Avverbi in «-mente»
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Per rassicurare Ivan, aggiungo che [ᴇ σ] non accentate sono decisamente meno aperte (= piú alte) di [ɛ ɔ] accentate, e il fatto che ce ne accorgiamo meglio in mezzogiorno che in goffamente è dovuto, oltre a un [eventuale] accento secondario sulla /ɛ/ del primo, anche a fattori psicologici, cioè all’avvertire meglio la composizione nel primo che nel secondo.
D’altra parte, se [siamo dell’Italia centrale e] proviamo a partire da un ipotetico *góffo e aggiungiamo -mente, notiamo súbito che il risultato «stona», a riprova del fatto che il nostro [naturale] goffamente contiene effettivamente un [σ] e non un [o].
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Achtung! Voleva dire [ɔ] vero?valerio_vanni ha scritto:Però, secondo me, stona ancora di più se ci mettiamo una normale /ɔ/.
In goffamente c'è comunque il fonema /ɔ/, ma in quella posizione fuori dalla sillaba accentatata si realizza con l'allofono [ɔ̝] (canepariamente «[σ]»); mettendoci un fono [ɔ] pieno si ottiene un qualcosa di decisamente poco italiano.
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Sì, volevo dire [ɔ]: un [o] stona meno.Carnby ha scritto:Achtung! Voleva dire [ɔ] vero?valerio_vanni ha scritto:Però, secondo me, stona ancora di più se ci mettiamo una normale /ɔ/.
Saranno meno aperte (e non discuto ), ma a me sembra che la e atona venga pronunciata come una [ɛ]. Mi riferisco in particolar modo alla parola singola. Forse negli esempi è effettivamente un po' piú alta. In generale, però, il DOP non aiuta. Si vedano (be', si sentano ) a tal proposito quest'altre parole: settecento e novecento. Nel primo caso, sembra che dica /sɛtteˈʧɛnto/; nel secondo, /noveˈʧɛnto/. Ora, il mio non sarà di certo un orecchio sopraffino —e sicuramente le vocali in questione sono [ᴇ] e [σ]—, ma in settecento, [ᴇ] sembra piú vicina a [ɛ], mentre in novecento, [σ] sembra piú simile a [o]. Ma, a prescindere da tutto questo ambaradà, resta l'incapacità «fisica» di riprodurre una [ᴇ] o una [σ] non accentate. Piú che altro, non ho ben capito quale sia il «suono» corrispondente. Quando o non è piú [ɔ] ma è ancora piú bassa di [o] e quando e non è piú [ɛ] ma non è ancora cosí alta come [e]? Sí, lo so, questa è pura sofisticaggine.Infarinato ha scritto:Per rassicurare Ivan, aggiungo che [ᴇ σ] non accentate sono decisamente meno aperte (= piú alte) di [ɛ ɔ] accentate, e il fatto che ce ne accorgiamo meglio in mezzogiorno che in goffamente è dovuto, oltre a un [eventuale] accento secondario sulla /ɛ/ del primo, anche a fattori psicologici, cioè all’avvertire meglio la composizione nel primo che nel secondo.
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Per me, no. Ma il discorso non cambia: dall’esperimento si evince comunque che la vocale in questione non è né [o] né [ɔ], ma necessariamente qualcosa d’intermedio…valerio_vanni ha scritto:Sì, volevo dire [ɔ]: un [o] stona meno.Carnby ha scritto:Achtung! Voleva dire [ɔ] vero?valerio_vanni ha scritto:Però, secondo me, stona ancora di più se ci mettiamo una normale /ɔ/.
D'accordo su settecento; ma non direi che la prima o di novecento è chiusa, tutt'altro: la percepisco fra intermedia e aperta.Ivan92 ha scritto:Si vedano (be', si sentano ) a tal proposito quest'altre parole: settecento e novecento. Nel primo caso, sembra che dica /sɛtteˈʧɛnto/; nel secondo, /noveˈʧɛnto/. Ora, il mio non sarà di certo un orecchio sopraffino —e sicuramente le vocali in questione sono [ᴇ] e [σ]—, ma in settecento, [ᴇ] sembra piú vicina a [ɛ], mentre in novecento, [σ] sembra piú simile a [o].
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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