Presente storico

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Moderatore: Cruscanti

puer
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Iscritto in data: dom, 27 gen 2013 15:35

Re: Presente storico

Intervento di puer »

Marco1971 ha scritto: dom, 20 dic 2009 18:24 Se si usa il presente storico come tempo di base della narrazione, allora la contemporaneità si esprime con lo stesso presente, l’anteriorità col passato prossimo (in certi casi col trapassato prossimo) e la posteriorità col futuro. Ecco un esempio che traggo dall’articolo segnalato oggi da Fausto Raso nella sezione Generale:

L’Accademia della Crusca nasce nel 1582-83 con l’obiettivo chiaro e definito di occuparsi dei testi e della filologia della lingua italiana. Intorno agli anni novanta del ’500, si orienta verso un vocabolario che uscirà nel 1612, cui faranno seguito quattro edizioni, diventando un testo fondamentale per chiunque volesse scrivere in italiano.
Perché dice che l'anteriorità rispetto al presente storico può esprimersi in certi casi col trapassato prossimo? La frase: "Valerio Massimo narra [presente storico] che Alessandro aveva salvato [anteriorità espressa con trapassato prossimo] la città di Lampsaco" può considerarsi corretta? O le unica forme corrette per esprimere l'anteriorità rispetto a un presente storico sono: "Valerio Massimo narra che Alessandro salvò/ha salvato [passato remoto e passato prossimo] la città di Lampsaco"? Grazie anticipatamente.
Avatara utente
lorenzos
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Iscritto in data: lun, 30 mar 2015 15:59

Re: Presente storico

Intervento di lorenzos »

Mi pare che si stiano sovrapponendo i piani: quello di chi riferisce (che Valerio Massimo narra) e quello del riferimento (mi scuso, molto, del non saper utilizzare una terminologia più appropriata).
Vogliamo complicare ancor più le cose?
Luigi ha detto/dice/dirà poi che la professoressa spiegò/aveva spiegato/avrebbe spiegato che Valerio Massimo narra/ha narrato/narrò che...
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
DMW
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Iscritto in data: mar, 29 lug 2014 22:09

Re: Presente storico

Intervento di DMW »

Salve a tutti,

Riprendo questo filone perché vorrei che mi deste alcune delucidazioni sulle parti colorate di rosso e viola in questo stralcio (tre capoversi), preso da un libro di Diego De Silva:
__Mi passo una mano nei capelli, accompagnando la vampa di ritorno di un trauma vissuto in tempi lontani. Tipo ventisette/ventotto anni fa, a una festa, rimasi chiuso nel bagno di un compagno di scuola. In realtà non dovevo nemmeno andarci, in bagno, nel senso che non ne avevo bisogno, però ci andai lo stesso perché quando ti trovi in una festa dove c’è una che ti piace, ogni tanto devi sparire per un 15-20 minuti, cosí dopo un po’ quella comincia a chiedere in giro di te e poi viene anche a cercarti, se proprio non riesce a spiegarsi la tua improvvisa scomparsa.
__In genere, in questi casi si va sui balconi a fumare una sigaretta dopo l’altra rischiando la bronchite asmatica in attesa di lei che dovrebbe arrivare e puntualmente non arriva (mentre escono a ripetizione gli amici che hanno sgamato perfettamente il tuo piano e ti fanno domande tipo: «Che è, fa caldo?»; oppure, prendendola ancora piú alla lontana: «Vuoi che te la chiamo?»); ma il problema era che in casa di questo compagno di scuola di balconi non ce n’erano e cosí, non sapendo dove attuare la strategia della latitanza, me ne andai in bagno, e quando dopo un po’ feci per uscire la porta non si apriva. Le tentai tutte per sbloccare quella cazzo di chiave ma niente, pareva fissata nella serratura con l’acciaio liquido.
__Dopo una quindicina di minuti ch’ero lí recluso arrivò Stefano Cavallo. Gli dissi sottovoce che doveva aiutarmi a uscire, possibilmente con discrezione. Per tutta riposta quel Caino si mise a urlare: «Oh, correte, Malinconico è rimasto chiuso nel cesso!», e un minuto dopo la festa s’era spostata in blocco dal soggiorno alla porta della mia prigione, con i compagni di classe che dibattevano allegramente sul sistema da impiegare per scarcerarmi e io che facevo finta di divertirmi a intervenire nella discussione e ridere alle loro battute di merda di là della porta. Roba che ancora me la ricordo, la pietà sulla faccia della tipa che mi piaceva, quando finalmente sono riuscito a venire fuori di lí.

N.B.: __ è il rientro del capoverso
Come potete notare, è scritto in prima persona e presente narrativo/storico. È vero che, come insegnano gli esperti di questo forum, non si deve mai riscrivere testi già scritti da altri. Io però ho dei dubbi.
L'autore per esprimere anteriorità usa il passato remoto al posto del passato prossimo (piú consueto con il presente narrativo). Comunque, questo uso non è scorretto perché il passato remoto è deittico e si può usare tranquillamente. Il problema sono i passati remoti che vengono dopo ("ci andai", "me ne andai", "feci per uscire", "tentai"), perché il passato remoto non è anaforico. Quindi non dovrebbero esserci dei trapassati prossimi e un imperfetto (facevo per uscire)?
E perché usa il trapassato prossimo ("s’era spostata") quando ci andrebbe il passato remoto?

