«Chalk»

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Carnby
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«Chalk»

Intervento di Carnby »

Altro pasticcio geologico. Il chalk è una roccia di calcite (CaCO3) che non ha un nome italiano sul quale concordano le fonti. Si va dall’erroneo gesso (probabilmente perché chalk significa anche gessetto) all’ambiguo creta (Treccani, De Agostini) a craie (Garzanti) a... chalk e fino a calcare fine (McGraw-Hill Zanichelli). Condivide alcune caratteristiche con la maiolica, ma non è considerata la stessa roccia (anche se il Dizionario enciclopedico dei termini scientifici Rizzoli li considera equivalenti).
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Animo Grato
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Re: «Chalk»

Intervento di Animo Grato »

Carnby ha scritto:Il chalk è una roccia di calcite (CaCO3) che non ha un nome italiano sul quale concordano le fonti. Si va dall’erroneo gesso (probabilmente perché chalk significa anche gessetto) [...]
Quindi gesso è tanto erroneo in italiano quanto lo è chalk in inglese.
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Carnby
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Re: «Chalk»

Intervento di Carnby »

Animo Grato ha scritto:Quindi gesso è tanto erroneo in italiano quanto lo è chalk in inglese.
Se ci si fida della Guichipedia, i gessetti non sono fatti né di chalk (CaCO3) né di gypsum (gesso, CaSO4·2H2O) ma di solfato di calcio (CaSO4). Forse un tempo, almeno in Inghilterra, erano fatti di calcite, chissà.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Il Chalk inglese, inteso come termine geologico stratigrafico - quindi con lettera maiuscola - è un'unità litostratigrafica del rango di Gruppo (cioè raduna più formazioni e membri), caratterizzata da litologia calcareo-micritica (coccoliti nella fattispecie) e età cretacea l.s.
E' fine, tenero, si "sfarina" un po'. Molto diverso da analoghe facies calcimicritiche che si trovano in Sudalpino, confrontabili per composizione (stesse coccoliti) e età, quali la Maiolica (maiuscola, unità litostratigrafica che mantiene il nome tradizionale... non le piastrelle), che appare invece molto più compatta e litificata.
Con un sasso tratto dal Chalk si può scrivere su un muro, con la Maiolica no.
Così è nata la confusione di nomi, pare, e si sono chiamati in tal modo i normali gessetti da lavagna, pur essendo di solfato di calcio (gesso o anidrite, dipende se c'è anche acqua, non ricordo...) e non di carbonato di calcio.
Ovviamente, se inteso in senso litostratigrafico, il Chalck è intraducibile, così come per gli inglesi la nostra unità stratigrafica "dei Laghi " resta tale e non "of Lakes", e idem la Maiolica o la Scaglia o altri nomi "ufficiali" di unità litostratigrafiche.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Quindi, se ho ben capito ci sono due differenti chalk(s): il chalk in senso generico (traducibile) e il Chalk in senso litostratigrafico (intraducibile)?
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Per il chalk «litostratigrafico» in altre epoche si sarebbe ricorsi al semplice adattamento. Forse secoli fa se ne sarebbe fatto un *cialco, per analogia (meramente fonica) con talco. Ma il mio è un puro divertimento, un gioco: so bene che un simile adattamento sarebbe oggi improponibile.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Non è "improponibile". Semplicemente, esistono commissioni nazionali per la stratigrafia, che fanno capo a una commissione internazionale, con relativi convegni, discussioni e meditazioni. È a questo livello che ci si accorda e viene deciso che per i geologi quella cosa si chiama così, oppure quella epoca inizia il tal anno etc.
L'idea è di avere un codice comune e condiviso (la base della comunicazione) almeno fra tecnici.
Il nome proprio di un'unità stratigrafica definisce univocamente l'insieme di litologia (o composizione di litologie diverse), posizione stratigrafica, area di diffusione ed età. È abbastanza importante che almeno questo nome risulti intelligibile con immediatezza da tutta la comunità scientifica internazionale, ovvero che a tutti evochi poi una più o meno lunga descrizione sia pure nella propria lingua, ma con equivalente significato per tutti.
L'importante è salvaguardare questa funzione, per cui è nato. Infatti, qua e là le commissioni hanno accettato anche nomi tradizionali, ormai superati e privi di significato geologico, ma che erano "troppo" entrati nell'uso per poter essere sostituiti senza generare confusione e disorientamento.
Addirittura, si sono mantenuti - dopo dura lotta - alcuni nomi incomprensibilmente stranieri.
Ad esempio la Formazione di Livinallongo, che alla fine si è arresa alla consolidata denominazione in letteratura (sin dall'800) di Formazione di Buchenstein, e così la Formazione di La Valle / Wengen. Nel momento in cui si usa un motore di ricerca qualsivoglia per razzolare nella letteratura internazionale, purtroppo queste questioni di univocità di un nome divengono importanti.

