Avvenire, «Crusca: stop all’inglese, difendiamo l’italiano»

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Ferdinand Bardamu
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Avvenire, «Crusca: stop all’inglese, difendiamo l’italiano»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Vi segnalo quest’articolo di Avvenire. La Crusca ha proposto dei traducenti italiani per alcune parole inglesi d’uso aziendale e universitario.

Rimango basito però sull’uso di on line per tradurre un anglicismo (distance learning, reso con apprendimento on line).

Bello il neologismo anglocosmesi per designare l’abuso di parole inglesi volto a dare una parvenza di «modernità» al discorso.
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Millermann
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Re: Avvenire, «Crusca: stop all'inglese, difendiamo l'italia

Intervento di Millermann »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Rimango basito però sull’uso di on line per tradurre un anglicismo (distance learning, reso con apprendimento on line).
In realtà «distance learning» verrebbe tradotto come «apprendimento a distanza», mentre apprendimento on line o teleapprendimento tradurrebbe «e-learning».
Evidentemente, on line è considerato perfetto italiano... :roll:
Semmai, io considererei sinonimi «apprendimento a distanza» e «teleapprendimento», usati invece per indicare due concetti diversi.

Inoltre mi chiedo: c'è bisogno che sia la Crusca a dirci che «on desk» si può tradurre a tavolino e «tool» strumento? Mi sembrano traduzioni letterali a cui chiunque sarebbe potuto arrivare. Mi sarei aspettato, in qualche caso, proposte piú creative (un po' com'è anglocosmesi ;))

In ogni caso, mi fa piacere che la Crusca prosegua con la sua iniziativa in difesa dell'italiano, e soprattutto che ciò venga notato e sottolineato dai mezzi d'informazione!
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Ferdinand Bardamu
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Re: Avvenire, «Crusca: stop all'inglese, difendiamo l'italia

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Millermann ha scritto:Inoltre mi chiedo: c'è bisogno che sia la Crusca a dirci che «on desk» si può tradurre a tavolino e «tool» strumento? Mi sembrano traduzioni letterali a cui chiunque sarebbe potuto arrivare. Mi sarei aspettato, in qualche caso, proposte piú creative (un po' com'è anglocosmesi ;))
Che la Crusca prenda posizione ufficialmente è un fatto degno di nota, anche se ribadisce l’ovvio. Per fare un esempio, chiunque voglia usare a tavolino al posto di on desk ora potrà dire «Non lo dico io, lo dice la Crusca». :)
Millermann ha scritto:In ogni caso, mi fa piacere che la Crusca prosegua con la sua iniziativa in difesa dell'italiano, e soprattutto che ciò venga notato e sottolineato dai mezzi d'informazione!
Vero, anche se pare che se ne occupi con una certa continuità (anche se non so con quale coerenza) soltanto Avvenire, tra i quotidiani.
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Sixie
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Intervento di Sixie »

L'apprendimento a distanza o d-learning, del quale il teleapprendimento o e-learning risulta essere, in ordine temporale, l'ultimo passaggio (o forse il penultimo, poiché già si sta profilando l'm-learning dei dispositivi mobili), indica una pratica educativa nota anche come Formazione a distanza o FAD.
Anche il teleapprendimento si avvale della modalità off-line; non sempre, quando si fa FAD, si è on-line. :)
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
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Intervento di Teo »

http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/ ... refresh_ce


L'Accademia della Crusca: "Basta con gli inutili termini inglesi aziendali"
CRONACA


Via un gran numero di termini aziendali inglesi dal mondo accademico e universitario perché sono superflui, dal momento che possono essere sostituiti da parole italiane già nell'uso dei parlanti. Tra quelli considerati "inutili" figurano "analisi on desk" (può essere sostituito facilmente in italiano con "analisi preliminare o analisi a tavolino"), "benchmark" (parametro di riferimento), "benchmarking" (confronto sistematico o analisi comparativa) e "tool" (strumento).

La raccomandazione arriva dall'Accademia della Crusca, che ha compilato anche un elenco dettagliato degli anglismi da evitare, tramite il suo gruppo Incipit, costituito dai linguisti Michele Cortelazzo, Paolo D'Achille, Valeria Della Valle, Jean-Luc Egger, Claudio Giovanardi, Claudio Marazzini, Alessio Petralli, Luca Serianni e dalla pubblicitaria Annamaria Testa.



Gli studiosi dell'Accademia della Crusca hanno osservato che "nel sistema universitario italiano è presente una forte disponibilità a impiegare termini ed espressioni provenienti dal mondo economico-aziendale per designare o descrivere momenti della valutazione relativi alla didattica e alla ricerca, o per indicare fasi burocratico-organizzative previste nella vita ordinaria dell’istituzione".

