La cosa, come sappiamo, è vera solo in parte, sicché affermazioni come questa:
- E come la mettiamo con la stepchild? Non si potrebbe usare configlio? Si potrebbe, certamente, ma non si capisce perché si dovrebbe: anche stèpciaild è una parola italiana.
Mi stupisce, poi, che, del Machiavelli, la professoressa non abbia citato il piú interessante passo del Discorso intorno alla nostra lingua che sta nella firma del nostro Marco: «Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro». Se è vero che l’italiano ha (per fortuna!) un residuo potere d’adattamento, è altrettanto vero che esso non può essere paragonato a quello che aveva secoli fa: sicché affermare che stèpciaild è una parola italiana soltanto perché ha subito un banale adattamento di carattere sintattico è quanto meno bizzarro. Senza contare che la parola è comprensibile solo alla ristretta cerchia d’italiani che masticano un po’ d’inglese. Che ne pensate?