[xTSC] Dialetto aretino

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Ivan92
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[xTSC] Dialetto aretino

Intervento di Ivan92 »

In realtà il filone è aperto a tutti gli esperti del settore. Vengo subito al sodo: non ritenete che l'aretino sia un dialetto di transizione? A me sembra più simile al vernacolo umbro-marchigiano. Nello specifico mi ricorda molto l'anconitano e il perugino: ndu' vè e che fè sono pressoché identici alle corrispettive espressioni anconitane ndu' vé e cu fé. Del perugino riprende un po' la cadenza. A ciò s'aggiunga un raddoppiamento fonosintattico molto debole. Cosa ne pensate? Non sarebbe stato meglio trovargli un'altra sistemazione? A me pare faccia da tramite tra i dialetti dell'area mediana (in particolar modo l'umbro settentrionale e l'anconitano) e quelli toscani.
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Ortelius
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Intervento di Ortelius »

Dico la mia, essendo locutore d'una variante del vernacolo aretino (nello specifico, l'anghiarese/valtiberino). Innanzitutto credo che si debba specificare, quando si parla di Umbria settentrionale: lo spigolo puntuto che costituisce la parte nord dell'Umbria, e che smezza l'altotevere tra la stessa e la Toscana, è linguisticamente tifernate (ovvero, fa capo a Città di Castello). La parlata tifernate ha (foneticamente) ben poco di perugino e molto di romagnolo/alto marchigiano [mi riferisco al pesarese], tanto che a quanto ne sapevo gl'altri umbri si riferiscono ai summenzionati come [in]crociati, proprio a rimarcare lo status di terra di transizione linguistica (oltre che storica e politica: quattro regioni [Toscana, Umbria, Romagna, Marche] nel giro di pochi chilometri). La somiglianza di certi tratti tra il mio vernacolo e il perugino è innegabile: [a] che diventano [e] (cane>chène ecc.), metatesi, alcune parole in comune (maràmpito in aretino e maràmpto in perugino, da malu impeto), la cadenza... per quanto mi riguarda questa somiglianza è pure inspiegabile, dato che tra me e il perugino c'è un'intera area dialettale completamente diversa a livello fonetico. :? In piú, nell'aretino, oltre a mancare quasi del tutto il raddoppiamento, è molto debole (ma non del tutto assente) l'aspirazione. In ogni caso, io ho studiato a Roma per un periodo, e i romani [e non solo] mi hanno sempre dato per toscano (ma i miei genitori quando studiavano a Firenze venivano additati come romani :roll: ).
«Quid ei potest videri magnum in rebus humanis, cui aeternitas omnis, totiusque mundi nota sit magnitudo»

Marco Tullio Cicerone
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

La ringrazio del contributo, caro Ortelius. :)
Ortelius ha scritto:Innanzitutto credo che si debba specificare, quando si parla di Umbria settentrionale: lo spigolo puntuto che costituisce la parte nord dell'Umbria, e che smezza l'altotevere tra la stessa e la Toscana, è linguisticamente tifernate (ovvero, fa capo a Città di Castello).
Sì, certo. Con umbro settentrionale mi riferivo ai dialetti del perugino in contrapposizione al vernacolo parlato nelle zone di Terni e dintorni, escluso ovviamente il tifernate.

Ortelius ha scritto:[P]er quanto mi riguarda questa somiglianza è pure inspiegabile, dato che tra me e il perugino c'è un'intera area dialettale completamente diversa a livello fonetico. :?
Non capisco. Intende dire che tra l'aretino e il perugino c'è un "cuscinetto" di altri dialetti che non dovrebbero permettere al perugino di spingersi troppo in là e di contaminare l'aretino?
Ortelius ha scritto:In ogni caso, io ho studiato a Roma per un periodo, e i romani [e non solo] mi hanno sempre dato per toscano (ma i miei genitori quando studiavano a Firenze venivano additati come romani :roll: ).
Certo, se sentissi parlare un aretino non avrei alcun dubbio riguardo alla sua provenienza. Ripeto, al massimo potrei confonderlo con un perugino. Anzi, mi stupisce che i fiorentini abbiano addirittura scambiato i suoi genitori per dei romani.

