«Mainstream»
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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«Mainstream»
La voce mainstream esiste già nella nostra lista. Aggiungo però un altro traducente che, di là dalle accidentali suggestioni leopardiane, mi sembra molto acconcio, massime per un certo velo di polemica: pensiero dominante.
Laddove, però, mainstream è applicato come aggettivo alla musica o allo spettacolo in genere, io suggerirei commerciale.
Laddove, però, mainstream è applicato come aggettivo alla musica o allo spettacolo in genere, io suggerirei commerciale.
Piuttosto che pensiero dominante, a me parrebbe piú acconcio cultura dominante oppure, in contrapposizione con subcultura, si potrebbe formare supercultura, no?
Riguardo al significato aggettivale nell'ambiti citati, soprattutto in quello musicale, sono d'accordo su commerciale, o forse anche di massa?
Riguardo al significato aggettivale nell'ambiti citati, soprattutto in quello musicale, sono d'accordo su commerciale, o forse anche di massa?
Non pigra quies.
- Ferdinand Bardamu
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Non ho abbastanza conoscenze in àmbito sociologico per esprimermi; d'acchito le direi che sí, è una formazione legittima, anche se pare che, per indicare la cultura dominante, si usi semplicemente cultura (cfr. «Subculture», Enciclopedia delle Scienze Sociali: «Il concetto di subcultura presuppone necessariamente quello, antecedente e più comprensivo, di cultura»).
- Ferdinand Bardamu
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A rigor di logica, le darei ragione. Dovremmo però vedere che cosa intendono esattamente i sociologi con cultura: se questa comprendesse anche le varie subculture, allora il prefisso super- sarebbe effettivamente pleonastico.
Il vantaggio di usare l'aggettivo dominante è la punta di vena polemica che vi si avverte: una determinata cultura è la principale perché è riuscita a dominare (sottinteso: con la forza) le altre. Concentrandoci sull'impiego comune, quotidiano, questo concetto torna utile quando vogliamo evidenziare il contrasto tra il pensiero comunemente accettato e quello alternativo.
Il vantaggio di usare l'aggettivo dominante è la punta di vena polemica che vi si avverte: una determinata cultura è la principale perché è riuscita a dominare (sottinteso: con la forza) le altre. Concentrandoci sull'impiego comune, quotidiano, questo concetto torna utile quando vogliamo evidenziare il contrasto tra il pensiero comunemente accettato e quello alternativo.
Re: «Mainstream»
Riguardo all'impiego aggettivale, vi sottopongo due possibili esempi:
1. scene reali e esplicite di tortura, di morte, di sesso nella cinematografia mainstream;
2. notizie e opinioni censurate dall’inquisizione del politicamente corretto e dalla propaganda mainstream.
A me all'impronta sovviene per entrambi ufficiale, senza tuttavia escludere, rispettivamente, di massa e mass(i)mediatica.
Pertanto, indietro al sostantivo, vedrei molto bene anche pensiero ufficiale (— di massa) accanto all'ottimo pensiero dominante.
1. scene reali e esplicite di tortura, di morte, di sesso nella cinematografia mainstream;
2. notizie e opinioni censurate dall’inquisizione del politicamente corretto e dalla propaganda mainstream.
A me all'impronta sovviene per entrambi ufficiale, senza tuttavia escludere, rispettivamente, di massa e mass(i)mediatica.
Pertanto, indietro al sostantivo, vedrei molto bene anche pensiero ufficiale (— di massa) accanto all'ottimo pensiero dominante.
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Re: «Mainstream»
Una cosa mainstream è una cosa commerciale, popolare, di massa, di largo consumo, di tendenza, di moda, in voga, una cosa comune, diffusa, prevalente, (pre)dominante, tradizionale, convenzionale, ufficiale, ortodossa...
Perché il mainstream è il filone principale, l'opinione corrente, il pensiero, la cultura dominante, com'è stato detto sopra, la tendenza dominante, il sistema dominante.
Si veda il dizionario bilingue di WordReference e quello di Fernando Picchi.
Perché il mainstream è il filone principale, l'opinione corrente, il pensiero, la cultura dominante, com'è stato detto sopra, la tendenza dominante, il sistema dominante.
Si veda il dizionario bilingue di WordReference e quello di Fernando Picchi.
Re: «Mainstream»
Proporrei laticultura, al fine di evidenziare l'accezione di larga diffusione. Temo che supercultura induca facilmente a paradossali fraintendimenti, ovvero che venga recepita con accezioni di superiorità qualitativa o etica.
Re: «Mainstream»
Interessante.filfil ha scritto: mar, 08 set 2020 11:49 Proporrei laticultura, al fine di evidenziare l'accezione di larga diffusione. Temo che supercultura induca facilmente a paradossali fraintendimenti, ovvero che venga recepita con accezioni di superiorità qualitativa o etica.

