[SDN] «Facebook» in lingua sarda

Spazio di discussione su questioni di dialettologia italiana e italoromanza

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Millermann
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[SDN] «Facebook» in lingua sarda

Intervento di Millermann »

Questa notizia interesserà in particolare il nostro Marco Curreli, ma mi piacerebbe sapere che ne pensano anche gli altri.
Da qualche giorno la famosa piattaforma di rete sociale (Prosopologo per gli amici :lol:) dispone della localizzazione dell'interfaccia in lingua sarda.
Qui un articolo, anche un po' critico, che sottolinea come la traduzione sia perfino piú completa di quella in italiano (ci vuole poco...), ad esempio nel caso di «home», tradotto come “pagina printzipale” (anche se in questo caso, vista l'assonanza, per me "domu" sarebbe parso ancora piú indovinato :)).

Ritenete che iniziative di questo tipo possano avere un seguito e andare oltre la semplice "curiosità passeggera"? E in quali lingue regionali o dialetti potrebbero essere accolte piú favorevolmente?
Io penso che i migliori candidati siano il veneto e il toscano (un bel «mi garba», per esempio, sarebbe perfetto :D)!
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
sempervirens
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Intervento di sempervirens »

Spero che continui e che tal cosa possa favorire la conoscenza e la possibile acquisizione di parole regionali da parte della lingua nazionale e farci sentire tutti più culturalmente uniti e consapevoli della nostra millenaria storia letteraria e del nostro potenziale linguistico. In particolare voglio dire che se domu, puta caso, in questo e altri ambiti sostituisse o addirittura annichilisse l'anglicismo home mi farebbe non poco piacere.
Come ho già avuto modo di dire, personalmente sono convinto che il lessico regionale, di ora e del passato, rappresenta una potenziale riserva di parole, parole che dovrebbero essere messe in circolazione e con dignità pari a quelle del lessico nazionale.
Io nella mia lingua ci credo.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Concordo, i dialetti sono stati per secoli una preziosa fonte per l'italiano.
Largu de farina e strentu de brenu.
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Sixie
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Intervento di Sixie »

Oro-benon :D
Era ora di (ri)cominciare a scrivere in dialetto (anzi, in indialetto come diceva mio nipote da piccolo): noi, in Veneto e tornovia, lo facciamo da .
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Sul veneto, infatti, non avevo dubbi. ;) Se cerco d'immaginare i locutori di quali lingue regionali potrebbero preferire l'uso dell'interfaccia utente di un programma nella propria lingua/dialetto anziché in italiano, mi vengono in mente i veneti, i toscani e, appunto, i sardi.
Trovo molto meno verosimile che ciò possa interessare chi parla altri dialetti, vuoi perché in genere molto frammentati e non unitari, vuoi perché ho l'impressione che godano di poca considerazione presso chi li parla (è il caso dei dialetti meridionali, che i giovani genitori evitano di far ascoltare ai loro bimbi piccoli, :shock: senza rendersi conto di ciò che gli precludono!).

P.S. Lo sa che ho sentito dire «inindialetto» anche qui? :lol:
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Sixie
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Intervento di Sixie »

Parlare i dialetti fa bene al cervello ... e anche all'anima. :D
Tutto giusto e condivisibile quanto scritto nell'articolo di R. Rijtano, al quale aggiungerei soltanto un appunto: la motivazione e l'atteggiamento verso la lingua che si vuole imparare. Se mancano - per vari motivi - annullano ogni possibilità di acquisizione della lingua, rimane solo un apprendimento superficiale, presto dimenticato o rimosso, come nel caso del dialetto.
Dell' indialetto. :lol:
I giochi di parole riescono meglio nella lingua-madre.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Millermann ha scritto:Se cerco d'immaginare i locutori di quali lingue regionali potrebbero preferire l'uso dell'interfaccia utente di un programma nella propria lingua/dialetto anziché in italiano, mi vengono in mente i veneti, i toscani e, appunto, i sardi.
Io punterei sui napoletani. Ad occhi chiusi.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

Son contento dell'iniziativa.
Molte pagine di Wikipedia sono tradotte in diverse lingue locali; a memoria mi sembra di ricordare: sardo, napoletano, veneto, siciliano, ladino, friulano.
Sono tutte ottime iniziative, che dovrebbero indurre gli studiosi e le istituzioni a trovare un accordo sulle regole ortografiche e grammaticali per la trascrizione dei testi.

Per quanto riguarda il sardo, ci sono stati diversi tentativi per arrivare a una lingua comune, o almeno a delle regole di trascrizione univoche. Finora gli studiosi locali non hanno trovato pieno accordo, con la conseguenza che, per esempio, le stesse parole in alcuni vocabolari hanno le consonanti raddoppiate e in altri no (e parlo solo di fonti autorevoli).

Non so se questo problema esiste anche per altre realtà linguistiche. Gironzolando in rete parrebbe di si.

A proposito del napoletano: perché "napoletano" e non "campano"? È confinato all'interno delle mura di Napoli?
domna charola
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Intervento di domna charola »

Anche il bergamasco secondo me è adatto.
Ci sono già da tempo fogli stampati e siti in rete in bergamasco.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Attingere al prezioso bagaglio lessicale dialettale è l'unico modo per contrastare l'avanzata di una lingua come l'inglese che, avendo due radici, (germanica e romanza) di fatto possiede un lessico doppio e può specializzare i due termini in modo da non renderli sinonimi.
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