Ladim ha scritto:Però – forse – l'effetto, sui più 'deboli', potrebbe essere proprio quello d'indurre a ritenere 'oggettivo' ciò che non lo è
Sinceramente non comprendo perché. L'unica cosa che si può dire – mi sembra – è che il passato remoto, al contrario del presente storico, confina l'evento nel passato, lo qualifica come inevitabilmente
altro, lo allontana da noi e ci permette cosí di analizzarlo meglio nel suo contesto: riagganciandosi all'esempio riportato da Serianni, allarga l'immagine invece che concentrarsi su un dettaglio alla volta. Il presente storico invece ha come obiettivo ed effetto (anche) la drammatizzazione, che è il contrario dell'analisi razionale, ragionevole e ponderata degli eventi. Inoltre tende ad accelerare la narrazione, dando cosí meno tempo per riflettere.
Queste però sono pure astrazioni, sono caratteristiche tendenziali e non automaticamente tanto nette.
In ogni caso, si può al massimo dire che tendenzialmente il presente storico non è adatto a una presentazione scientifica dei fatti e delle opinioni; per questo una qualunque trattazione storica interamente al presente storico sarebbe ben strana.
Non è però detto che concentrandosi su dei dettagli e accelerando la narrazione si perda di vista il contesto e ci si abbandoni all'emotività. Anche perché comunque, se pure si descrive un fatto al presente storico, restano dei commenti estranei alla narrazione che non per niente hanno come riferimento temporale il presente reale (né potrebbe essere altrimenti): «si
pensa [nel XXI sec.] che
volesse [allora]», ma anche «in questo modo si
accingeva» o «
sarebbe poi successo che» ecc. Queste interruzioni si potrebbero quasi definire
metateatrali.
Insomma, secondo me per usare il presente storico in modo fuorviante bisogna che lo scrittore sia molto abile: ma allora non sarebbe certo il passato remoto a salvare il lettore sprovveduto.
Invece, il presente storico presenta dei notevolissimi vantaggi non solo in quanto può permettere di coinvolgere maggioramente il lettore (che non è mai un male: non vedo perchè un testo serio debba essere noioso – come alcuni credono –), ma anche per le non trascurabili semplificazioni di consecutio temporum che permette, specialmente se i fatti sono molto concitati (ed è prevalentemente in questi casi che si usa il presente storico): basti pensare alla possibilità di usare il passato prossimo e l'imperfetto, che in una narrazione al passato remoto sono impossibili, o all'imperfetto; ma non è una brutta cosa neanche poter fare a meno del condizionale composto per la posteriorità (per non parlare poi del trapassato congiuntivo!).