Detto questo, qual è il suo giudizio finale? Ritiene giusto che l'aretino sia considerato un dialetto toscano a tutti gli effetti? O crede che meriti una sistemazione più acconcia? :)
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Ortelius ha scritto:Dico la mia, essendo locutore d'una variante del vernacolo aretino (nello specifico, l'anghiarese/valtiberino).
Può togliermi una curiosità? In questa pagina si afferma che la pronuncia locale di Anghiari è Angdieri. È davvero così o quella ng sta per una nasale velare?
Ortelius ha scritto:per quanto mi riguarda questa somiglianza è pure inspiegabile, dato che tra me e il perugino c'è un'intera area dialettale completamente diversa a livello fonetico.
Può spiegare meglio questa affermazione?
Ortelius ha scritto:In piú, nell'aretino, oltre a mancare quasi del tutto il raddoppiamento, è molto debole (ma non del tutto assente) l'aspirazione.
Intende la gorgia?
Avatara utente
Ortelius
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Intervento di Ortelius »

Mi scuso in anticipo per la spiegazione, che forse risulterà manchevole di chiarezza [non mi intendo molto di fonetica]: il digramma gd, nella trascrizione dei poeti in dialetto della zona, indica un suono che potrei definire occlusiva palatale sonora. Abbiamo anche la corrispondente sorda (per esempio in chiodo>ctiodo).

Per quanto riguarda il secondo punto, sono stato parco d'informazioni. Ciò che intendevo dire è che trovo curioso, dando un'occhiata alla geografia valtiberina (partendo da nord e seguendo il corso del fiume) trovare una parlata con alcune somiglianze col perugino[cioè l'anghiarese, a livello soprattutto di... cadenza, non saprei dire meglio], entrare in alta Umbria ed incontrare una parlata diversa, che ha molto a che fare col romagnolo, poi incontrare finalmente il perugino. È come se, riprendendo l'osservazione di Ivan92, ci fosse una sorta di cuscinetto tra l'anghiarese e il perugino.

Circa l'aspirazione: sì, intendevo proprio la gorgia. :) In definitiva, nonostante le somiglianze con i dialetti umbri, non me la sentirei di inserire l'aretino tra questi.
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Marco Tullio Cicerone
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Ortelius ha scritto:Mi scuso in anticipo per la spiegazione, che forse risulterà manchevole di chiarezza [non mi intendo molto di fonetica]: il digramma gd, nella trascrizione dei poeti in dialetto della zona, indica un suono che potrei definire occlusiva palatale sonora.
Ah, è il suono che in ungherese si scrive -gy- (ascoltabile qui). Mi fa sempre pensare alla parlata di Topo Gigio! :D
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Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Ortelius ha scritto:l digramma gd, nella trascrizione dei poeti in dialetto della zona, indica un suono che potrei definire occlusiva palatale sonora. Abbiamo anche la corrispondente sorda (per esempio in chiodo>ctiodo).

Anche qui parlammo di occlusive palatali. Non c'entra niente con l'aretino, lo so, ma è bene ricordare che davanti all'approssimante palatale e alle vocali anteriori, contrariamente a ciò che pensa la stessa Guichipedía, c'è soltanto una leggera coarticolazione. Trascrizioni come [ˈɟjanda] o ['cikko] sono sbagliate. Per dirla con Infarinato, il risultato è banalmente prevelare.


Ortelius ha scritto:In definitiva, nonostante le somiglianze con i dialetti umbri, non me la sentirei di inserire l'aretino tra questi.

Neanch'io lo considererei un dialetto umbro. Gli è che non riesco a considerarlo neanche toscano. :roll:
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Ivan92 ha scritto:Trascrizioni come [ˈɟjanda] o ['cikko] sono sbagliate.
Più che «sbagliate» direi eccessive. Un italo-francese potrebbe, in effetti, arrivare a quello.
Ivan92 ha scritto:Gli è che non riesco a considerarlo neanche toscano.
A me pare toscano. Eccentrico quanto si vuole, ma pur sempre toscano.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Carnby ha scritto:
Ivan92 ha scritto:Trascrizioni come [ˈɟjanda] o ['cikko] sono sbagliate.
Più che «sbagliate» direi eccessive.
Dipende dai punti di vista: se si eccede, non si sbaglia? :P
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