I linguisti dell'Accademia della Crusca hanno preparato un elenco che "segnala alcuni di questi termini, scelti tra quelli di uso più frequente, e rammenta l'esistenza di vari equivalenti italiani perfettamente adeguati, i quali eviterebbero di accentuare quell'immagine aziendalistica dell'università che sembra oggi imperante, ma che in realtà non riscuote consensi incondizionati".

Nell'elenco dei termini inglesi da evitare compaiono: "student (o client) satisfaction" (soddisfazione dello studente o dell'utente), "debriefing" (resoconto), "executive summary" (sintesi), "distance learning" (apprendimento a distanza), "peer review" (revisione tra pari), "public engagement" (impegno pubblico), "valutazione della performance" (valutazione dei risultati).

Fatta salva la libertà di scelta di ogni utente della lingua, il gruppo Incipit dell'Accademia della Crusca "invita a riflettere sul rischio che questa fitta terminologia aziendale anglicizzante venga applicata in maniera forzosa e sia esibita per trasmettere un’immagine pretestuosamente moderna dell’istituzione universitaria, lasciando credere agli utenti e agli operatori professionali che i termini tecnici inglesi siano privi di equivalenti nella lingua italiana, cosa che appare falsa".

I linguisti del gruppo Incipit si rendono conto dell'opportunità legata alla modernizzazione di alcuni aspetti dell'università italiana, ma ritengono che "tale modernizzazione non debba derivare da operazioni massicce di pura anglocosmesi".

Nell'università sono ormai di larghissimo uso parole come 'abstract' per sommario o talora sintesi, 'feedback' (esempio 'cultura del feedback') per riscontro, 'road map' per piano operativo, cronoprogramma, 'deadline' per termine ultimo, scadenza. "Non si tratta di termini tecnici specialistici della vita universitaria, né di anglismi incipienti, perché ormai sono di largo corso - sostengono i linguisti della Crusca - in questo caso un’istituzione che dovrebbe essere all’avanguardia pare invece al traino di altri centri egemonici, quasi nel tentativo di mostrare così di aver compensato almeno verbalmente la propria staticità".

Si può aggiungere alla lista, a parere dei linguisti, anche il nome di una cerimonia quale il 'graduation day' o 'festa dei laureati', "una festa che riproduce riti esteriori privi di radicamento nella tradizione universitaria italiana, che ci mostra succubi rispetto a modelli anglosassoni, al di là delle differenze di organizzazione, di vocazione, di gestione, di significato sociale e di metodo che distinguono i due sistemi educativi".
Teo Orlando
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Mi accodo a questo filone (ché mi sembra il piú attinente) e segnalo un recentissimo intervento del gruppo Incipit in difesa dell'italiano.

Questa volta si tratta di una "strigliata" rivolta al MIUR (il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), scaturita da un documento programmatico (da poco pubblicato) volto a promuovere l’educazione all’imprenditorialità nelle scuole secondarie. Ecco anche un articolo del Messaggero, tra i tanti in rete.

Curiosa la conclusione della ministra Fedeli, che osserva come lo stesso nome Incipit sarebbe, secondo lei, equiparabile (almeno nell'uso) a un forestierismo! :roll:
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Il Messaggero ha scritto:Si stenta a credere - conclude la ministra - che qualcuno possa imputare al Miur la volontà di "promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana". Soprattutto se quel qualcuno ha risposto a una petizione titolata #dilloinitaliano fondando un gruppo dal nome "Incipit". E non è una semplice battuta, perché sono certa che per voi questo termine latino abbia precise connotazioni, evochi significati, che il termine italiano "inizio" forse non rispecchia.
Direi che non ci sono parole per commentare questo passo. Ma l’intera risposta della Fedeli è — e mi auguro che questa mia critica non venga considerata come un’offesa — davvero incommentabile e avvilente, soprattutto perché proviene da un ministro della pubblica istruzione. È un coacervo di argomentazioni pretestuose, fallaci e ridicole.

