Letteratura delle lingue minoritarie e dei dialetti

Spazio di discussione su questioni di dialettologia italiana e italoromanza

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Pugnator
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Letteratura delle lingue minoritarie e dei dialetti

Intervento di Pugnator »

(Premetto che in questo filone userò dialetto per indicare tutti quei "idiomi" che son considerate dall'UNESCO a torto o a ragione variazioni di una lingua principale e per questo sprovviste di codice ISO. Tutti gli idiomi provvisti di codice ISO (napoletano, sardo, siciliano, corso, veneto ecc.) sono e saranno considerate lingue.)

Qualcuno conosce lo stato della letteratura specialmente antica delle varie lingue minoritarie e dei dialetti parlate nella penisola italica? Per quanto riguarda la lingua napoletana c'è una grande abbondanza di scritti. L'epoca d'oro della letteratura per quanto riguarda i poemi, romanzi e vari scritti sia in posa che in poesia è il '500/600 (specialmente il '600, mentre nel '500 c'è stata una grande abbondanza di villanelle spesso composte in napoletano da autori anche stranieri) mentre per quanto riguarda le opere teatrali il periodo d'oro è sicuramente l'800.

I maggiori autori napoletani sono stati Giulio Cesare Cortese e Giambattista Basile. Per quanto riguarda Basile lo detesto sinceramente, non mi piace né come lessico (usa parole che mi suonano troppo come toscanismi, fa una strana miscela di napoletano popolare e colto) né come stile (non si capisce dove iniziano i periodi e dove terminano, scrittura spesso confusionaria e fallace). Le più grandi opere di Basile sono: Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille (spesso noto in Toscana, in altre zone d'Italia e anche in paesi extra-italici col titolo di Pentamerone) e Le muse napolitane.

Per quanto riguarda Giulio Cesare Cortese la situazione è opposta, lo adoro sia come lessico che stile. Giulio Cesare Cortese scrisse principalmente poemi eroici pur se non disdegnò anche romanzi. Le sue opere più famosi sono La Vaiasseide e Micco Passaro 'nnamorato.

Purtroppo l'invasione italiana delle Due Sicilie colpì profondamente la lingua e la letteratura napoletana, che da lingua dignitosa divenne dialetto da cui tenere vergogna. Il napoletano dall'invasione italiana subì un tale trauma da causare un netto calo di produzioni teatrale letterarie e la perdita del tempo futuro in meno di 40 anni. Il tempo futuro si trovava frequentemente fino a tutto l'800, specialmente nella prima metà. Nella seconda metà dell'800 (principalmente dopo il 1861) le occasioni diventano sempre più rare per poi scomparire e non avere nessun riscontro dal 1900 in poi.

Oggigiorno il fulcro della letteratura napoletana sono principalmente traduzioni, alcune ottime.
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

I primi scritti in lingua sarda risalgono all'XI secolo (I Condaghi). Il documento più importante delle origini della lingua sarda scritta è senza dubbio la "Carta de Logu" promulgata da Eleonora d'Arborea alla fine del XIV secolo. Era una raccolta di leggi, una sorta di codice penale e di codice civile, scritto in sardo (variante di Arborea, vicino a Oristano). Nel periodo giudicale tutte le leggi, decreti ed editti erano scritti in sardo. La letteratura sarda è piuttosto copiosa, fino ai nostri giiorni. Un breve excursus della letteratura sarda si trova nel sito tematico della Regione: http://www.sardegnacultura.it/linguasarda/letteratura/
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