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Re: «Mainstream»
Nel ricco intervento di Daphnòkomos (spero di aver scritto giusto… ma non c'è l'obbligo di nomi fonotatticamente italiani?!..
) ritrovo un mio dubbio di fondo che periodicamente riemerge: ma non è solo frutto della pigrizia mentale del professionista della penna e del parlante comune questa mania di usare un unico termine-marchio per indicare tutta una sfilza di sinonimi italiani che proprio sinonimi non sono, ma che troverebbero giusta collocazione tutti, a seconda della sfumatura del discorso?
E altrettanto dicasi per la pretesa di un traducente unico, da parte di chi così giustifica il suo abuso dei forestierismi in voga.
Il cervello pensa in gran parte nella lingua in cui ha iniziato a pensare, quindi trova naturale raggruppare una serie di sinonimi attorno a un medesimo concetto, raggruppamento che può non coincidere in altre lingue, per motivi culturali o altro. Il concetto-padre, a sua volta, non è pensabile in sé, ma tende ad articolarsi nella serie di espressioni/sfumature che la lingua madre prevede; è una sorta di astrazione, che può calzare in alcuni casi, in molti essere troppo fredda, ma che talora può andare bene perché facilmente riconoscibile senza sofismi e senza troppe fatiche (il caso, quest'ultimo, della comunicazione di massa).
Non so se riesco a spiegarmi: un unico cassetto, comodo e facile - mainstream / pensiero dominante - per riunire una selva di possibili traducenti, tutti altrettanto validi, tutti che trovano buon impiego ciascuno nel suo specifico contesto. Ma in una lingua che non si riduca al tarzanitaliano, nessuno precisamente equivalente all'altro, ognuno con la sua sfumatura di significato.
La lotta non è secondo me contro il singolo forestierismo, opponendovi un traducente forzato, ma nel riappropriarci della complessità - e della bellezza - di una comunicazione verbale che vanta ormai millenni di evoluzione… (e qui siamo nella pura utopia… chiedo venia, ma almeno all'inizio di un nuovo anno lavorativo, lasciatemi sperare).

E altrettanto dicasi per la pretesa di un traducente unico, da parte di chi così giustifica il suo abuso dei forestierismi in voga.
Il cervello pensa in gran parte nella lingua in cui ha iniziato a pensare, quindi trova naturale raggruppare una serie di sinonimi attorno a un medesimo concetto, raggruppamento che può non coincidere in altre lingue, per motivi culturali o altro. Il concetto-padre, a sua volta, non è pensabile in sé, ma tende ad articolarsi nella serie di espressioni/sfumature che la lingua madre prevede; è una sorta di astrazione, che può calzare in alcuni casi, in molti essere troppo fredda, ma che talora può andare bene perché facilmente riconoscibile senza sofismi e senza troppe fatiche (il caso, quest'ultimo, della comunicazione di massa).
Non so se riesco a spiegarmi: un unico cassetto, comodo e facile - mainstream / pensiero dominante - per riunire una selva di possibili traducenti, tutti altrettanto validi, tutti che trovano buon impiego ciascuno nel suo specifico contesto. Ma in una lingua che non si riduca al tarzanitaliano, nessuno precisamente equivalente all'altro, ognuno con la sua sfumatura di significato.
La lotta non è secondo me contro il singolo forestierismo, opponendovi un traducente forzato, ma nel riappropriarci della complessità - e della bellezza - di una comunicazione verbale che vanta ormai millenni di evoluzione… (e qui siamo nella pura utopia… chiedo venia, ma almeno all'inizio di un nuovo anno lavorativo, lasciatemi sperare).
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Re: «Mainstream»
Giuro, non riesco a farmeli uscire di bocca questi anglicismi. Spesso nemmeno so cosa significhino tanta è la repulsione che ne ho.
Da quanto ne ho capito, sarebbe la "linea di pensiero dominante" in quanto ha fatto pure presa sul popolo?
Da quanto ne ho capito, sarebbe la "linea di pensiero dominante" in quanto ha fatto pure presa sul popolo?
Ultima modifica di DON FERRANTE in data mer, 16 set 2020 15:08, modificato 1 volta in totale.
Re: «Mainstream»
Riporto da qui:DON FERRANTE ha scritto: mer, 16 set 2020 13:12 Da quanto ne ho capito, sarebbe la "linea di pensiero dominante" in quanto ha fatto pure presa sul popolo?
Il mainstream è quella corrente dominante di convinzioni culturali, valori e comportamenti che si pone alla base delle altre correnti di opinione sino a comprenderle tutte. Tale corrente dominante non rappresenta semplicemente la somma delle altre: si tratta piuttosto di una corrente principale, relativamente stabile ma non statica, che rappresenta le dimensioni più ampie e comuni di significati e affermazioni condivisi.
Apporto il mio contributo proponendo omodossia, omodosso.
Proposta audace, lo so.

Una trovata piú «stilistica» rispetto a corrente principale potrebbe essere una risemantizzazione di correntone (il c. economico, il correntone scientifico...).
G.B.
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Re: «Mainstream»
Così sembra quasi un atto di forza involontario questa "dominanza". Con un prefissoide "archi-" o "arche-"? Archiflusso, archidèa, archidòmma, archicultura...
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