P.S. Io ho sempre insistito per Livinallongo e La Valle, almeno a parole... per iscritto, non me lo lasciano fare, ma tant'è...
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Una domanda da profano di geologia: se Chalk è una formazione tipica britannica, che cos’è la craie francese?
Avatara utente
Millermann
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Intervento di Millermann »

In attesa della risposta della nostra esperta (;)), da quel che ho capito finora, chalk e craie (anche in senso geologico :?) dovrebbero essere la stessa cosa.

Le formazioni geologiche di chalk o craie non sono soltanto britanniche; dalla Treccani:
«Cretaceo In geologia, il periodo più lungo dell’era mesozoica, che prende il nome da un calcare bianco, friabile costituito in gran parte da resti di microrganismi marini (Coccoliti, Foraminiferi e Tintinnidi), assai diffuso in Inghilterra (le ‘bianche scogliere di Dover’), in Francia (Bacino di Parigi), in Belgio e in Germania.»

Questa stessa roccia nell'Enciclopedia Italiana Treccani veniva indicata, appunto, come creta (donde il nome Cretaceo).
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
domna charola
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Intervento di domna charola »

Sì, anche da un punto di vista litostratigrafico, Chalk e Craie sono equivalenti. Si tratta del medesimo bacino sedimentario - inteso come grande area subsidente, sede di una peculiare successione sedimentaria che ne riflette storia ed evoluzione - e del medesimo intervallo-tempo, Cretaceo superiore (Cenomaniano-Maastrichtiano, se proprio volete farvi del male...). L'estensione maggiore, e poco tettonizzata, si ha in Francia, ove è noto come Bacino di Parigi; a N della Manica invece affiora in una stretta fascia, tettonicamente più disturbata, nella parte meridionale dell'isola (le "bianche scogliere" di Dover, appunto).
Storicamente però, agli albori delle osservazioni geologico-naturalistiche, i pionieri inglesi hano analizzato le successioni sedimentarie locali e hanno dato un significato e una definizione scientifica ai nomi popolarmente usati in loco da sempre, mentre i pionieri francesi hanno fatto altrettanto nei loro territori, ridefiendo anch'essi in senso scientifico la nomenclatura locale. Così le rocce calacaree farinose iinglesi sono diventate "il" Chalk, riprendendo il nome comune in uso, e quelle francesi "la" Craie, con analogo processo. Il termine iglese è di chiara derivazione latina, dalla radice calc- che riconosciamo anche in italiano; quello francese si rifà alla creta, ma l'oggetto è identico.
La visione a scala di bacino viene molto dopo, più o meno con la grande ricerca petrolifera profonda e in fuori-costa. Solo allora ci si è accorti che si trattava di un unico litosoma, articolato al proprio interno in diversi corpi, con caratteristiche diverse; da qui è nata, in ciascuna delle due nazioni, la suddivisione in più formazioni, riunite in un Gruppo. Nei lavori più recenti, sono state evidenziate le differenze sedimentologiche interne, sino a riuscire a "vedere" questo grande bacino, le sue sponde, il pendio, le aree più profonde; in lavori francesi sull'intero bacino, si parla di Craie, ma nel riassunto inglese viene tradotto con Chalk, perché i due termini sono sinonimi. Nella cartografia geologica nazionale invece, e nei lavori che trattano solo una delle due porzioni, si continua a usare il nome "tradizionale", che risulta appunto formalizzato per indicare quella litologia e intervallo tempo nella precisa area di affioramento inglese/francese. Teoricamente, quando due nomi tradizionali sono sinonimi, vince il più antico oppure il più usato; qusto almeno da noi. Se però si confrontano due nazioni e due lingue diverse, e con nomi altrettanto antichi, è ovvio che ognuno mantiene il suo e nessuno vince sull'altro... questioni di campanilismo, ma anche di praticità.
Per quanto riguarda il Belgio dovrebbe essere la stessa cosa, è lì al bordo; per la Germania, non so... la loro geologia è scritta in ostrogoto...
Il Cretaceo invece è un'unità cronostratigrafica, livello "periodo", ovvero un intervallo-tempo, valido e definito numericamente a scala globale, entro il quale nei vari luoghi del pianeta sono successe cose diverse. Deriva il nome, come tutte le unità cronostratigrafiche, dal luogo ove è stato riconosciuto agli inizi e descritto, oppure dal luogo ove è presente la successione biostratigrafica più tipica, caratteristica, atta a definirlo e riconoscerlo ovunque. Data estensione e vistosità degli affioramenti di questo periodo in Francia, ha preso nome lì. Poi ci si è accorti che era più lungo rispetto al tempo in cui si è deposta la "creta"... quindi non è più strettamente collegato a questa.
Da noi, nello stesso tempo, accade tutt'altro.... si sollevano le prime Alpi, e nei bacini sudalpini arriva un mucchio di terraccia non carbonatica erosa rapidamente dai nuovi rilievi (non vi dico come la chiamiamo noi geologi per non rovinarvi la digestione...).
venerabilejorge
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Re: «Chalk»

Intervento di venerabilejorge »

Salve a tutt*.
Sono un traduttore editoriale e al momento sto traducendo un testo di divulgazione scientifica che, tra le altre cose, dedica un intero capitolo alle scogliere di Dover.

