Accento: quando segnarlo

Spazio di discussione su questioni di grafematica e ortografia

Moderatore: Cruscanti

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Shyra
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Iscritto in data: gio, 12 nov 2015 0:04

Accento: quando segnarlo

Intervento di Shyra »

Gentilissimi, buonasera!
Sono di nuovo tra voi, questa volta con una domanda riguardante la possibilità di segnare l'accento in alcune parole. Ho cercato in Rete e pare sia un argomento non trattato esaustivamente.

Naturalmente so che, a parte alcuni casi "obbligatori", ci sono diverse possibilità, come da indicazioni in questi link: http://dizionari.corriere.it/dizionario ... ento.shtml ; http://www.accademiadellacrusca.it/it/l ... onunciarlo

La mia domanda è questa: quando è opportuno segnalare l'accento? Solo quando il contesto può creare ambiguità?
Faccio un esempio pratico con la parola ancora.
Nell'esempio riportato dall'Accademia della Crusca, si dice che «nei casi di ambiguità, quando una parola si distingue da un'altra solo per la diversa posizione dell'accento, può essere utile indicarlo». Si portano come esempio due frasi: 1) "l'àncora della nave"; 2) "non è ancóra tornato", frasi che però non dovrebbero creare ambiguità nel leggersi.
Quindi resta comunque facoltativo, nel senso che dipende dalla scelta personale?
Tra l'altro, ma forse ricordo male, ho memoria della parola àncora accentata, in libri oramai datati.
In ogni caso, all'interno del contesto di un romanzo, un autore potrebbe comunque scegliere di accentare una parola per scelta stilistica, anche quando il contesto non è ambiguo?
Come sempre, Vi ringrazio per l'attenzione!
Buona serata!
:)
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Un autore può scegliere di segnare l'accento. Se non ricordo male, D'Annunzio spesso scriveva ancóra. Ma non è necessario né consigliabile quando il contesto non presenta ambiguità.

Sarebbe stato opportuno seguire il modello spagnolo, segnando l'accento sulle parole non piane per evitare pronunce aberranti come *íncavo o *persuàdere per incàvo e persuadére. Ma è troppo tardi per introdurre innovazioni grafiche in una lingua ormai comunque destinata all'estinzione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Carnby
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Intervento di Carnby »

Un modello fattibile sarebbe accentare sempre le sdrucciole e le vocali aperte, in modo da evitare ambiguità. Resta il problema di dittonghi, pseudodittonghi, lettere diacritiche e ïati, per i quali non esiste una soluzione semplice, tant’è che spagnolo e portoghese, lingue romanze simili, si comportano in maniera differente: Itália (pt) vs. Italia (es); rocio (pt) vs. rocío (es); guia (pt) vs. guía (es).
Avatara utente
Millermann
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Intervento di Millermann »

Interessante argomento.
Marco1971 ha scritto:Ma non è necessario né consigliabile quando il contesto non presenta ambiguità.
L'ho sempre pensata anch'io cosí. Eppure, proprio in queste stanze, è costume diffuso quello di accentare parole, a scopo di disambiguazione, con una certa frequenza.
Emblematico il caso del termine fòro... ;) Mi sembra impossibile fraintenderne il significato, visto il contesto in cui ci troviamo, eppure (quasi) nessuno lo scrive senz'accento. :?
A tal punto che io stesso, le rare volte che l'ho fatto, mi sono sentito in difetto, e ho quindi adottato la grafia accentata!
A mio parere apporre questo tipo d'accenti —escudendo il fine didattico, che potrebbe essere una giustificazione nel caso appena citato— trasmette un'eccessiva puntigliosità, quasi una mancanza di fiducia riguardo alla capacità di discernimento di chi leggerà. Un po' come se, scrivendo la frase I cavalieri del re, uno si premurasse di precisare (il sovrano, non la nota musicale). :lol:
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Carnby ha scritto:Resta il problema di dittonghi, pseudodittonghi, lettere diacritiche e ïati, per i quali non esiste una soluzione semplice, tant’è che spagnolo e portoghese, lingue romanze simili, si comportano in maniera differente: Itália (pt) vs. Italia (es); rocio (pt) vs. rocío (es); guia (pt) vs. guía (es).
Su tutto questo, mi permetto di rimandare a un mio vecchio intervento.
Shyra
Interventi: 29
Iscritto in data: gio, 12 nov 2015 0:04

Intervento di Shyra »

Signori, vi ringrazio per gli interventi e le opinioni.
Scusate l'assenza, ma la vita esterna ha chiamato e... ho dovuto rispondere! :)
Ora cercherò di recuperare tutte le discussioni perse.
Buona giornata! :)
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