Mi limito a ribadire ancora una volta le parole di Otto Jespersen: «Non c’è campo delle conoscenze umane in cui il primo venuto creda d’aver maggior titolo ad esprimere senza studio scientifico una propria opinione che nelle questioni concernenti la lingua materna».
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Intervento di Animo Grato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:[L]’intera risposta della Fedeli è [...] incommentabile e avvilente [...]. È un coacervo di argomentazioni pretestuose, fallaci e ridicole.
Quando poi tirano in ballo il fatto che «il "prestito" consente una funzione designativa del tutto inequivoca» (inequivocabilità che, novantanove volte su cento, l'espressione non ha nella lingua di partenza), mi va il sangue alla testa! :evil:
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
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Intervento di Infarinato »

[FF]
Ferdinand Bardamu ha scritto:[L]’intera risposta della Fedeli è — e mi auguro che questa mia critica non venga considerata come un’offesa — davvero incommentabile e avvilente, soprattutto perché proviene da un ministro della pubblica istruzione…
…peraltro assai poco qualificato per ricoprire tale incarico. :?
Ferdinand Bardamu ha scritto:Mi limito a ribadire ancora una volta le parole di Otto Jespersen: «Non c’è campo delle conoscenze umane in cui il primo venuto creda d’aver maggior titolo ad esprimere senza studio scientifico una propria opinione che nelle questioni concernenti la lingua materna».
Purtroppo, con l’avvento dei servizi di rete sociale, l’osservazione dello Jespersen va oggi estesa a tutte le discipline scientifiche (medicina in primis). :cry:
[/FF]
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Faccio miei il fuori tema d’Infarinato e l’osservazione di Animo Grato. Aggiungo che mi sembra irrituale la risposta del ministro, quanto meno nei toni, soprattutto perché la critica, squisitamente linguistica, proviene da un gruppo composto di accademici di grande valore. Lungi da me fare il lodatore dei bei tempi andati, ma non credo che un ministro della cosiddetta prima repubblica si sarebbe avventurato in una simile risposta, essendo con ogni evidenza sprovvisto delle conoscenze necessarie per ribattere nel merito.
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Intervento di Carnby »

Conoscendo un po’ l’andazzo, è possibile anche che il ministro (o ministra) in questione non abbia neppure letto questo Sillabo (nomen omen) e quindi non conosca gli angli[ci]smi a sproposito con il quale è stato infarcito. Invece non sono del tutto d’accordo sulla critica al nome «Incipit»: si tratta certamente di un termine aulico e prestigioso, ma qualcuno avrebbe molto da discutere sulla sua «italianità», per l’uscita consonantica. :wink:
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Carnby ha scritto:… non sono del tutto d’accordo sulla critica al nome «Incipit»: si tratta certamente di un termine aulico e prestigioso, ma qualcuno avrebbe molto da discutere sulla sua «italianità», per l’uscita consonantica.
D’accordo, ma il latino ha con l’italiano un rapporto speciale da sempre. Metterlo sullo stesso piano dell’inglese per via della fonotassi differente dall’italiano (se questo voleva fare il ministro) è quasi disconoscerne l’importanza: dopotutto Dante ha scritto Incipit vita nova, non Here begins the new life (o come si sarebbe detto in medio inglese).
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Intervento di Millermann »

Approfitto ancora di questo filone perché mi sembra interessante segnalare un nuovo comunicato del gruppo Incipit, nel quale il comitato di linguisti si pronuncia in favore del prefisso ciber-. :)
Il gruppo Incipit ha scritto:Il gruppo Incipit ritiene che in italiano la parola «cibernetica», da cui si può far derivare il prefisso «ciber-» (che va pronunciato com’è scritto), indichi la strada preferibile per la formazione di neologismi: non vi è motivo di costruire ibridi linguistici con il prefisso «cyber»
Su queste pagine s'era auspicata piú volte una tale scelta (anche se non in un filone specifico, mi sembra). Ora, con l'avallo della Crusca, speriamo che [almeno qualcuno tra] coloro che creano neologismi (anche occasionali) non si... "vergogni" piú di partire dal prefisso con la i anziché da quello con la y! ;)
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Millermann ha scritto:Su queste pagine s'era auspicata piú volte una tale scelta (anche se non in un filone specifico, mi sembra). Ora, con l'avallo della Crusca, speriamo che [almeno qualcuno tra] coloro che creano neologismi (anche occasionali) non si... "vergogni" piú di partire dal prefisso con la i anziché da quello con la y!
Sì, ma finché non pubblicano (come dovrebbero) un vocabolario tipo il Diccionario panhispánico de dudas, questi annunci lasciano il tempo che trovano.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Concordo con Carnby. Gli interventi di Incipit mi sembrano irregolari e disorganici. Un’opera piú continua e sistematica, abbinata a un sito dedicato e fruibile come un dizionario in linea, gioverebbe di piú alla causa.

Non sarebbe male neanche che si occupassero anche dei «prestiti sterminatori». Per esempio, oggi stesso mi è capitato di leggere, in un articolo di un giornale locale, «la deadline (scadenza)…» in cui non solo si usa un anglicismo al posto di una parola comune, ma l’italiano è usato per chiosare l’inglese.

L’insidia che l’inglese porta anche al lessico fondamentale mi pare ancor piú grave dell’adozione di anglicismi in certi àmbiti tecnico-specialistici.
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