Ho letto con interesse questa discussione sul termine inglese "chalk" e la sua traduzione italiana di fatto assente. Qualcuno tra voi ha scritto che in italiano il termine non viene tradotto, ma facendo una ricerca su Google Books non ho trovato riscontri del termine in oggetto in testi scientifici e non, ma sempre e solo "gesso" (è chiaro che GB non è esaustivo, ma di solito è affidabile).

Dunque, mi chiedo: se "chalk" viene tradotto con gesso (anche in testi scientifici), possiamo considerarla davvero una traduzione sbagliata?

Grazie a chiunque vorrà aiutarmi a dirimere questo dubbio!
Avatara utente
Infarinato
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Re: «Chalk»

Intervento di Infarinato »

venerabilejorge ha scritto: mer, 21 lug 2021 14:25 Dunque, mi chiedo: se "chalk" viene tradotto con gesso (anche in testi scientifici), possiamo considerarla davvero una traduzione sbagliata?
Se si tratta di divulgazione scientifica, io userei gesso senz’alcun problema… ma non sono un geologo. ;)

P.S. Tutt* non si può vedere, né ovviamente sentire (né pronunciare). Il genere [grammaticale] non marcato / inclusivo in italiano è il maschile, quindi tutti va benissimo, o, se proprio si vuole, si può ricorrere a[l ridondante] tutte e tutti.

P.P.S. L’avverbio negativo olofrastico in [buon] italiano è no, non non, quindi: «in testi scientifici e no». ;)

P.P.P.S. Benvenuto! :D
venerabilejorge
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Re: «Chalk»

Intervento di venerabilejorge »

Infarinato ha scritto: mer, 21 lug 2021 17:51
venerabilejorge ha scritto: mer, 21 lug 2021 14:25 Dunque, mi chiedo: se "chalk" viene tradotto con gesso (anche in testi scientifici), possiamo considerarla davvero una traduzione sbagliata?
Se si tratta di divulgazione scientifica, io userei gesso senz’alcun problema… ma non sono un geologo. ;)

P.S. Tutt* non si può vedere, né ovviamente sentire (né pronunciare). Il genere [grammaticale] non marcato / inclusivo in italiano è il maschile, quindi tutti va benissimo, o, se proprio si vuole, si può ricorrere a[l ridondante] tutte e tutti.

P.P.S. L’avverbio negativo olofrastico in [buon] italiano è no, non non, quindi: «in testi scientifici e no». ;)

P.P.P.S. Benvenuto! :D
Grazie mille della risposta e del benvenuto!

Per quanto riguarda il termine "chalk" a questo punto spero in un intervento di domna charola, che mi sembrava l'utente più ferrato in geologia.

Passando poi al "tutt*". So perfettamente che il genere inclusivo è il maschile, ma frequento un altro forum linguistico le cui utenti si risentono se qualcuno usa il maschile, dunque è ormai prassi ricorrere all'asterisco o addirittura allo schwa. Del resto, è battaglia degli ultimi tempi eliminare il maschile per il genere inclusivo : )
Per finire, non sapevo che l'avverbio negativo olofrastico è "no" e non "non". Tuttavia, in numerosi testi scritti da scrittori e saggisti di un certo livello si incontra il "e non".
Utente cancellato 676

Re:

Intervento di Utente cancellato 676 »

domna charola ha scritto: mar, 08 mag 2018 13:57 Sì, anche da un punto di vista litostratigrafico, Chalk e Craie sono equivalenti. Si tratta del medesimo bacino sedimentario - inteso come grande area subsidente, sede di una peculiare successione sedimentaria che ne riflette storia ed evoluzione - e del medesimo intervallo-tempo, Cretaceo superiore (Cenomaniano-Maastrichtiano, se proprio volete farvi del male...).
Grazie, per chi volesse tentare di raccapezzarsi sulle diciassette Commissioni esistenti (quantomeno riferendosi alla sola International Commission on Stratigraphy (ICS) della International Union of Geological Sciences (IUGS)), da Lei citate, la dodicesima è quella specifica sul Cretaceo e quindi sul Chalk:
https://cretaceous.stratigraphy.org/
domna charola
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Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: Re:

Intervento di domna charola »

Canape lasco ctonio ha scritto: lun, 26 lug 2021 11:39
Grazie, per chi volesse tentare di raccapezzarsi sulle diciassette Commissioni esistenti (quantomeno riferendosi alla sola International Commission on Stratigraphy (ICS) della International Union of Geological Sciences (IUGS)), da Lei citate, la dodicesima è quella specifica sul Cretaceo e quindi sul Chalk:
https://cretaceous.stratigraphy.org/
Grazie, ottima cosa... dimentico troppo spesso di segnalare le fonti in rete...
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