Visto che, essendo il passato prossimo sia deittico sia anaforico, e non essendoci pericolo di fare confusione, non sarebbe stato meglio se avesse usato sempre il passato prossimo?
DON FERRANTE
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Iscritto in data: sab, 05 set 2020 17:08

Re: Presente storico

Intervento di DON FERRANTE »

Mi sembra che tutto fili liscio. Il racconto della memoria è interamente riportato al perfetto semplice; l'unico presente è nell'incipit, da cui poi parte la folgore, non proprio proustiana, della memoria narrativa.
Il piuccheperfetto s'era spostata è corretto: a seconda di come si interpreti l'avverbiale un minuto dopo (semplice localizzatore temporale oppure ancoraggio/momento di riferimento) si può scegliere tra perfetto semplice e piuccheperfetto; il quale ultimo, del resto, non esclude l'abbinamento al semplice localizzatore temporale.
In questo caso la scelta dell'autore ricade sul secondo.
DMW
Interventi: 151
Iscritto in data: mar, 29 lug 2014 22:09

Re: Presente storico

Intervento di DMW »

Vediamo se ho ben compreso.

Quindi usa il perfetto semplice come narrazione al passato riferita sempre al presente iniziale. E per raccontare azioni antecendenti un'azione al passato usa sempre il perfetto semplice, come se il legame fosse solo con il presente narrativo/momento dell'enunciazione.

Riguardo al piuccheperfetto, se consideriamo la locuzione avverbiale un minuto dopo un ancoraggio/momento di riferimento, allora si riferisce al perfetto semplice precedente: la catena è arrivò->dissi->mise->si spostò. Se invece lo consideriamo un semplice localizzatore temporale l'avverbiale è slegato dalla catena narrativa al passato e si è in presenza di una semplice azione al passato - come prima il legame è solo con il presente narrativo/momento dell'enunciazione oppure con un ipotetico perfetto semplice successivo.

Giusto?

Qualche tempo fa mi è capitata una frase del genere: Entrò Antonio. Poco dopo era entrato pure suo fratello.
e ho avuto subito un dubbio. Poi leggendo il libro di Diego De Silva mi è tornato il dubbio.

P.S. fuori tema: ci faccio caso ora, ma non si dovrebbe scrivere di là dalla porta al posto di di là della porta o si è in presenza di un'ellissi (della preposizione articolata al)?
DON FERRANTE
Interventi: 345
Iscritto in data: sab, 05 set 2020 17:08

Re: Presente storico

Intervento di DON FERRANTE »

Mi perdoni, caro DMW, ma in questi giorni e ultimamente non trovo il tempo necessario per una disamina esaustiva.
Se nel frattempo qualche voce autorevole avesse la grazia di darle delucidazioni in merito...
Ultima modifica di DON FERRANTE in data mar, 22 nov 2022 1:39, modificato 1 volta in totale.
DMW
Interventi: 151
Iscritto in data: mar, 29 lug 2014 22:09

Re: Presente storico

Intervento di DMW »

DON FERRANTE ha scritto: mer, 16 nov 2022 17:04 Mi perdoni, caro DMW, ma in questi giorni e ultimamente non trovo il tempo necessario per una disamina esaustiva.
Amico DON FERRANTE, ci macherebbe altro, la ringrazio per le risposte e la cortesia.

Leggendo un po' di nozioni in rete e sui libri di cui dispongo, ho capito quello che segue.
  • La narrazione di base è al presente storico/narrativo, che l'autore usa per narrare fatti passati (deissi temporale).
  • Per quanto riguarda i perfetti semplici:
    Momento di enunciazione (ME): presente narrativo in prima persona (deissi temporale).
    Momento di avvenimento (MA): i brani ci informano che gli eventi si svolgono nel passato (perfetto semplice e imperfetto).
    Momento di riferimento (MR): coincide con il presente (ME). Quindi l'autore usa sempre il perfetto semplice come tempo di base per l'anteriorità (anche se in genere con il presente storico si usa il perfetto composto).
    Localizzatori temporali (LT): sono ventisette/ventotto anni fa e poi Dopo una quindicina di minuti che collocano gli eventi nell'asse temporale.
  • Per quanto riguarda la frase "...e un minuto dopo la festa s’era spostata in blocco dal soggiorno alla porta della mia prigione,...":
    Momento di enunciazione (ME): come sopra.
    Momento di avvenimento (MA): anche qui gli eventi si svolgono nel passato (piuccheperfetto e poi imperfetto).
    Momento di riferimento (MR): è un minuto dopo che fa da ancoraggio per il piuccheperfetto che esprime anteriorità rispetto al MR.
    Localizzatori temporali (LT): prima c'è ventisette/ventotto anni fa e poi Dopo una quindicina di minuti e un minuto dopo, che collocano la frase nell'asse temporale.
    Quindi un minuto dopo la festa s’era spostata vuol dire che un minuto dopo lo spostamento si era già concluso (aspetto perfettivo) e [fuori tema] l'autore vuol sottolineare anche una certa velocità nello spostamento (piú che altro è una sorta di iperbole; comunque l'aspetto retorico qui non mi interessa).
Ditemi se c'è qualcosa da correggere.

Grazie
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