spesso, le motivazioni sono talmente profonde da risultare inconsapevoli allo stesso soggetto. Come possono conoscerle gli altri? E - ammesso che possano davvero conoscerle, ma così non è - che diritto hanno di fornirle in pasto al pubblico?
rossosolodisera ha scritto:Libero di restare della sua opinione, o anzi, pardon, di essere fedele quella ufficiale e unanime di tutti i linguisti (editori e non). I termini assoluto e relativo li ha usati per primo lei.

Non sono un linguista - in nessuna accezione del termine - . Ma - di nuovo - non è questo il punto. Inserire l'interlocutore in una determinata categoria, alla quale, per altro - come nel mio caso - non appartiene, non va bene. Si discutono e si possono criticare gli argomenti con altri argomenti. Non risulta accettabile assegnare categorie o etichette alle persone.
rossosolodisera ha scritto: Quanto alla differenza, oggettiva, tra il linguaggio di fatto rispetto a quello teorico non è che la conferma di quello che noi qui ci battiamo per ignorare: la lingua è quella che di fatto parla la gente, solo l'uso causa infatti i solitamente lenti cambiamenti della lingua "ufficiale", tuttavia un purista non lo accetta facilmente e si prodiga a scrivere nei forum. Anzi i più accreditati scrivono pure saggi, o insegnano.

Anche qui si ritrova il riferimento alle categorie. E non va bene. A parte il fatto che non scrivo saggi né insegno, se anche lo facessi, andrebbero contestati gli argomenti, non la professione o l'appartenenza a una categoria.
rossosolodisera ha scritto:Il fatto che tanta gente, soprattutto tra gli anziani, poco scolarizzati, non sia in grado di usare i termini medici specifici, non significa che al momento sia corretta la dizione "gli analisi del sangue" o "voglia" in luogo di angioma, o "sfogo" in luogo di eczema.
Non stavo scrivendo di errori marchiani, ma solo della differenza tra linguaggio corretto normale, quotidiano e quello "specialistico" di alcuni settori professionali (ad es., quello della medicina).
rossosolodisera ha scritto:Come non potremmo accettare nel nostro vocabolario i versi prodotti da un selvatico portato in città solo perché lui di piu non può fare. Oltretutto questo suo ultimo esempio deborda da quello che è gia un off - topic
Il discorso era un altro, ma - in un foro dedicato alla lingua italiana - il pur semplice "fuori tema" non avrebbe guastato.
Potevo essere più sintetico, ma non ho scritto cose sbagliate. Cose che, soprattutto, vanno rispettate. E quando si richiede rispetto, non si va mai fuori tema.
Avatara utente
Scilens
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Iscritto in data: dom, 28 ott 2012 15:31

Re: l'espressione più assurda del vostro dialetto

Intervento di Scilens »

domna charola ha scritto:
rossosolodisera ha scritto:Di dove è di bello?
con un ascendente toscano che credo non abbia lasciato traccia.
Forse n'ha lasciata più del creduto.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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