Io non intendevo difendere il termine nella lingua italiana, ma lo analizzavo in funzione dell'affermazione che l'inglese sia meno preciso dell'italiano, e con la stessa parola indichi più cose molto diverse.sempervirens ha scritto:Non so, si vede che sono un po' troppo indurito e che mentre Lei cerca gentilmente di spiegarmi cose da prendere veramente in considerazione io invece non sono ancora pronto e non le recepisco. Quasi mi dispiace di non poterle dire che anch'io comincerò ad usare la parola sinkhole.
Se passo dalla singola parola ai suoi vari buco-composti, come da lei esemplificato, per un inglese si perde tutta l'imprecisione, e il nuovo termine diviene inequivocabile. Quindi, la loro scelta, fatta in un sistema linguistico modellato su questo modo di ragionare, è più che comprensibile e oltretutto funzionale.
Trasferendo il discorso da noi, occorrerebbe riunirsi attorno a un tavolo, definire con calma di cosa si sta parlando (cioè tutte le tipologie di sprofondamenti e assimilati comprese nel discorso) e poi decidere come chiamarlo in italiano.
Quanto al riunirsi, gli atti del secondo convegno sui "sinkhole" organizzato da ISPRA (ex-servizio Geologico Nazionale) contano più di mille pagine; quelli del terzo sono in stampa, quindi non so dirle; il quarto convegno è troppo recente perché tutti i partecipanti abbiano già fornito i testi completi dei contributi, comuenque il dato interessante è che c'è stato un quarto convegno, e che ce ne sarà un quinto, probabilmente.
Quindi, il problema di capire "cosa" definire "sinkhole" e cosa no, è già di per sé abbastanza ponderoso.
Delimitato il campo di applicabilità, sarebbe poi da discutere un termine soddisfacente con cui traddurre il concetto in italiano.
E questo è il punto più problematico, perché comunque buona parte dei lavori sull'argomento vengono giocoforza scritti in inglese, per poterli stampare su riviste internazionali, e quindi trovare il traducente italiano di "sinkhole" diviene del tutto irrilevante per gli addetti ai lavori... che dire, questo è il problema quando si ha a che fare con i termini dei gerghi tecnici.
Personalmente, continuerà a usare "sinkhole" nelle discussioni con i colleghi, e sprofondamento quando parlo al bar con gli amici.
Il problema, mi creda, sono i giornalisti, che per "informare" trovano più funzionale usare uno scenografico termine esotico, in grado di imprimersi nella memoria dell'ascoltatore/lettore, che se lo immagina enorme, terribile e con i denti, che non chiamare la cosa come la chiamerebbe il lattaio o la fruttivendola all'angolo, perdendo però tutto quell'alone di allarmismo che l'ignoto si trascina sempre dietro.
Forse, sarebbe da analizzare il senso stesso che viene dato a "informare" e "informazione"...