Salve, vorrei chiedervi se queste frasi possono dirsi corrette. I miei dubbi vertono soprattutto sul "se + condizionale". Grazie in anticipo!
1 Se non vieni perché non te la senti è un discorso; se invece vorresti venire ma ti senti in imbarazzo, sbagli.
2 Se hai rifiutato perché non ne hai bisogno, posso capire; se invece avresti voluto accettare ma qualcuno te l'ha impedito, ti prego di dirmelo.
Se + condizionale
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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Re: Se + condizionale
Sull’uso del condizionale nel periodo ipotetico, la cui ammissibilità è limitata a un solo specifico caso, le può essere utile quest’intervento di Marco.
Re: Se + condizionale
La ringrazio! Leggendo il vecchio filone mi sembra di dedurre che le frasi da me citate, mancando di un verbo che le introduca, non possano considerarsi interrogative indirette e pertanto, assumendo un valore ipotetico, quel condizionale vada sostituito con il congiuntivo. Ho dedotto bene?
Re: Se + condizionale
Ci sono due «verità» possibili:
(1) Se [è vero che/la verità è che] non vieni perché non te la senti è un discorso; se invece [è vero che/la verità è che] vorresti venire ma ti senti in imbarazzo, sbagli.
(2) Se [è vero che/la verità è che] hai rifiutato perché non ne hai bisgno, posso capire; se invece [è vero che/la verità è che] avresti voluto accettare ma qualcuno te l’ha impedito, ti prego di dirmelo.
È il «se» delle frasi definite concessive-avversative dal DISC (e quando si dice «con il v. all’ind.», si deve intendere «o al condiz.»: giustamente oggi il condizionale viene considerato non un modo a sé stante, ma un tempo dell’indicativo):
concessive-avversative (nelle quali la protasi enuncia un fatto la cui verità però non condiziona o limita la verità del secondo), con il v. all’ind.: se non ho fatto centro, però ci sono andato vicino; «S’ei fur cacciati ei tornar d’ogne parte» (Dante) ; «vuolsi raccomanadare la lettura di quelle opere, che se non comprendono tutta la scienza, almeno ne fanno accessibile a molti una considerevol parte» (Cattaneo); spesso, per maggiore efficacia, la protasi è introdotta da se è vero che, e perfino da se è vero, com’è vero, che, e l’apodosi è introdotta da non per questo o non è detto che: «se era vero, com’era vero, che il denaro non consentiva il divorzio dal denaro […]» (Moravia).
(1) Se [è vero che/la verità è che] non vieni perché non te la senti è un discorso; se invece [è vero che/la verità è che] vorresti venire ma ti senti in imbarazzo, sbagli.
(2) Se [è vero che/la verità è che] hai rifiutato perché non ne hai bisgno, posso capire; se invece [è vero che/la verità è che] avresti voluto accettare ma qualcuno te l’ha impedito, ti prego di dirmelo.
È il «se» delle frasi definite concessive-avversative dal DISC (e quando si dice «con il v. all’ind.», si deve intendere «o al condiz.»: giustamente oggi il condizionale viene considerato non un modo a sé stante, ma un tempo dell’indicativo):
concessive-avversative (nelle quali la protasi enuncia un fatto la cui verità però non condiziona o limita la verità del secondo), con il v. all’ind.: se non ho fatto centro, però ci sono andato vicino; «S’ei fur cacciati ei tornar d’ogne parte» (Dante) ; «vuolsi raccomanadare la lettura di quelle opere, che se non comprendono tutta la scienza, almeno ne fanno accessibile a molti una considerevol parte» (Cattaneo); spesso, per maggiore efficacia, la protasi è introdotta da se è vero che, e perfino da se è vero, com’è vero, che, e l’apodosi è introdotta da non per questo o non è detto che: «se era vero, com’era vero, che il denaro non consentiva il divorzio dal denaro […]» (Moravia).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Animo Grato
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- Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11
Re: Se + condizionale
Sicuramente non si tratta di interrogative indirette, ma nell'intervento a cui la rimandava Ferdinand Bardamu si parlava anche di un altro caso: quello in cui se vale se è vero che.
Ora, nelle sue frasi quel se si potrebbe forse sviluppare meglio in un se il punto/fatto è che, ma non mi sembra che siamo tanto lontani dal se è vero che. Un altro elemento da prendere in considerazione è questo: in entrambe le frasi la protasi è fatta di due frasi coordinate (se vorresti venire ma ti senti e se avresti voluto [...] ma qualcuno te l'ha impedito). La presenza dell'indicativo in entrambe le coordinate ci suggerisce che quel condizionale è semplicemente la forma attenuata dell'indicativo (un condizionale "di cortesia" particolarmente adatto al verbo volere, come sa ogni persona a cui, in tenera età, sia stato inculcato che «l'erba "voglio" non cresce nemmeno nel giardino del re»); le apodosi all'indicativo (sbagli e ti prego) mi sembrano avvalorare quest'interpretazione.
Pertanto giudico le frasi corrette.
P.S. Si potrebbe aggirare il problema con una classica combinazione di congiuntivo nella protasi e condizionale nell'apodosi (se invece volessi venire ma ti sentissi in imbarazzo, sbaglieresti e se invece avressi voluto accettare ma qualcuno te l'avesse impedito, ti pregherei di dirmelo), ma queste frasi avrebbero un significato [leggermente, ma non troppo] diverso. Dicendo se volessi venire ma ti sentissi, metto in dubbio che tu voglia venire (e anche il relativo impedimento); se invece dico se vorresti venire ma ti senti, parto dall'idea che tu vorresti venire, e faccio un'ipotesi solo sull'impedimento. È un po' contorto e sottile, è vero, ma non irrilevante.
P.P.S. Poffare! Vedo che l'ineffabile Marco1971 m'ha preceduto mentre scrivevo il mio papiro. Vabbè, dopo la "fatica" che m'è costato, lo lascio lo stesso.
Ora, nelle sue frasi quel se si potrebbe forse sviluppare meglio in un se il punto/fatto è che, ma non mi sembra che siamo tanto lontani dal se è vero che. Un altro elemento da prendere in considerazione è questo: in entrambe le frasi la protasi è fatta di due frasi coordinate (se vorresti venire ma ti senti e se avresti voluto [...] ma qualcuno te l'ha impedito). La presenza dell'indicativo in entrambe le coordinate ci suggerisce che quel condizionale è semplicemente la forma attenuata dell'indicativo (un condizionale "di cortesia" particolarmente adatto al verbo volere, come sa ogni persona a cui, in tenera età, sia stato inculcato che «l'erba "voglio" non cresce nemmeno nel giardino del re»); le apodosi all'indicativo (sbagli e ti prego) mi sembrano avvalorare quest'interpretazione.
Pertanto giudico le frasi corrette.
P.S. Si potrebbe aggirare il problema con una classica combinazione di congiuntivo nella protasi e condizionale nell'apodosi (se invece volessi venire ma ti sentissi in imbarazzo, sbaglieresti e se invece avressi voluto accettare ma qualcuno te l'avesse impedito, ti pregherei di dirmelo), ma queste frasi avrebbero un significato [leggermente, ma non troppo] diverso. Dicendo se volessi venire ma ti sentissi, metto in dubbio che tu voglia venire (e anche il relativo impedimento); se invece dico se vorresti venire ma ti senti, parto dall'idea che tu vorresti venire, e faccio un'ipotesi solo sull'impedimento. È un po' contorto e sottile, è vero, ma non irrilevante.
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«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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